DIAMANTI GREZZI (UNCUT GEMS): recensione del film con Adam Sandler su Netflix

DIAMANTI GREZZI: la poetica realista dei fratelli Safdie e il sorprendente talento di Adam Sandler sono la scommessa vincente del cinema indipendente. E di Netflix.

La locandina italiana del film Uncut Gems

SCHEDA DEL FILM

TITOLO ORIGINALE: Uncut Gems
REGISTA: Josh e Benny Safdie
CAST: Adam Sandler, Kevin Garnett, Lakeith Stanfield, Julia Fox
DURATA: 135 minuti
DISTRIBUTORE: Netflix
DATA USCITA: 31 gennaio 2020


RECENSIONE

Claustrofobico, trascinante e ansiogeno. Sono questi i tre gli aggettivi che, a pochi giorni dall’uscita di Diamanti Grezzi (Uncut Gems), accompagnano ogni commento e recensione del nuovo film dei fratelli Josh e Benny Safdie, distribuito da Netflix.

Aggettivi che, pur avvicinandosi al caleidoscopico agglomerato di parole, immagini e suoni della pellicola, non descrivono a pieno un’opera stratificata che ha come dichiarato ispiratore John Cassavetes ed echi impalpabili dell’affilato inchiostro di Fëdor Dostoevskij, del comico cinismo de Le correzioni di Jonathan Franzen quanto l’osceno coronamento del realismo capitalista.

Adam Sandler in Diamanti Grezzi (Uncut Gems). Photo: courtesy of Netflix

Howard Ratner (Adam Sandler) è un cinquantenne ebreo proprietario di una piccola gioielleria nel Diamond District di Manhattan con una vita privata caotica e l’inguaribile febbre del gioco. 

Le sue giornate sono scandite dagli incontri con l’allibratore in giacca e cravatta; dal rammarico per le scommesse perse; e dall’evitare creditori arrabbiati, amanti infedeli e una moglie sull’orlo del divorzio. Nel perenne movimento per le vie di New York, parlando incessantemente a voce alta al telefono al solo scopo di trovare denaro che scivolerà via in poco tempo, si ritrova letteralmente tra le mani la grande occasione della sua vita.

Uno splendido e raro opale nero, dagli incredibili, cangianti colori, ancora imprigionato nella roccia madre, gli giunge di contrabbando da un giacimento etiope: venderlo all’asta potrebbe fruttargli una vera fortuna.

Il destino, però, sembra avere altri piani per lui. La star dell’NBA, Kevin Garnett (che impersona sé stesso) non appena sfiorata la pietra, si convince di aver trovato il suo portafortuna e la chiede in prestito per la semifinale contro i Sixers. Promette ad Howard di riportarla in tempo per la vendita ma, da quel momento, una sequela ininterrotta di intoppi e ostacoli complicherà il corso degli eventi fino al sorprendente finale.

Kevin Garnett in una scena del film. Photo: courtesy of Netflix

I fratelli Safdie, apprezzati registi e sceneggiatori del panorama indie americano, dopo aver conquistato nel 2017 con Good Time la vasta platea del 70esimo Festival di Cannes, riportano al centro della loro storia più ambiziosa un antieroe, un perdente che soccombe agli eventi avversi, che lui stesso crea, in una sorta di lucida autodistruzione.

Tutto sembra iniziare e finire dove passa Howard e, quando l’universo decide per lui, e altrimenti, è sempre pronto ad alzare la posta, un gesto che lo fa sentire vivo anche di fronte alla consapevolezza delle sue scellerate conseguenze.

Quel calarsi nella banalità degli inferi contemporanei, il cui vero re non è il denaro in sé ma il piacere perverso di poterlo inseguire, è accompagnato da uno stile innervato di studiata instabilità della macchina a mano, di inquadrature ravvicinate, di esterni claustrofobici e sovrapposizioni continue di voci, di volti.

Adam Sandler in una scena di Diamanti Grezzi. Photo: courtesy of Netflix

Sul piano narrativo, Uncut Gems sorprende con metaforici parallelismi che donano profondità e consistenza al percorso personale e umano di Howard.

Non è un caso che, a un giocatore incallito come lui, che vive solo per scommettere più che per desiderio di vincere, si affianchi la parabola del suo contraltare sportivo.

Garnett è l’esempio calzante di chi non è solo nato per trionfare. Lo sguardo intenso che deposita sulla pietra preziosa si carica di significato nel momento stesso in cui è il primo a credere nella sua fortuna. Howard, invece, è destinato perennemente a rincorrerla e a lasciarla andare.

E ancora, il sanguinoso riaffioramento dell’opale dal centro della terra, che trova maieuticamente la propria destinazione là dove sapranno coltivare la sua luce, si intreccia con la superficie intaccata del protagonista, nella stonata e titanica voglia di rivalsa, a tratti comica, a tratti fanciullesca.

Julia Fox e Adam Sandler in una scena del film. Photo: courtesy of Netflix

Non rimane altro che farsi avvolgere da questa indomabile e disperata vitalità che fa fisicamente soffrire lo spettatore. Che disorienta e soffoca come il passare incauto tra la folla, in senso contrario.

Quel sentire epidermico e vivo è tutto merito di Adam Sandler. Considerato un caratterista di commediole per famiglie, ignorato anche in più impegnative parti in Ubriaco d’amore (2002) di Paul Thomas Anderson e in The Meyerowitz Stories (2017) di Noah Baumbach, in DIAMANTI GREZZI Sandler ha sorpreso tutti con una prova d’attore di rara bravura e intensità.

Nonostante l’Academy non l’abbia incluso nella cinquina dorata dei candidati all’Oscar come miglior attore protagonista, l’umanità dolente e lo sguardo indomito e sconfitto che ha regalato al “suo” Howard Ratner, valgono molto di più di una statuina.

Per noi, Howard Ratner ha già vinto.

Silvia Levanti


TRAILER UFFICIALE

 

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