Recensione, poter e trailer ufficiale del film ALICE E IL SINDACO, al cinema dal 6 febbraio 2020.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Nicolas Pariser
CAST: Fabrice Luchini, Anaïs Demoustier, Nora Hamzawi
DURATA: 105 min.
DATA DI USCITA: 6 febbraio 2020
DISTRIBUZIONE: Bim Distribuzione e Movies Inspired
RECENSIONE
Il sindaco di Lione, Paul Théraneau, non è per niente in forma ed è a corto di idee. Dopo trent’anni di attività politica, si sente completamente svuotato. Per rimediare a questa situazione, gli viene affiancata una giovane e brillante filosofa, Alice Heimann. Comincia così un dialogo che, mentre avvicina Alice e il sindaco, fa vacillare le certezze di entrambi.
Alice e il sindaco ha un po’ di Eric Rohmer, un po’ di Robert Musil e un po’ di Sacha Guitry. Il regista Nicolas Pariser ha dichiarato che per creare questo film ha messo insieme tre idee perché gli sembrava sempre mancasse qualcosa. Ma anche con tre pitch diversi, questo suo secondo lungometraggio (il primo era stato il thriller Le Grand Jeu) rimane comunque poco convincente.
Costruito come dei “dialoghi filosofici”, l’azione avviene solo attraverso scambi di battute, ma il film resta in superficie sotto qualsiasi punto di vista, e la visione finisce per annoiare.
Non sembra esserci un vero interesse verso i personaggi, che a tratti sono addirittura respingenti. Persino la protagonista, se all’inizio è così sperduta e per qualche istante tifiamo per lei, dopo pochi minuti risulta così piatta da perdere completamente la nostra empatia. Anche quando tocca punti di dolore in cui potremmo rispecchiarci, non c’è abbastanza sostanza per farci emozionare.
L’Alice di Pariser non vive certo nel “paese delle meraviglie”: viene tratteggiata bene l’assurdità del mondo del lavoro, dove spesso si viene assunti e non si comprende neanche il proprio ruolo. Ti chiedono di sederti di fronte a un computer e avere delle idee. Tu pensi alle idee che possono cambiare il mondo, ma loro intendono le idee che ottengono più like e condivisioni. È tutta una posa, paroloni senza concetti e concetti senza profondità.
Manca la sostanza, dunque, ma purtroppo manca anche al film, che trattando di politica è evidente fosse proprio uno degli obiettivi del regista, quello di creare un’opera che rispecchiasse la frivolezza, le contraddizioni e il vuoto di quel mondo. Ma la superficialità e lo snobismo che si volevano denunciare finiscono per prendere il sopravvento su tutto il resto.
Fabrice Luchini restituisce egregiamente confusione, spossatezza, malinconia di un uomo che non riesce più a “pensare”.
Come se fosse stato inghiottito da un tunnel di convenzioni e frasi fatte. Delicata e originale l’idea di mettere in scena un “re” stanco, disincantato, stufo e depresso in cerca di nuovi stimoli, ma se un’idea non viene supportata da una scrittura solida si perde dopo poco.
Oltre che di precarietà lavorativa e soprattutto emotiva, nel film si parla anche di ambientalismo, ma anche qui gli spunti solo talmente abbozzati da risultare grotteschi.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE ITALIANO
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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