Recensione, poster e trailer di Vitalina Varela, il capolavoro di Pedro Costa ora in proiezione all’International Film Festival di Rotterdam.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO ORIGINALE: Vitalina Varela
REGIA: Pedro Costa
CAST: Vitalina Varela, Ventura, Manuel Travares Almeida
DURATA: 124 min.
DISTRIBUTORE: –
DATA DI USCITA: –
RECENSIONE
Vitalina Varela è una donna di Capo Verde appena rientrata in Portogallo, Lisbona. Ha aspettato 40 anni questo momento ma quando arriva è troppo tardi: suo marito è già stato seppellito da 3 giorni. Le viene detto di andarsene ma lei rimane, rievocando i fantasmi di un doloroso passato e imparando a dire loro addio tra le mura di una periferia distrutta.
Ci sono film che nascono moltissimi anni prima di venire veramente alla luce e questo è il caso di Vitalina Varela di Pedro Costa. La sua storia era infatti già in nuce nell’omonimo personaggio secondario di Horse Money (2014), ma possiamo dire che risalga addirittura a una quindicina d’anni prima. Quando con le riprese di Ossos (1997) iniziava quella che sarebbe diventata la vera ricerca ossessiva, viscerale e determinante della carriera del regista: la vita nel quartiere Fontanhas di Lisbona, soprattutto la vita degli immigrati capo-verdiani.
Quella che ci viene raccontata da Pedro Costa è così una storia che è si è distesa lungamente negli anni e di tempo, tanto tempo, ha bisogno per essere propriamente raccontata. Da qui la durata di oltre due ore di film, ritmato da sospiri, soliloqui, silenzi. Sembra quasi che, proprio come la protagonista o Costa stesso nelle masterclass, anche il loro film segua un doloroso, profondissimo senso del respiro, che non lascia agli spettatori altra scelta che quella d’adeguarvisi completamente o di rinunciare fin da subito alla sala.
Eppure, per chi ha la fortuna d’accettare un simile – ricchissimo e al tempo stesso essenziale – patto narrativo, la ricompensa è quella di ritrovarsi di fronte agli occhi un vertiginoso capolavoro. Qualcosa a cui forse non siamo neanche ancora pronti, ma che è destinato a consacrare Pedro Costa nell’olimpo dei più grandi autori portoghesi. E questo non solo per il suo sguardo tremendamente autoriale, quasi caravaggesco grazie alla fotografia di Leonardo Simões; ma anche per la messa in scena fortemente rigorosa, simile solo a quella di certi registi d’altri tempi.
Non a caso durante la masterclass di quest’anno all’IFFR il primo immediato collegamento è stato col cinema di Bresson. Ma anche col lirismo di Rilke, la passionalità di Céline, per cui creare arte significa “lasciare il proprio fegato sul tavolo“, e molti altri. Anche il segreto del suo cinema, se così si può dire, risiede così nel mantenere intatto qualcosa d’intimamente potente ma inaccessibile. Che sfida in qualche modo i limiti temporali imposti dai sales agents, le convenzioni commerciali dei pitching e persino degli stessi festival. Sebbene abbia già trionfato a Locarno, sia ora in programmazione presso gli altri festival mondiali (Sundance, IFFR e altri) e speriamo trovi presto distribuzione anche in Italia!
Alessandra del Forno
TRAILER UFFICIALE
ndr molti più articoli dall’IFFR 2020 nel nostro diario!
Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.
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