TIGER COMPETITION 2020: la parola a 5 registi

5 giovani registi della TIGER COMPETITION 2020 ci raccontano i loro film in occasione della fine della prima settimana di festival. 

Tiger Competition 2020: la parola a 5 registi! Photo © Alessandra del Forno

L’International Film Festival di Rotterdam prosegue in direzione della sua seconda e ultima settimana di programmazione. Tantissimi sono i film già proiettati sui grandi schermi dei quasi venti cinema aderenti all’evento e questo weekend è il momento di fare il punto su almeno 5 di loro. La sezione è quella della Tiger Competition 2020 e in gara ci sono un totale dieci fim provenienti da quasi ogni parte del mondo -ma soprattutto Sud America- e un Tiger Award da assegnare al migliore di loro. Vediamo cosa hanno da dirci cinque dei giovani talenti in gara!

Press Conference con 5 registi della Tiger Competition 2020. Photo © Alessandra del Forno

1. Vincent Boy Kars, Drama Girl 

La perfetta surrealistica sintesi di fiction e documentario. Soggetto è l’indagine di quei sogni, possibilità, rimpianti che la generazione millenial vive attraverso le parole di Leyla. Se la nostra vita è una storia, allora possiamo riscriverla? Leyla rivive alcune delle situazioni più determinanti della propria vita come in un sogno lucido, riflettendo sul ruolo del tempo e dell’identità nella vita di una giovane ragazza ventenne. Il regista Vincent Boy Kars è un ex allievo della AKV St. Joost Academy olandese e già dal suo esordio (Indipendent Boy, 2017) si è affermato come documentarista innovativo, attento ai temi della self-image e della sessualità.

2. Jorge Thielen Armand, La Fortaleza

Scegliendo di dirigere il proprio padre nel bel mezzo della giungla venezuelana, Jorge Thielen Armand ha scelto forse la strada più difficile per produrre il proprio secondo film, La Fortaleza. La storia, definita dallo stesso regista qualcosa a metà fra un auto-fiction e un documentary dream, è liberamente ispirata al passato di suo padre, Roque. Come un Heart of Darkness venezuelano, il film ripercorre gli orrori e i momenti più oscuri della sua vita nella foresta, tra corruzione, alcolismo e un tacito amore per una donna del villaggio. Il regista Jorge Thielen Armand aveva già debuttato col suo primo feature film (La Soledad, 2016) al Festival di Venezia ed è ora tra i favoriti dell’IFFR 2020.

3. Maria Clara Escobar, Desterro

Tra i primissimi film selezionati per la Tiger Competition 2020, Desterro è, così come l’ha definito lo stesso direttore Bero Beyer, «un intimo e potente lavoro sulla femminilità». Il titolo è un intraducibile rimando a un senso di esilio e non appartenza a nessun luogo, ma anche a nessuna persona. La storia è quella di Laura, compagna di Israël e madre di Lucas, che tenta un drammatico ritorno a casa in Argentina. Film d’esordio di una sceneggiatrice e poetessa brasiliana, Desterro è un lirico e lacerante viaggio all’interno del senso di apatia, immobilismo e indolenza delle relazioni.

4. Luis López Carrasco, El año del descubrimiento 

Con una durata di quasi tre ore e mezza, quello di Luis López Carrasco è sicuramente tra i film più lunghi mai proiettati a Rotterdam. Il titolo è in riferimento all’anno 1992, quando in Spagna il parlamento di Cartagena è stato raso al suolo da proteste contro la chiusura di esercizi locali. L’idea del regista è restituire questo pezzo di storia dimenticata (persino dai suoi stessi genitori!) come un ritratto collettivo cui partecipano più generazioni. Tutte riunite in una caffetteria, queste discutono sulle manifestazioni, gli scioperi le questioni politiche dell’immediato passato secondo uno schema già collaudato nel film di debutto El Futuro (2013). Avvolto da un certo senso di claustrofobia e basato sull’utilizzo dello split screenEl año del descubrimiento è tra le opere più particolari in concorso.

5. Janis Rafa, Kala Azar 

Tratto dal nome di un’infezione canina del Sud Europa, Kala Azar è forse l’esordio più enigmatico, capace di combinare più livelli di esistenza in un ignoto luogo periferico. Il racconto, come dice la stessa autrice Janis Rafa, è un inno al non-antropocentrismo e al legame quasi mistico che si crea fra uomo e animale. Arrivata dal mondo della videoarte, la regista spazia dai momenti di più crudo realismo a momenti di più forte astrazione, come il “requiem for a chicken” del finale. Protagonisti  della storia non sono le cremazioni che offrono i due giovani andando porta a porta, bensì i cani e i paesaggi che la coppia attraversa durante il suo viaggio.

Alessandra del Forno

ndr molti più articoli dall’IFFR 2020 nel nostro diario!

 

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