Recensione del documentario Tell Me Who I am. Da vittime a fieri guerrieri, la storia di Alex e Marcus Lewis su Netflix dal 18 ottobre 2019.
Alex Lewis una mattina si sveglia, è in ospedale, si è appena svegliato da un coma lungo 3 mesi. Non ricorda più nulla se non che Marcus, il ragazzo difronte a lui, è il suo gemello. Nessun’altro, neppure la madre, gli è familiare. È un giovane adulto e deve ripartire da capo. Deve riscoprire le abitudini di casa (e alcune son davvero bizzarre); deve ricostruire il puzzle dell’infanzia, delle vacanze, dell’adolescenza. Grazie a Marcus, tutto appare semplice e normale. Le domande incalzano senza sosta, prima di rivedere la fidanzatina, i compagni di scorribande e… il giorno che i genitori muoiono.
Quando la casa di famiglia deve essere svuotata Alex inizia ad avere dei dubbi: cosa è successo tra quelle mura anni prima? Perché prova una sensazione di disagio? È qui che arriva il primo fulmine a ciel sereno di Tell me Who I am – il nuovo film di Ed Perkins. Marcus risponde con un lapidario “si” ai peggiori dei quesiti che un fratello possa mai porre:
“siamo stati abusati da piccoli?”
Tell me who I am è una delle novità autunnali di Netflix. È uscito il 18 ottobre 2019 e nell’arco di pochi giorni è entrato tra i trend della piattaforma streaming. Il motivo?
È un angosciante thriller e sapere sia un documentario non allevia la tensione. Anzi, al posto d’acquietarsi aumenta esponenzialmente proprio perché è tutto vero. I due, solo oggi, a 56 anni, sono alla resa dei conti con sé stessi e con l’altro. Lo fanno difronte ad una telecamera, insieme a noi. E le rivelazioni sono poche, veloci e raggelanti.
Il regista è cresciuto sui set di piccoli gioielli come Searching for Sugarman e The Imposter. Suoi erano i documentari sul “dietro le quinte” di quei lavori, e da essi pare aver appreso gli strumenti per narrare una storia vera con precisione documentaristica ma con un intreccio narrativo degno del migliore Hitchcock.
Oltre ad esplorare la surreale situazione che un adulto deve affrontare quando la memoria gli si resetta in seguito ad un evento traumatico, l’autore indaga con estrema delicatezza e rispetto il legame unico che solo i gemelli identici sviluppano, una fiducia cieca e viscerale difficile da comprendere se non si è come loro.
Quella fiducia che ha portato Alex a riconoscere esclusivamente il fratello e a credere ad ogni storia che gli raccontava. E che, per contro, ha indotto Marcus a non buttare un fardello insostenibile sulle spalle di Alex, già alle prese con un vuoto lungo 18 anni, regalandogli così una nuova infanzia.
Non è finita qui.
Inevitabilmente arriva il momento della verità, quello in cui si cercano certezze seppur nella consapevolezza che esse saranno sgradevoli. A quel punto la vergogna, i sensi di colpa e la necessità di perdono si fanno largo in un film che – saggiamente – non esita sul dramma ma prosegue diritto verso l’amarissimo epilogo. Un finale talmente duro da accompagnarti per giorni. Troppa è l’angustia nei confronti di chi ha violato l’altrui infanzia. Ma c’è di più: Marcus e Alex si presentano a noi con tutte le loro fragilità, eppure ci paiono forti. Sono due gran belle persone, sono la voce che vuole dare speranza a coloro, là fuori, a cui è stata negata l’età dell’innocenza.
Tell me who I am riesce a mandare un potente messaggio senza far leva su dettagli scabrosi per guadagnare audience. Mantiene intatti i suoi protagonisti, non viene meno a suoi principi e così facendo amplifica la sua forza. Da non perdere.
Vissia Menza
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Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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