Arte e Arti è la squisita esposizione dedicata all’incontro tra arte e fotografia. Al museo di Rancate, sino al 2 febbraio 2020.

Arte e Arti: Luigi Rossi, Primi Raggi (1900-1905 circa) - Capriasca, Casa Museo Luigi Rossi

L’immagine del poster della mostra Arte e Arti: Luigi Rossi, Primi Raggi (1900-1905 circa) – Capriasca, Casa Museo Luigi Rossi

S’è alzato da poche settimane il sipario sull’esposizione autunnale della Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst. Si intitola ARTE E ARTI Pittura, incisione e fotografia nell’Ottocento e si presenta come mostra-studio tesa ad esplorare i modi in cui l’arte e gli artisti del XIX° secolo si siano rapportati all’avvento della fotografia. Un viaggio tripartito, a seconda della stanza in cui ci si trova, che sa sorprendere.  

È, infatti, deliziosa la scelta di condividere col visitatore un momento su cui raramente ci si sofferma, quando la riproduzione della realtà fu sottratta al pittore e affidata al fotografo. E deliziosi sono gli aneddoti raccontati e le opere scelte, alcune delle quali non si vedevano da un secolo.

Arte e Arti: Honoré Daumier, Nadar élevant la Photographie à la hauteur de l’Art in “Le Boulevard” (1862)

Honoré Daumier, Nadar élevant la Photographie à la hauteur de l’Art in “Le Boulevard” (1862)

Facciamo un passo indietro: cosa accadde nel 1839?

Il 1839 fu l’anno della prima riproduzione fedele della realtà, nacque la fotografia. E la macchina fotografica immediatamente conquistò gli onori della cronaca: generò entusiasmo e al contempo scompiglio nel mondo dell’arte. L’artista, non era più colui che riproduceva – e idealizzava – la realtà, che ne sarebbe stato di lui?

Di fatto il dilemma durò poco. In molti si resero conto dell’utilità della fotografia per studiare la luce, per fissare un istante o una posa e poterli dipingere in un secondo momento. Semplicemente, la professione subì un’evoluzione e sovente provocò una svolta. Con casi di abbandono dei pennelli a favore della macchina fotografica – vedasi Federico Faruffini che chiuse il suo studio di pittura, lo mise addirittura all’asta, per aprirne uno di fotografia (in via Margutta a Roma) al solo scopo di vendere le sue opere. E casi, per esempio quello di Filippo Carcano, in cui l’artista veniva osteggiato dalla critica per aver usato un linguaggio meccanico in un’arte.

Pompeo Mariani, Mia madre in giardino (1892) e Federico Faruffini, Toeletta antica (1865) – Photo: MaSeDomani

Sullo sfondo Pompeo Mariani, Mia madre in giardino (1892) e sulla destra Federico Faruffini, Toeletta antica (1865) – Photo: MaSeDomani

La cosa bella è che la fotografia si diffuse con una tale rapidità da non essere più considerata una novità già dal 1860. Al punto che sia la pittura sia la letteratura (anche Flaubert si aiutò con degli scatti per alcune immagini di Madame Bovary) svilupparono un debito nei suoi confronti. E l’apoteosi si ebbe quando iniziò ad evolversi, passando essa stessa da strumento a forma d’arte.

LA MOSTRA  

Ma torniamo al percorso allestito in Pinacoteca. Si parte con I FRANCESI, si procede con i preziosi CLICHÉ-VERRE e si conclude con I PITTORI TICINESI ED ITALIANI. Tre sono i focus principali: la famiglia Vela, Filippo Franzoni e Luigi Rossi. E non si dimentica neppure una sezione sulle tecniche e gli strumenti di supporto alla riproduzione delle immagini.

L’ingresso della mostra Arte e arti – Photo: MaSeDomani

L’ingresso della mostra Arte e arti – Photo: MaSeDomani

Da Arras a Barbizon

La prima sala è dedicata al luogo dove tutto ebbe inizio: la Francia, epicentro della discussione del rapporto tra arte e fotografia. E leit motiv non poteva che essere la luce. Perché questi sono gli anni in cui si sviluppa la pittura en plein air e a Fontainebleu si ritrovano molte giovani promesse per osservare la natura e trasporla in modo suggestivo su tela. Quasi ogni dipinto presenta boschi, rami e paesaggi in cui irrompe tra le fronde la luce, appunto.

Si possono ammirare, tra gli altri, i lavori di Charles-François Daubigny, grande precursore dell’impressionismo, di Théodore Rousseau, tra i nomi di spicco della scuola di Barbizon, e di Antonio Fontanesi, oltre a Jean-Baptiste Camille Corot. Tutti accomunati dai cliché-verre (esposti sulla balconata del primo piano), “immagini su vetro” che rappresentano il punto di incontro tra tecnica e arte.

Antonio Fontanesi, cliché-verre, Paysan qui se désaltère à un cours d’eau (1863-64) – Photo: MaSeDomani

Antonio Fontanesi, cliché-verre, Paysan qui se désaltère à un cours d’eau (1863-64) – Photo: MaSeDomani

I cliché-verre

Sono un intrigante ibrido tra disegno, incisione e riproduzione fotografica, di qualità straordinaria, nato ad Arras nel 1852, la cui ripresa più importante si avrà negli anni ‘20 del Novecento con Man Ray. Oggi sono rarissimi. Averne quindi una ventina a Rancate (dieci del solo Corot!) è evento eccezionale, giacché essi erano destinati non alla vendita bensì ad una circolazione “interna” fra gli artisti.

I pittori italiani e ticinesi

Una volta giunti al piano attico del museo, sono i quadri e gli scatti degli autori della nostra terra a condurre il visitatore attraverso la seconda parte dell’Ottocento, quando l’uso della fotografia era oramai prassi abituale per il pittore. Divenuta una sorta di complemento delle bozze preparatorie, grazie anche alla diffusione di apparecchi più maneggevoli che permettevano scatti in sequenza.

Daniele Ranzoni, Maude Branscombe e Marie Chester (1888-1889) – Photo: MaSeDomani

Daniele Ranzoni, Maude Branscombe e Marie Chester (1888-1889) – Photo: MaSeDomani

Qui si trovano alcuni lavori dei sopracitati Faruffini e Carcano, di Domenico Induno, che faceva dialogare i personaggi delle sue tele con quelli delle sue foto. Ma pure di Pellizza da Volpedo (Il ponte, 1889) e Segantini (Pastora Addormentata, 1888-1889). Dello scapigliato Daniele Ranzoni (il commuovente ritratto di due attrici inglesi, tali Maude Branscombe e Marie Chester, dipinto durante la fase decadente della sua malattia) e di due figure importanti per il territorio: Luigi Rossi e Filippo Franzoni.

Si possono altresì ammirare, il ritratto di Giovanna Béha Castagnola (una delle protagoniste della mostra Divina Creatura) di Antonio Barzaghi-Cattaneo, celato al pubblico dal 1961; e tre opere (inclusi i relativi scatti) di Achille Tominetti, fotografo a tutto tondo, non amatoriale, che sin dalla metà degli anni ‘80 sviluppava e stampava le proprie foto. Anche in questo caso un quadro, Casolari Sotto La Neve (1900 circa), non veniva esposto dal 1920.

Achille Tominetti, Casolari sotto la neve (1900 ca) – Photo: MaSeDomani

Achille Tominetti, Casolari sotto la neve (1900 ca) – Photo: MaSeDomani

Mentre la saletta dedicata ai Vela – Vincenzo, Lorenzo e Spartaco – si trova in prossimità della scala che porta all’ingresso. Un primo omaggio, in vista delle celebrazioni dei 200 anni (nel 2020) della nascita di Vincenzo, ad una famiglia di artisti che ha ampiamente fatto uso della fotografia.

IN CONCLUSIONE

Arte e Arti offre l’opportunità di ripercorrere le tappe fondamentali dell’affermazione della fotografia. Una grande rivoluzione nel modo di vedere, di diffondere la conoscenza e, perché no, di promuovere sé stessi, che diede inizio alle contaminazioni tra tecnica e arte.

I confronti sono stimolanti, le rarità tante, i punti di contatto con cinema, fumetto e altro ancora, non mancano. In poche parole, è una piccola grande mostra da non lasciarsi sfuggire.

Vissia Menza

Arte e Arti, scorcio dell'allestimento all'ultimo piano - Photo: MaSeDomani

Arte e Arti, scorcio dell’allestimento all’ultimo piano – Photo: MaSeDomani


INFORMAZIONI UTILI
ARTE E ARTI
Pittura, incisione e fotografia nell’Ottocento
28 ottobre 2018 – 17 febbraio 2019

Sede: Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio) – Cantone Ticino, Svizzera
Orari: da martedì a venerdì 9-12 e 14-18 | Sabato, domenica e festivi 10-12 e 14-18
Biglietti: intero CHF/€ 10.- | Ridotto (pensionati, studenti, gruppi) CHF/€ 8.-
Aperture/ chiusure speciali, info visite guidate e mappe sul sito: www.ti.ch/zuest

Mostra a cura di Matteo Bianchi in collaborazione con Mariangela Agliati Ruggia ed Elisabetta Chiodini. Coordinamento scientifico e organizzativo: Alessandra Brambilla.

si ringrazia il museo per l’opportunità