Recensione di Fractured, il film di Brad Anderson disponibile in streaming dall’11 ottobre 2019.
Nuovo mese, nuovo film su Netflix. E, viste le recenti sorprese, perché non esplorare il thriller con Sam Worthington nei panni del buon padre di famiglia che nel giorno del Ringraziamento sprofonda nell’incubo?
Approdato pochi giorni fa sulla nota piattaforma streaming, Fractured vede Ray (Sam Worthington), perdere le tracce di moglie (Lily Rabe) e figlia Peri (Lucy Capri) nei meandri di un pronto soccorso dopo che la piccola si fa male alla stazione di servizio. Quella che doveva essere una separazione per il tempo di una TAC si trasforma in una corsa contro il tempo alla ricerca della verità. Dove sono finite le due? Perché il personale ospedaliero si ostina a dire di non averle mai viste e chiunque nell’edificio tiene un comportamento ambiguo?
Il lungometraggio diretto da Brad Anderson, regista de L’uomo senza sonno con un impressionante Christian Bale, a questo giro confeziona una pellicola ambientata in uno dei luoghi preferiti dai cultori delle storie cupe. Se poi il nostro ospedale è situato nel mezzo del Minnesota innevato, l’atmosfera sinistra è assicurata. Anche perché la fotografia ai limiti del cadaverico è uno dei punti di forza (uno dei pochi) di Fractured.
Come accennato qualche settimana fa, ahinoi i film di Netflix sono rischiosi: è facile passare dal capolavoro (Roma) al disastro. Dietro la macchina da presa, però, questa volta c’era una persona che ha affrontato l’horror, il noir, il thriller paranoico uscendone senza contusioni. Aveva un buon curriculum pure lo sceneggiatore Alan McElroy, quello di Wrong Turn per intenderci. Era quindi giusto dargli una chance.
Sebbene la prospettiva scelta sia quella del protagonista (in alcune sequenze la sua vista annebbiata diventa la nostra) e l’attore australiano riesca a tratti ad esserci simpatico – Fractured è tutto sulle sue spalle – a conti fatti l’esperimento non appaga. Scene stereotipate che includono la solita frecciata al sistema sanitario a stelle e strisce (qui fine a sé stessa); troppi litigi; penuria di sangue; un twist che non salva l’ovvio finale; e soprattutto, dopo un inizio intrigante, per ingannare lo sbadiglio si fa a gara a trovare i riferimenti cinematografici di cui si sente il profumo, da La signora scompare a Flightplan sino a Shutter Island.
Mettiamola così: è l’opera giusta se siete comatosi sul divano durante uno stato influenzale. La curiosità di scoprire se avete davvero azzeccato cosa stia capitando allo sfortunato Ray saprà tenervi desti sino all’ultimo fotogramma.
Vissia Menza
TRAILER UFFICIALE
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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