Recensione di Corpus Christi, il film di Jan Komasa in anteprima alle Giornate degli Autori di Venezia 2019.

Il protagonista del film Corpus Christi

Il protagonista del film Corpus Christi – Photo: Giornate degli Autori

SCHEDA DEL FILM

TITOLO ORIGINALE: Corpus Christi
REGIA: Jan Komasa
CAST: Bartosz Bielenia, Aleksandra Konieczna, Eliza Rycembel
DURATA: 115 min.


RECENSIONE

Daniel (Bartosz Bielenia), vent’anni, sta scontando la sua pena in un centro di recupero giovanile. Il crimine commesso tempo prima gli impedisce di seguire la sua vocazione, quella di diventare un prete.
L’incontro con una piccola comunità in cerca di un nuovo sacerdote e una veste “galeotta” trascineranno Daniel in una nuova vita, figlia di un equivoco che diventerà allo stesso tempo assoluzione e calvario.

(Continua sotto la foto)

Una scena del film Corpus Christi - Photo: Giornate degli Autori

Una scena del film Corpus Christi – Photo: Giornate degli Autori

Direttamente dalle Giornate degli Autori di Venezia 76 ecco Corpus Christi, uno di quei tesoretti da festival che non sapevi di trovare, un dramma sulla fede in senso lato, sull’errore e sulla redenzione che colpisce alla bocca dello stomaco.

Viene dalla Polonia e dal regista classe 1981 Jan Komasa (Suicide Room, in concorso a Berlino nel 2011), che con coraggio presenta la storia di un ragazzo “ingannevole” che diventa uomo di chiesa autodidatta, in fragile equilibrio tra passato delinquenziale e devozione cristallina.

Insomma, un percorso di fede originale, introiettato e trasmesso, che contagia una piccola parrocchia nelle campagne polacche. Sarà l’approccio non convenzionale di Daniel (che, proprio per questo, è scevro da pregiudizi o rigidità) a risollevare e poi appianare questioni irrisolte nel recente passato del villaggio.

(Continua sotto la foto)

Una scena del film Corpus Christi - Photo: Giornate degli Autori

Una scena del film Corpus Christi – Photo: Giornate degli Autori

Ma se da un lato Corpus Christi ha uno sguardo speranzoso sul rinverdirsi della fede e sulle seconde opportunità, dall’altro le ombre e le rese dei conti stanno appollaiate sul ramo, pronte a ghermire ancora chi ha sbagliato e chi si è inimicato le persone e i mondi sbagliati.

Il crescendo del film è luttuoso, l’incedere emotivo fragoroso: merito di una sceneggiatura che non fa una grinza (con tanto di chiusura difficile da dimenticare) e anche di un protagonista superlativo.
Voto: 8/10

Luca Zanovello