Recensione e trailer ufficiale de Il Signor Diavolo, il film di Pupi Avati al cinema dal 22 agosto 2019.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Pupi Avati
CAST: Gabriele Lo Giudice, Filippo Franchini, Lino Capolicchio, Gianni Cavina
DURATA: 86’
DISTRIBUTORE: 01 Distribution
DATA DI USCITA: 22 agosto
RECENSIONE
Autunno 1952. In un paesino del nord est è in corso l’istruttoria di un processo sull’omicidio di un adolescente, considerato dalla fantasia popolare il demonio. Furio Momentè, ispettore del Ministero, parte per Venezia per capirne qualcosa in più: la sua sarà una vera e propria discesa agli Inferi…
Pupi Avati torna alle origini dopo oltre 30 anni di assenza dal genere horror, fatta eccezione per L’arcano incantatore (1996) e l’importante parentesi deIl nascondiglio (2007), trasferta statunitense con Laura Morante, opera intrisa di mistero, suspense e situazioni orrorifiche.
Consacrato al genere nel 1976 con La casa dalle finestre che ridono, vero e proprio cult dell’horror italiano alla stregua dei capolavori di Dario Argento, con questo nuovo “gotico padano”, Pupi saluta le commedie agrodolci e torna a indagare il male.
Il male come forza misteriosa che intacca e corrompe qualsiasi cosa, anche la più pura, come l’amicizia fra due bambini. E lo fa attraverso un ritratto di provincia, una storia nera, un film impregnato di religione e superstizione. Si può sentire, attraverso le immagini, l’odore dell’incenso, il senso di colpa, il sospetto, lo squallore macabro. Tutto è denso, pieno di sfumature, misterioso, soprannaturale. Il rigore formale regge per quasi tutto il film, e sorprende la fotografia, volutamente cadaverica, che identifica quel grigiore provinciale, le nefandezze e il senso funereo che aleggia su tutti i personaggi, nessuno escluso.
Non tornano solo luoghi e atmosfere degli esordi, ma anche attori, come Lino Capolicchio e Gianni Cavina. Non mancano volti nuovi, come Gabriele Lo Giudice, che impersonifica alla perfezione la confusione, lo sconforto ma anche la quasi innocente e tenera determinazione nel voler risolvere il caso.
Azzeccata la scelta della struttura narrativa: Pupi opta per una struttura classica, quella del “testimone” alle prese con qualcosa di più grande di lui. Come nel Dracula di Bram Stoker o ne Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, anche qui lo spettatore sposa lo sguardo e il punto di vista del protagonista e vive lo stesso grado di suspense: dovrà infatti presto rendersi conto, proprio come nei due grandi romanzi appena citati, che le persone non sono mai ciò che dicono di essere, ma nascondono qualcosa.
Non manca qualche momento ironico, legato all’accenno di storia d’amore fra Momentè e l’infermiera del padre malato. Ma il senso finale del film è profondamente pessimista. Il diavolo non è solo uno spirito: può celarsi dappertutto, e ha un corpo, con dei capelli, delle mani, ma soprattutto dei denti…
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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