IL MUSEO DEL PRADO, la corte delle meraviglie al cinema

Recensione de Il Museo del Prado, il documentario che ci porta in uno dei musei più visitati del mondo. Al cinema solo il 15–16–17 aprile 2019.

La locandina italiana del film Il Museo del Prado

Dici Madrid e il pensiero vola subito al Museo del Prado, meta imprescindibile di qualunque amante dell’arte approdi nella capitale iberica per poche ore o per molti giorni. Uno di quei luoghi in cui la concentrazione di bellezza è tale da non volerne più uscire. Uno di quei palazzi che custodisce centinaia di anni di storia di una nazione, e di un impero grande come un continente, narrati attraverso gli occhi degli artisti (soprattutto italiani, spagnoli e fiamminghi) e dei loro mecenati.

Con le sue 1700 opere esposte (e 7000 conservate) – da Tiziano a Rubens, da Bosch a Van Dyck, da Velasquez a Goya – il Museo offre ai visitatori (circa tre milioni l’anno) oltre sei secoli di vittorie e altrettante disfatte; di saghe familiari, private e istituzionali, degne della migliore fiction; di sentimenti contrastanti e di gusti raffinati.

Una sala del Museo del Prado – Photo: courtesy of Nexo Digital

Il Prado quest’anno compie 200 anni. 

Era il 19 novembre 1819 quando s’iniziò a parlare di Museo Real de Pinturas (il nome originario). Per festeggiare un traguardo così importante, s’è deciso di confezionare un documentario che rivelasse aneddoti sulla sua costruzione e sui capolavori di cui si prende cura, offrendoci una nuova prospettiva con cui viverlo.

Ciò che contraddistingue tale Pinacoteca è, infatti, la capacità di dimostrare quanto la pittura sia un linguaggio universale, che prescinde dal passaporto d’origine e dal momento. Le sue collezioni sono diverse, eccentriche, talvolta audaci e seducenti perché sono state scelte col cuore. Perché piacevano i singoli pezzi e/o chi li aveva fatti e, se questi ultimi erano contemporanei, non era inconsueto venissero chiamati a Corte.

Le tre Grazie di Rubens – Photo: courtesy of Nexo Digital

Ogni reperto, quindi, racchiude in sé un po’ dell’autore, un po’ dei committenti e molto dei miti e dei sogni di un’epoca. Il paniere delle umane debolezze, che fossero teste coronate, gente comune o artisti, è davvero completo.

Non a caso, questa enorme galleria è uno dei posti più emozionanti di Spagna e d’Europa.

IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE, il film diretto da Valeria Parisi uscito oggi su grande schermo, quale nuovo appuntamento della Grande Arte al Cinema (l’elenco delle sale sul sito www.nexodigital.it), cerca di trasmetterci un po’ di tali emozioni. E per farlo, inizia il suo racconto molto prima che il Prado esistesse. Anzi, da quando Madrid non era neppure la capitale del paese e i sovrani viaggiavano con al seguito le opere cui erano maggiormente affezionati.

Jeremy Irons nel documentario Il Museo del Prado – Photo: courtesy of Nexo Digital

Il lungometraggio s’apre con l’imperatore Carlo V d’Asburgo e la sua passione per La Gloria di Tiziano, che porta con sé nel buen ritiro in Estremadura e secoli dopo diverrà il simbolo del Prado. Prosegue nel tempo e ci ricorda le gesta di Carlo III. A cui dobbiamo la rinascita politica, economica e culturale prima di Napoli poi della Spagna – e soprattutto la costruzione del Museo. Sino ad arrivare al Novecento, a Dalì, Garcia Lorca e Picasso, che di esso fu direttore per un breve periodo (1936 -39).

Durante questo viaggio, Virgilio di eccezione è l’attore premio Oscar® Jeremy Irons. Suo è il compito di mostrare il filo rosso che collega i maestri della pittura, i Re illuminati, i palazzi (madrileni). Il nostro, invece, è di permettere alle immagini di sedurci e per 90 minuti portarci in quelle stanze, in quelle vite e coglierne l’incredibile attualità dei messaggi, come da sempre suole fare la migliore arte

Vissia Menza

 

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