THE VANISHING – IL MISTERO DEL FARO: un thriller sulla fiducia e le fragilità umane

Recensione di The Vanishing – Il Mistero del Faro, il film con Gerard Butler e  Peter Mullan al cinema dal 28 febbraio 2019.

La locandina italiana del film The Vanishing – Il mistero del faro

Oh, dice che è una storia quasi vera. Anche questa!

E’ il cosiddetto mistero delle isole Flannan, dicembre 1900, ovvero la sparizione dei tre guardiani di un faro posto su un promontorio roccioso al largo della costa scozzese. Un rebus tuttora insoluto che ha regalato a chiacchiere da bar e letteratura possibilità di infinite congetture, alcune persino di carattere soprannaturale.
Non è il caso di quella degli sceneggiatori Joe Bone e Celyn Jones, che in The Vanishing – Il Mistero Del Faro, che regalano al regista Kristoffer Nyholm (Taboo) la loro versione dei fatti, fantasiosa sì ma con raziocinio thriller e derive squisitamente umane.

Due facce note, quella “bruta” di Gerard Butler (Attacco al Potere) e quella saggia del capitano Peter Mullan (visto di recente nel bel Tirannosauro di Paddy Considine), più quella formato innocenza di Connor Swindells, a formare un trio di lupi di mare in isolamento.
La routine sull’isoletta non è facile, tra tempeste e guasti, lontano chi momentaneamente e chi per sempre da chi ama. Peggio ancora quando uno sconosciuto naufrago, su una scialuppa, si schianta sugli scogli portando con sé un misterioso e ambito scrigno di legno.
L’oggetto ribalta i piani, fa affiorare i vizi e affoga le virtù dei guardiani, attirando su di loro e sull’isola occhi indiscreti.

i protagonisti del film The Vanishing – Photo: courtesy of Notorious Pictures

Nell’interessante versione dei fatti di The Vanishing, ogni mistero ha una spiegazione terrena, riconducibile a dicotomie dell’uomo. Dalla linea che unisce fiducia e sospetto a quella che congiunge (in perfetta linea con la cultura marinara) onore e cupidigia. Passando per variabili indomabili come la fragilità, la paranoia e il trattamento del lutto.
O il precario equilibrio di mondi distanti e perlopiù deserti come le sempre affascinanti torri dei fari, per antonomasia subdole, alienanti e destabilizzanti.

Dopo due mezze fetecchie dal simile contesto viste di recente (La Luce Sugli Oceani e Cold Skin), The Vanishing fa qualcosina di più, intavolando con intoppi ma volonterosamente una tragica ed impronosticabile sequenza di eventi.
Che mette spietatamente in mostra le atroci ambizioni dell’essere umano e se non altro ricorda al pubblico pagante che una sceneggiatura semi-originale, nell’anno 2019, è ancora possibile.

Gerard Butler in una scena del film The Vanishing – Photo: courtesy of Notorious Pictures

L’occhio va chiuso su un Butler alle prese col mutuo, un finale che non regge tutte le teorizzazioni e il filosofeggiare precedenti. Ma la ricompensa è una mezzoretta centrale efficace, nuda e cruda.
Oltre ad un clima claustrofobico che ci conferma quanto il fascio di luce del faro sia sempre l’ideale per illuminare fobie, insicurezze e solitudini; e ci ricorda che tornerà presto sullo schermo con The Lighthouse di Robert Eggers con Willem Dafoe e Robert Pattison, in uscita l’anno prossimo (promette già bene).

Voto: 6/10

Luca Zanovello

 

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