La Paranza dei Bambini: il film sulla baby-mafia di Saviano e Giovannesi che ha incantato Berlino

La recensione de La Paranza dei Bambini, il film di Claudio Giovannesi tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, in Concorso alla Berlinale e nei nostri cinema dal 13 febbraio 2019.

La locandina del film La paranza dei bambini

Finalmente l’attesa è finita. A Berlino ha fatto il suo debutto l’unico titolo italiano in concorso e da ieri è anche disponibile nelle nostre sale (grazie a Vision Distribution). La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi, regista classe 1978 già affermatosi con i bellissimi Fiore e Alì ha gli occhi azzurri, pare avere conquistato tutti, stampa e pubblico. Dopo Selfie, documentario che presentava a Panorama una storia vera girata con la fotocamera frontale di uno smartphone, la Berlinale torna con successo a puntare i propri riflettori sui retroscena della malavita napoletana.

Sceneggiatore a autore del libro da cui il film è tratto è Roberto Saviano. Dopo aver raccontato le storie verie di Gomorra (da qui la scorta) e ZeroZeroZeroSaviano sceglie per La paranza dei bambini la sua prima storia di finzione – seppur verosimile e ispirata a fatti reali. Protagonista è una banda di ragazzini di circa 15 anni che vede nella criminalità l’unica via d’uscita a una vita altrimenti destinata all’anonimato, alla povertà e al compromesso. La «paranza» è infatti in dialetto sia il nome dei gruppi armati camorristi che di quei pesci piccoli che, attratti dalla luce delle lampare, si avvicinano alla superficie fino a farsi catturare.

una scena del film La paranza dei bambini © Palomar 2018

Il lungometraggio è ambientato nel centro storico di una Napoli che mantiene ancora intatta la propria identità popolare. Una Napoli che «contiene tutte le facce, tutte le contraddizioni» di un vivere ai limiti fra criminalità e innocenza. Da qui la dedica a inizio romanzo «Ai morti colpevoli, alla loro innocenza» che si declina nella pellicola in una serie di tragiche contrapposizioni. I protagonisti (che dan prova di grande intensità fin nei primissimi piani) sono infatti solo dei bambini che giocano a fare i grandi. Dei condannati a morte travestiti da eroi, pronti a fare di una guerra uno scherzo e di uno scherzo una guerra.

Tra scooter e palloncini, pistole e crostatine, il film ripercorre il viaggio emotivo di un gruppo di ragazzi educati fin troppo presto alla morte. Ragazzi che fan dei boss mafiosi l’unico punto di riferimento possibile e che vedono in una pistola una vera e propria «lampada di Aladino». Basta strofinarla per ottenere soldi, donne, potere. In un generale contesto poilitico e famigliare votato alla miseria e alla disgregazione. Senza speranza all’infuori della gerarchia mafiosa e senza, in fondo, possibilità di futuro anche per l’amore più bello, puro, adolescenziale.

una scena del film La paranza dei bambini © Palomar 2018

Lo sguardo umano e appassionato di Giovannesi riesce a restituirci questa drammatica realtà senza pedagogia nè retorica. Anzi, impreziosito dalla fotografia di Daniele Ciprì, il suo film è sicuramente tra le uscite migliori di questo mese – se non addirittura dell’intero concorso berlinese. L’incredibile lavoro di casting che ha portato alla ribalta i due protagonisti Francesco di Napoli e Adriana Aprea è solo il fiore all’occhiello di un’opera destinata a rimanere nel cuore per molto tempo.

Distante dalla brutalità di Gomorra – la serie (di cui Giovannesi già aveva fimrato due puntate), La paranza dei bambini è più un film sull’innocenza perduta. Sulla leggerezza e ingenuità con cui i “paranzini” cercano, quasi faustianamente, di compiere il bene attraverso il male. E viceversa. Per un risultato di 111 minuti sporchi, eppure puliti, come il latte delle loro colazioni o i videogiochi di guerra cui sono abituati. Per tutti colori che già amavano Saviano dai tempi dell’esordio partenopeo, ecco la sua prima  opera (non?) di fiction… Dal 13 febbraio al cinema!

Alessandra del Forno

 

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