Recensione de L’Esorcismo Di Hannah Grace, il film horror di Diederik Van Rooijen con Shay Mitchell al cinema dal 31 gennaio 2019. 

La locandina italiana del film L’esorcismo di Hannah Grace

La locandina italiana del film L’esorcismo di Hannah Grace

Quale dio permetterebbe tutto questo?

La domanda sorge spontanea ogniqualvolta siamo alle prese con un film di esorcismi, di satanassi e di demoni. E, fatta eccezione per i grandi classici e una manciatina di moderni (Emily Rose, ma non era male anche The Taking di Adam Robitel, 2014), le parole “possessione” ed “esorcismo”, nel titolo di un horror, sono sinonimo di brutti presagi.
E’ anche il caso de L’Esorcismo Di Hannah Grace. A lui e al suo regista piuttosto anonimo, Diederik Van Rooijen, poniamo allora la medesima domanda, perché nessuna divinità cinematografica dalle buone intenzioni avallerebbe questi 85 minuti.

Nei quali ci immergiamo in un obitorio sadicamente gestito e illuminato, dove la neo-assunta Megan (Shay Mitchell, Pretty Little Liars) vive il peggior turno di notte che potesse capitarle. Viene infatti recapitata in loco la salma di Hannah Grace, martoriata e accartocciata, che un flashback ci dice essere (togliendo ogni velleità di sorpresa) l’esito di un rito esorcizzante poco riuscito. Poco riuscito è anche l’eterno riposo della morte della ragazza, che presto mette la stagista Megan e il restante staff ospedaliero a dura prova.

una scena del film L’esorcismo di Hannah Grace - Photo: courtesy of Sony Pictures

una scena del film L’esorcismo di Hannah Grace – Photo: courtesy of Sony Pictures

Lo dicevamo su questi schermi nell’analisi orrorifica di inizio anno: il trend sembra spingere i titoli più intriganti direttamente verso l’home video e, contemporaneamente, delle stanchissime copie carbone sul grande schermo. Il fatto che L’Esorcismo Di Hannah Grace sia il primo horror dell’anno nei cinema italiani – dopo il poco incasellabile remake di Suspiria – la dice lunga sulla direzione presa, che è sempre più quella di puntare su soggetti timidi, temi logori, archetipi e racconti “paracadute”.

Cose che lo sceneggiatore Brian Sieve, co-autore della divertente serie tv di Scream, sembrava perlomeno saper maneggiare agilmente. Mentre presto appare lampante come le scene di Hannah Grace toppino e si accatastino, con il disordine di una scolaresca di soli maschi in gita ad Amsterdam.
Prive di paura o qualsivoglia inquietudine, figuriamoci scelte logiche. Senza ratio nella girandola delle vittime secondarie (insopportabili, ma le prime scelte non sono da meno) o bizzarrie fuori spartito.

una scena del film L’esorcismo di Hannah Grace - Photo: courtesy of Sony Pictures

una scena del film L’esorcismo di Hannah Grace – Photo: courtesy of Sony Pictures

Quel che è più grave è la totale deprivazione di quella poesia e quel fascino del male che si insinua e che va combattuto. L’invasione e corrosione del demonio dell’involucro di carne di turno. Il bene religioso o laico contro il male. Anzi la sofferenza del posseduto viene bypassata in favore di un superfluo meccanismo di “caccia-fuga” da slasher.

In questo letto di Procuste la sola tattica, non serve dirlo, è quella del caro (?) vecchio (sì) jumpscare, il sussultone con suono fulmineo e magari qualche flashback dal montaggio sincopato di cui non si capirà mai molto. Anche perché il passato traumatico della protagonista, unico tentativo di profondità, resta tragicamente inespresso.

Appello disperato ai post-millennial dei multisala: l’horror non è (solo) questo!

Luca Zanovello