La recensione di Chi scriverà la nostra Storia, il docufilm di Roberta Grossman al cinema dal 27 gennaio 2019 per la giornata della memoria.
Varsavia 1940.
Quattrocentocinquantamila ebrei vengono rinchiusi nel ghetto a seguito della divisione della città in tre aree: ariana, polacca, ebrea.
Cosa distingue Chi scriverà la nostra Storia dagli altri documentari sulla Shoah?
Innanzitutto il punto di vista.
Partendo dall’omonimo libro di Samuel D. Kassow, la Grossman si concentra su un gruppo segreto di intellettuali, guidati dallo storico Emanuel Ringleblum, che, durante la persecuzione nazista, decide di raccogliere qualsiasi tipo di materiale, dai diari alle poesie, dalle canzoni ai disegni, che possa raccontare la loro storia di oppressione e segregazione ai posteri, senza alcun filtro della propaganda nazista.
Una nuova prospettiva che catapulta il pubblico all’interno del ghetto a vivere uno degli eventi più aberranti della storia dell’umanità.
Per fare ciò, la regista decide di intrecciare abilmente immagini d’archivio, interviste inedite e fiction.
Le scene ricostruite e girate sono uno dei punti di forza del docu-film.
Costumi e scenografie, fedelissimi all’epoca trattata, aiutano lo spettatore ideale, di qualunque generazione sia, ad avvicinarsi ad un periodo storico che può sembrare lontano; di cui si hanno reperti audiovisivi principalmente in bianco e nero. Quella della Grossman è una fiction delicata, ma potente che, attraverso i colori e la recitazione, emoziona, scuote gli animi e annulla le distanze spazio-temporali.
E’ riduttivo definire questo ambizioso lavoro come un documentario. La Grossman, infatti, abbandona la classica narrazione super partes e ci immerge dentro la s/Storia. Il suo intento è quello di coinvolgerci. E, in effetti, l’equilibrio tra reperti storici e finzione arriva toccare le corde più profonde del nostro animo.
E’ inevitabile l’empatia, il dolore, la sofferenza. Ma proviamo anche tanta rabbia, disgusto e orrore.
Questa altalena di emozioni incolla lo spettatore allo schermo e Chi scriverà la nostra Storia, pur in tutta la sua solennità, scorre fluido come un film.
Commovente e meraviglioso pensare come questo gruppo di persone, conosciuto come Oyneg Shabes (La gioia del sabato in yiddish), tentasse di preservare l’integrità, la dignità del proprio popolo e di ogni singolo individuo, nonostante i loro aguzzini nazisti volessero in tutti i modi disumanizzarli attraverso umiliazioni, torture, omicidi.
Questi uomini e donne coraggiosi hanno continuato fino all’ultimo a scrivere tutto ciò che stava accadendo loro, sotto gli occhi di un mondo omertoso e vigliacco.
Nel corso di giorni, mesi, anni hanno costruito la più grande raccolta di testimonianze oculari della persecuzione ebrea da parte del regime di Hitler, arrivata fino ai nostri giorni.
La loro resistenza alla follia e alle barbarie naziste è stata portata avanti esclusivamente con carta e penna. E con la forza di volontà di raccontarsi.
La Grossman affida a due voci narranti il compito di guidare il pubblico in questo viaggio estremamente toccante. Nella versione originale, il premio Oscar Adrien Brody è Ringelblum, la bravissima Joan Allen dà voce alla scrittrice Rachel Auerbach, una delle pochissime sopravvissute all’olocausto.
Nella fiction, è proprio con lei che, dopo la disfatta del Terzo Reich, assistiamo al ritrovamento dell’archivio sepolto dalle macerie del ghetto. Come un tesoro che viene riportato alla luce, ci emoziona fino alle lacrime.
Nella realtà, dal 1999, la collezione di documenti dell’Oyneg Shabes fa parte del Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO.
Ed è proprio la memoria il punto focale del docu-film.
Non sono passati neanche cento anni da quei tragici eventi, ma, inevitabilmente, molti superstiti sono venuti a mancare. Le loro testimonianze devono continuare ad essere tramandate affinché nessuno dimentichi.
Le loro storie di umanità violata e calpestata devono essere raccontate e ascoltate.
Del resto sono i loro vissuti, le esperienze, le loro microstorie che fanno la macrostoria che troviamo sui libri. Solo più coinvolgenti e toccanti. Per questo sarebbe utile organizzare la proiezione di quest’opera nelle scuole. Per parlare in modo diretto ai giovani che, inconsapevolmente, vivono in un clima di sottesa intolleranza diffusa che caratterizza i nostri tempi.
Chi scriverà la nostra Storia è un film sul coraggio e sulla dignità.
Sulla Storia e sull’umanità.
E’ un film sulla parola e la sua importanza.
Insegna alla società odierna, che innalza muri e chiude porti, che bisogna ricordare il passato. Per capire il presente e costruire il futuro.
Chi scriverà la nostra Storia sarà al cinema dal 27 Gennaio, giornata mondiale della Memoria. Da vedere per non dimenticare.
Violetta Biagiotti