La recensione di Creed II, il film di Steven Caple Jr. con Michael B. Jordan e Sylvester Stallone al cinema dal 24 gennaio 2019.

creed II poster film

La locandina italiana del film CREED II

Per gli amanti della saga del pugile più famoso del grande schermo, Creed II arriva in sala forte degli ottimi risultati di critica e pubblico del suo predecessore, Creed, Nato per combattere. Il primo film, uscito nel 2015, narra l’inizio della storia pugilistica del figlio di Apollo Creed, il mentore ed amico fraterno di Rocky Balboa dei tempi d’oro. Ne raccontava l’impresa, che lo portava ad innamorarsi dello sport del padre. E ci faceva conoscere la sua vita, riconducendoci ai tempi dell’amicizia con Rocky, tenendo però i riflettori sempre sul nuovo astro nascente della boxe.

Questo secondo capitolo è invece tutto tranne che un capolavoro e si distacca, in termini sia di qualità sia di originalità, dalla pellicola precedente.

Partiamo però dalla trama. Il giovane Adonis è campione del mondo dei pesi massimi e si gode il meritato successo tra i dubbi di non essere all’altezza e di non onorare appieno la memoria di un padre campione ma anche leggenda. L’occasione che aspettava arriva servita su un piatto d’argento quando, praticamente dal nulla, compare a sfidarlo un ragazzotto che si allena in quel dell’Ucraina e preparato niente meno che da Ivan Drago (Dolph Lundgren), colui che colpì a morte il padre sul ring anni addietro. Il rampollo è infatti suo figlio, Viktor Drago che, forte dei tanti match vinti per KO, ora insegue quella consacrazione che passa inevitabilmente dallo sfidare il campione in carica.

Florian Munteanu è Viktor Drago e Michael B. Jordan è Adonis Creed in CREED II - Photo: Barry Wetcher

Florian Munteanu è Viktor Drago e Michael B. Jordan è Adonis Creed in CREED II – Photo: Barry Wetcher ©2018 METRO-GOLDWYN-MAYER PICTURES INC. AND WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Da questo momento in poi la sceneggiatura si srotola in maniera così telefonata da essere a prova di spoiler. Nelle due ore di durata ci ritroveremo a rivivere per intero null’altro che un remake preciso di Rocky IV. E, in una sorta di Ritorno al Futuro, assisteremo alla stessa identica storia del 1985 con protagonisti diversi. Niente sfugge alla trasposizione. Non la doppia sfida prima negli USA e poi in Russia; né le differenze tra popolo americano e russo (quest’ultimo talmente marcato da sembrare una parodia venuta male di un film sulla Guerra Fredda); e neppure gli allenamenti in parallela con tanto di preparazione alternativa, fatta di sangue e sudore, col vecchio Rocky nella parte del motivatore/filosofo/psicologo/padre putativo.

Insomma, dopo 15 minuti avrete già tutto chiaro e non rischierete sorprese.

Ci sono forse un paio di momenti in cui, nella speranza che il lungometraggio possa regalare qualcosa di inaspettato, si fanno gli scongiuri che il corso degli eventi non sia banale come sembra. Ad esempio, quando il giovane Adonis viene stuzzicato ad accettare la sfida in modo da rendere il suo nome immortale. Ecco, mentre il campione pensa di accettare, soprattutto in nome del defunto padre, per una sorta di pareggio di conti, verrebbe voglia di dirgli che non solo non è necessario ma probabilmente il buon Apollo si sta già rivoltando nella tomba. Pure il saggio Rocky gli fa, infatti, presente che il figlio di Drago è grande, grosso e cattivo e non è il caso di sfidarlo. Quando vediamo quindi un minimo di luce in fondo al tunnel che potrebbe evitare quest’avventura… Adonis va avanti – e con lui, purtroppo, dobbiamo proseguire anche noi.

Sylvester Stallone è Rocky Balboa in CREED II - Photo: Barry Wetche

Sylvester Stallone è Rocky Balboa in CREED II – Photo: Barry Wetcher ©2018 METRO-GOLDWYN-MAYER PICTURES INC. AND WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Sia chiaro, Creed II non è, in sé, un brutto film. Ha tutte le carte in regola per incollare lo spettatore allo schermo, se non fosse che è il copia/incolla di un’opera ormai entrata nell’immaginario collettivo.

Il lato positivo è senz’altro che si riceve quello per cui si paga, niente di più e niente di meno. Con molta probabilità, Michael B. Jordan e Sylvester Stallone intendevano far rivivere la storia con cui tutti noi siamo cresciuti ma, sfortunatamente, il risultato è quello di rimpiangere la vista dei protagonisti della saga originale.

Stallone e Lundgren, in questa operazione nostalgia, appaiono con il fisico appassito e a dir poco piatti nella recitazione. Un cameo della rediviva Brigitte Nielsen, e la musica originale Gonna fly now, completano il quadro del già visto e già sentito in un crescendo di amarcord che ahinoi vira nel macchiettistico. E, ad essere onesta, ad un certo punto la delusione più grande è stata quella di non aver ri-sentito la frase “Io ti spiezzo in due” che Ivan Drago pronunciò con accento indimenticabile 30 anni fa sul ring. Ma forse è meglio così: potremo continuare a rammentarla nella sua bellezza originale. Almeno questo ricordo rimane intatto.

Anna Falciasecca