La recensione di Non ci resta che il crimine, il nuovo film di Massimiliano Bruno con Gassmann, Giallini, Tognazzi ed Edoardo Leo dal 10 gennaio al cinema.
Dopo una piccola parentesi attoriale, Massimiliano Bruno torna a firmare la sua sesta prova alla regia con un cast figlio della miglior commedia all’italiana. Non ci resta che il crimine vede reclutate tra le sue fila infatti niente meno che Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi. Tre amici abituati a fare nella propria vita di necessità virtù, e per questo pronti a lasciarsi catapultare nelle sfide più improbabili.
L’ultima è quella che li vede protagonisti di un tour tra i luoghi più suggestivi della Banda della Magliana. Tra pantaloni a zampa, giubbotti in pelle nera e Rayban specchiati, i tre sono quanto di più distante dalle guide turistiche tradizionali della capitale. E infatti tutto finiranno per vivere fuorché una giornata tradizionale. Con la complicità di un amico-nemico d’infanzia, Gianfranco (Massimiliano Bruno), i tre si ritroveranno coinvolti in un’avventura più grande di loro. Un’avventura iniziata con delle semplici pistole made in China e finita al fianco dei più grandi boss mafiosi della storia.
Un insospettabile varco spazio-tempo è quanto basta a catapultarli indietro di qualche decennio fino ai gloriosi giorni dei Mondiali di Spagna ’82 e delle scommesse clendestine nella bettola di Renatino. Interpretato da un virtuosissimo Edoardo Leo, Renatino de Pedis è il capo di quell’organizzazione che fino a poco prima i tre stavano scimmiottando. La reazione allora è spontanea: scappare o provare a cambiare il corso della storia? Una giovane e sfacciata ballerina (Ilenia Pastorelli) sarà letteralmente la chiave della risposta.
Con Non ci resta che il crimine la commedia italiana si tinge dei colori degli anni ’80. Colori sgargianti come le tutine di certe soubrette e cupi come il trucco di certi gruppi hard-rock americani. Tra esilaranti travestimenti alla Kiss e illeciti giochi di seduzione, prende infatti corpo una commedia variopinta e istrionica. Una commedia che campa – fin dal titolo – di certo citazionismo verso le icone della moda musicale e cinematografico del secolo scorso. E che non teme di fare dei twist più superficiali una ricca fonte d’intrattenimento lunga circa 102 minuti.
Massimiliano Bruno firma il proprio “ritorno al futuro” con un cast collaudato e una sceneggiatura convenzionale. Il risultato è un film che confina la recitazione ai margini della caricatura e certo non brilla per mise-en-scène. Tuttavia, non potrà che rivelarsi un felice passatempo per tutti gli estimatori di Gassmann, Giallini, Tognazzi e della commedia all’italiana in genere. Dal 10 gennaio al cinema!
Alessandra del Forno
Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.
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