La recensione di 7 Uomini a Mollo, la commedia di Gilles Lellouche con Mathieu Amalric e Guillaume Canet al cinema dal 20 dicembre. 

La locandina del film 7 Uomini a Mollo

La locandina del film 7 Uomini a Mollo

Qualcuno che conta, in qualche ufficio che conta, deve aver pensato: “forse qui in Italia non abbiamo abbastanza commedie innocue e di buon cuore con una morale equa e solidale, vediamo se gli amici francesi ci vengono in aiuto”.
Un giro su Google e compare il nome di Le Grand Bain, campione di incassi oltralpe e fuori concorso a Cannes. Un cast di prima fascia e un racconto (non vero) di riscossa anticonformista: è sufficiente aggiungerci un titolo nostrano agghiacciante e 7 Uomini a Mollo è servito.

E allora venite a conoscere gli insoddisfatti uomini di mezza età della Francia di provincia, dal depresso e disoccupato Bertrand (Mathieu Amalric) al marito e padre frustrato Laurent (Guillaume Canet) passando per il cinico imprenditore truffaldino Marcus (l’attore cult belga Benoît Poelvoorde di Il Cameraman e L’Assassino).
Che per uscire dalle rispettive vite paludose convergono in un’improbabile squadra di nuoto sincronizzato, sport solitamente riservato a giovani e leggiadre ragazzine.
Ma il senso di squadra, di appartenenza e di rivalsa fanno miracoli, così i sette uomini a mollo imparano a controllare corpi, rabbia e dolori. E vanno a rappresentare il loro paese ai campionati mondiali.

una scena del film 7 Uomini a Mollo - Photo: courtesy of Eagle Pictures

una scena del film 7 Uomini a Mollo – Photo: courtesy of Eagle Pictures

Paragonato a Full Monty, ma privo del suo cinico humour, e a Quasi Amici, con cui ha in comune l’”umanitario”, 7 Uomini A Mollo pesca a due mani dalla giara che contiene gli argomenti universalmente toccanti: i pregiudizi, gli stereotipi di genere, la sofferenza degli outsider, la famiglia che non funziona, l’integrazione, lo sport come viatico liberatorio.

Il risultato invece, toccante non è. Né particolarmente divertente o ironico, men che meno di utile riflessione. La lista della spesa qui sopra diventa un carrello sì indolore (i toni sono leggeri, il ritmo giocoforza scattante) ma anche insapore, in cui è difficilissimo affezionarsi al percorso di redenzione dei protagonisti in cuffietta.

Non che i buoni, basilari sentimenti e meccanismi di vita siano un oltraggio, eppure la coreografia messa in atto dal film e dal regista Gilles Lellouche (Gli Infedeliè stortissima e la scrittura poco meditata; così la rivincita dei perdenti diventa speculazione e 7 Uomini A Mollo un dramedy che va giù a picco.
Benino qua e là i tormenti di Amalric e Canet, ma il merito è esclusivamente loro. Tutto il resto è noia perbene che fa finta di interessarsi al diverso.

Voto: 4,5/10

Luca Zanovello