La recensione de Il Testimone Invisibile, il nuovo thriller di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio e Miriam Leone, dal 13 dicembre al cinema.
Dopo una collaudata carriera di riadattamenti cinematografici e committenze televisive, Mordini torna alla ribalta con un film di chiara ispirazione spagnola. Remake dell’acclamato thriller Contratiempo di Oriol Paulo, il nuovo film di Mordini, Il Testimone Invisibile, si presenta come un giallo investigativo di grande eleganza stilistica. Un labirinto di tragici mondi possibili dove al peggio pare non esserci mai fine. E dove tutto viene continuamente costruito e decostruito davanti allo sguardo inerme dello spettatore.
Al centro di questo labirintico gioco delle parti, una semplice e asettica stanza d’albergo. E al centro di questa stanza loro: la granitica avvocatessa Ferrara e lui, lo sfrontato Adriano Doria. Rispettivamente interpretati da un’eccezionale Maria Paiato e da un poco incisivo Riccardo Scamarcio, i due daranno vita a 102 minuti di pura claustrofobica inchiesta personale. Lei determinata a tutto pur di andare in fondo a una verità scabrosa; lui pronto a tutto pur di difendersi. In un’eterna partita a scacchi con la morte (e con la menzogna) dove fino alla fine è impossibile dire chi dei personaggi si rivelerà il vero vinto o vincitore della sfida.
Al di là di quella retorica, è infatti ben altra la sfida messa in scena da Il Testimone Invisibile, è la sfida fra due disperazioni. Quella di una famiglia che ha perso un figlio e quella di un uomo che rischia di perdere tutto. Ma nulla ancora è certo. E teme che la sorte lo faccia sprofondare in quell’irreparabile voragine di vuoto e vergogna in cui mai dovrebbe sprofondare il «miglior imprenditore dell’anno». A fare il paio con lui, Laura (Miriam Leone), l’affascinante fotografa misteriosamente trovata morta nella sua stessa camera d’albergo.
Il Testimone Invisibile, rivisitando un topos che da Hitchcock a Polanski certo non teme rivisitazioni – quello del doppio -, si rivela un film dal ritmo serrato e dall’intrigo incalzante. Un thriller psicologico studiato nel dettaglio tanto dal regista quanto (soprattutto) dai montatori; e per questo capace di funzionare nonostante la scarsa alchimia fra i protagonisti. Pur nell’overdose di citazionismo, Mordini si rivela se non altro un ottimo osservatore del cinema d’investigazione spagnolo.
Il risultato è un film ben fatto e interessante, elegante nella messa in scena, ma totalmente non originale nei contenuti. Una splendida vetrina sui virtuosismi del pensiero laterale in criminologia e una bella prova d’intensità per i componenti meno giovani del cast. Piccolo banco di prova, invece, per la splendida ma ancora acerba Miriam Leone. Con circa dieci prove registiche all’attivo (di cui una è Acciaio) e un cast tecnico, più che attoriale, di grande levatura, il vero giallo rimane qua la scelta del remake di un soggetto così vicino nello spazio e nel tempo (Spagna, 2016). Che anche Mordini abbia temuto di sprofondare davanti al vuoto di un soggetto originale? …Dal 13 dicembre nelle sale!
Alessandra del Forno
Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.
Leave a Comment