La recensione di Colette, il nuovo film di Wash Westmoreland con Keira Knightley dal 6 dicembre al cinema.

colette poster film

La locandina italiana del film Colette

Cosa succede quando un regista britannico incontra una héroïne nationale della storia francese? E quando a interpretarne la parte è chiamata niente meno che Keira Knightley? La risposta è una sola: Colette. Un dramma in costume dalla genesi unica, un protagonismo femminile magnetico e qualche facile cliché di genere. Ma andando con ordine: chi era Colette? 

Sidonie-Gabrielle Colette è stata una semplice ragazza di provincia e, allo stesso tempo, un’arguta salottiera parigina; un talento artistico manipolato dal marito e, allo stesso tempo, una paladina dell’emancipazione femminile. Un’icona del libero pensiero e, prima ancora, una pionera della libera sessualità. Attrice. Sceneggiatrice. Critica cinematografica e teatrale. Colette è stata tante cose – nonchè la prima donna francese onorata da dei funerali di stato (!) – ma Wash Westmoreland decide di raccontarne una sola. Il suo essere diventato mito letterario nella belle époque parigina del secolo scorso.

Keira Knightley e Dominic West in una scena del film Colette - Photo: courtesy of Vision Distribution

Keira Knightley e Dominic West in una scena del film Colette – Photo: courtesy of Vision Distribution

Cresciuta in un paesino della Borgogna e assurta poi agli onori dell’alta società per mano del marito Willy (Dominic West), magnate dell’editoria ed efferato uomo di mondo, Colette finirà per diventare mito femminile di quella società parigina sempre più votata allo scandalo e all’eccesso. Proprio come votati allo scandalo e all’eccesso sono i furori che animano la giovane protagonista del suo romanzo, Claudine. Frutto di un tacito sodalizio fra la penna di Coletta e il prestigio di Willy, Claudine è un piccolo miracolo editoriale d’altri tempi. Tra memorie d’infanzia, indiscrezioni erotiche e gossip altoborghesi, nel romanzo c’è tutto quello che serve per diventare un profano oggetto di culto. Nonché un vero e proprio brand.

Inizia così, dunque, tra “scandali e cambiali”, la storia di un tossicissimo passo a due dove fino alla fine non è ben chiaro chi dei due sia a condurre: Willy con i suoi ricatti di potere o Colette con la sua ammaliante creatività? Mentre il loro matrimonio pare lentamente trasformarsi in industria dello spettacolo, il contorno emotivo e sentimentale della coppia è sempre più al collasso. Il margine d’identificazione fra autore e personaggio più labile che mai. Dove finisce Colette e dove inizia Claudine? Dove finisce Claudine e dove inizia la moda?

Keira Knightley in una scena del film Colette - Photo: courtesy of Vision Distribution

Keira Knightley in una scena del film Colette – Photo: courtesy of Vision Distribution

Tra il vacillare degli scrupoli, delle certezze, delle convenzioni, un incontro si rivela però fondamentale, quello con la Marchesa di Belbeuf, detta Missy (Denise Gough). Saffica, spegiudicata, dal grande talento teatrale, Missy è quell’incontro silenzioso ma rivoluzionario che Colette stava aspettando. Grazie a lei finalmente troverà la forza di emanciparsi sempre più dalle soggezioni del bel mondo e del proprio personaggio letterario. Il risultato sarà quel continuo vortice di distruzioni e rinascite artistiche che la consacrerà alla storia.

La regia di Wash Westmoreland riesce a ridare voce a questa grande personalità d’oltralpe senza mai scadere in eccessi leziosi nè didascalici. E senza mai tradire una certa ristrettezza di budget, per cui il film è stato girato a Budapest invece che a Parigi. Tuttavia, data l’ambiziosità del progetto, era inevitabile qualche scivolata su semplificazioni e cliché di sorta. Specialmente nella seconda metà. Peccato. In ogni caso, niente che l’incantevole protagonismo di Keira Knightley non riesca a farci perdonare. Con il suo naturale fascino androgino e il suo sguardo smaliziato si conferma una delle migliori interpreti per ruoli in costume di questi anni. Non perdetevela, dal 6 dicembre al cinema!

Alessandra del Forno