TRE VOLTI Un film sulle libertà mancate e sulla voglia di modernità nell’Iran di oggi

La recensione di Tre Volti, il nuovo film poetico e diretto di Jafar Panahi, al cinema dal 29 novembre 2018.

La locandina italiana del film Tre Volti

A tre anni dal suo ultimo lavoro, ritorna nei cinema il regista iraniano con un nuovo film che si rivela fedele ai suoi ideali e non abbandona i temi a lui cari sulla libertà di espressione e di perseguimento della felicità individuale che tanto è osteggiata nel suo Paese d’origine.

Ma andiamo con ordine e parliamo brevemente della trama di Tre Volti. La storia parte con una famosa attrice (Behnaz Jafari) ossessionata da un video inviatole da una ragazzina, sua ammiratrice, che documenta il proprio suicidio per il divieto di inseguire la tanto desiderata carriera cinematografica. La donna chiede aiuto ad un amico cineasta (Jafar Panahi) per scoprire se il video sia autentico e per trovare il villaggio della giovane.

Inizia così un viaggio attraverso non solo il profondo Iran ma anche, e soprattutto, attraverso le sue tradizioni ancestrali. I pregiudizi, le credenze e le visioni più radicate con cui i due si scontrano, sono lo specchio di un popolo incapace di staccarsi da quella visione fortemente misogina e patriarcale che affonda le sue radici in usanze perse nella notte dei tempi (che sembrano non poter cambiare mai).

Il grido di aiuto della ragazzina diventa cosi il megafono di un’intera generazione di ragazzi e ragazze che, in questi anni come non mai, fanno un forte uso dei social network per far sentire la propria voce. Disperato tentativo di ottenere una vita il più possibile moderna e fatta di quelle libertà personali ancora negate.

Marzieh Rezaee in una scena del film Tre Volti – Photo: courtesy of CINEMA srl

L’idea per la sceneggiatura è arrivata a Panahi proprio dai numerosi messaggi ricevuti dai suoi fan e da aspiranti attori e cineasti che sperano di uscire dal buio delle costrizioni cui il governo iraniano li costringe.

Interrogatosi su cosa avrebbe fatto in una situazione del genere, il regista ha creato un lungometraggio che si rivela come il logico proseguimento dei suoi lavori precedenti, anche se con impronta e ambientazione nuovi.

A differenza di This is not a film, Closed curtains e Taxi Teheraninteramente ambientati in luoghi chiusi, claustrofobici, con Tre volti si apre una nuova pagina nella sua cinematografia. Le scelte registiche privilegiano infatti inquadrature più larghe, a dare finalmente respiro ai personaggi e a collocarli in modo quasi simbiotico nell’ambiente che li circonda. Difatti viene utilizzata una macchina da presa molto sensibile alla luce, in grado di rendere ancora più nitide e avvolgenti le riprese anche in notturna.

I due compagni di viaggio, una perfetta Behnaz Jafari e Jafar Panahi, nella loro esplorazione dei centri abitati sperduti tra le montagne, vengono seguiti dalla telecamera con approccio quasi documentaristico. Una modalità che catapulta lo spettatore direttamente nell’azione insieme ai protagonisti, mentre un modo di vivere completamente diverso si dispiega davanti ai loro occhi.

Behnaz Jafari e Jafar Panahi nel film Tre Volti – Photo: courtesy of CINEMA srl

Non mancano, come d’abitudine, gli spunti, a volte forti a volte ironici, di ferma denuncia sociale.

La stessa presenza di una figura femminile indipendente come quella di Behnaz Jafari è già un elemento fondamentale e di grande contrasto in luoghi dove vige il patriarcato.

Panhai ha inoltre aggiunto alla storia l’iconica attrice iraniana Shahrzad, che vive ormai in esilio e a cui è stato vietato girare film. La sua figura non appare in nessuna scena e questa scelta rappresenta un ulteriore tassello che va a delineare una società che ancora considera l’essere attrice qualcosa di deprecabile e da tenere lontano dagli occhi. 

*** Alert! Il paragrafo che segue contiene un dettaglio della trama utile a comprendere il titolo ma potreste non volerlo sapere se non avete visto il film. La lettura non ne risentirà. Proseguite sotto la foto ***

La casa dell’artista esiliata diventa così il rifugio, fisico e simbolico, della giovane ribelle prima e dell’affermata star dopo. Una sorta di luogo non luogo in cui tre generazioni di donne si incontrano. Tutte sono decise e consapevoli del proprio passato, del proprio presente e del proprio futuro. Ognuna, con il bagaglio della propria forza e determinazione, diverrà padrona della propria vita, con tutte le conseguenze di una simile scelta.

Behnaz Jafari nel film Tre Volti – Photo: courtesy of CINEMA srl

Tre volti è un film profondo, forte e delicato, come i volti dei suoi protagonisti.

È un pugno nello stomaco ed allo stesso tempo una carezza. In alcuni momenti si rimane scioccati ed in altri si ride grazie alla capacità dell’autore di presentare gli eventi con l’ironia necessaria ad alleggerire le situazioni.

Panahi sembra suggerirci che la sua cinematografia stia imboccando un nuovo corso. E grazie al premio come miglior sceneggiatura originale ricevuto all’ultimo Festival di Cannes, ora noi rimaniamo in attesa che ci sveli presto, anzi prestissimo, i prossimi step di questa sua personalissima storia.

Anna Falciasecca

 

View Comments (0)

Leave a Comment