WIDOWS – EREDITA’ CRIMINALE: un film su quelle che restano

La recensione di Widows – Eredità Criminale, il film di Steve McQueen tratto dal libro di Lynda La Plante. Al cinema dal 15 novembre 2018. 

la locandina italiana del film Widows

Se lo scrittore Norman Cousins una volta disse che la saggezza consiste nell’anticipazione delle conseguenze, allora i protagonisti – anzi le protagoniste – di Widows – Eredità Criminale di saggezza ne hanno avuta davvero poca.

Nel nuovo film di Steve McQueen, distante un quinquennio da 12 Anni Schiavo, il genere gangster-thriller viene infatti raccontato e scrutato dall’insolito punto di vista di chi rimane, vale a dire le vedove, mogli o fidanzate dei membri di una banda criminale morti durante l’ultimo, tragico colpo.

Si tratta dell’adattamento cinematografico del libro di Lynda La Plante, personaggio in bilico tra cinema e letteratura e dunque perfetta per il “saccheggio”, che decentra ed amplia con buoni argomenti le logiche di crimine e politica (con relativi, ricchi intrecci) in una Chicago perfettamente in equilibrio tra opulenza e marciume.

le protagoniste del film Widows – Photo: courtesy of 20th Century Fox

Nella metropoli si riuniscono Veronica (Viola Davis, la più brava), Alice (Elizabeth Debicki) e Linda (Michelle Rodriguez), tre donne rimaste sole e senza risorse, differenti declinazioni del coping vedovile, per improvvisare un colpo milionario lasciato in sospeso dai rispettivi compagni.
L’unione potrebbe fare la forza, le necessità di sopravvivenza valgono il rischio.

Anche perché i debiti e le questioni lasciate a metà delle loro ex dolci metà le mettono al muro, quando il crimine e i libri paga non risparmiano nessuno.
Mentre una guerra politica infiamma Chicago e i riferimenti allo stato politico statunitense (Colin Farrell e Robert Duvall sono le facce sporche della propaganda), il trio cerca un’estrema via di fuga a mano armata, dal passato e dalla disperazione.

Sentimenti forti e scuri, che inglobano tematiche come la gestione pratica e non della perdita, le responsabilità oggettive e la conseguenza delle scelte, sulla pelle e negli occhi di esseri umani femminili e vulnerabili ma fondamentalmente complici, che diventano sia lo specchio del crimine (subito e un po’ goduto) sia il paradosso stesso di liberarsene attraverso un’ultima rapina.

Liam Neeson e Viola Davis in una scena del film Widows – Photo: courtesy of 20th Century Fox

Che di per sé conta poco nell’economia del film, granitico come un monumento grazie alla regia e alla sceneggiatura di McQueen (scontata) ma anche a fattori più sfumati, come dettagli privati dello stupendo personaggio della Davis, un Liam Neeson defilato ma cruciale e una rete di interessi intersecati che crocifiggono non tanto una fazione, quanto lo stato mentale di potere, ricchezza e status sociale.

Widows – Eredità Criminale è un film denso, a tre strati di dramma, noir e critica, tremendamente equo.

Nella parafrasi del sergente Hartman, “qui non si fanno distinzioni, fanno tutti schifo”: ricchi e poveri, banditi e governanti, democratici e repubblicani, mariti e mogli, se possono arraffano.
L’unica discriminante è il grado di vittimismo, che rende provvisoriamente le nostre tre vedove le “buone”, quelle che noi speriamo se la cavino, prima del prossimo bivio.

Mezzo punto in più per un Daniel Kaluuya (Get Out, Black Panther), che fa il cattivone sulla leggendaria Madame George di Van Morrison.

Voto: 7,5/10

Luca Zanovello

 

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