Il film I crimini di Grindelwald: gli animali diventano un po’ meno fantastici

La recensione di Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald, il film diretto da David Yates al cinema dal 15 novembre 2018. 

La locandina italiana del film Animali Fantastici – I crimini di Grindelwald

Il Wizarding World creato dalla scrittrice e sceneggiatrice J. K. Rowling torna ad incantare con Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald. D’altronde sarebbe davvero difficile per un amante purosangue di Harry Potter & derivati definirsi deluso da qualsiasi spin-off, sequel o prequel che riguardi la saga. Tuttavia, sono certa che Silente apprezzerebbe l’onestà, quindi… andiamo con ordine.

A livello di intreccio e sceneggiatura, come sempre, la Rowling riesce a creare un’opera sorprendente, che abbandona la spensieratezza, lo stupore e la magia del primo capitolo per addentrarsi in un terreno ambiguo e molto più dark, e mettere in scena l’eterna lotta fra Bene e Male, questa volta nel conflitto fra Albus Silente e Gellert Grindelwald (rispettivamente Jude Law e Johnny Depp), un tempo legati da un’amicizia tanto profonda quanto misteriosa e ora uno contro l’altro a rappresentare i due poli del mondo magico.

Questo secondo capitolo della serie spin-off Animali fantastici dedicata al “cacciatore” e scrittore Tassorosso Newt Scamander (interpretato brillantemente e teneramente dal britannico Eddie Redmayne), non è altro che una preparazione, un film di passaggio che mette le basi e pianta i semi di qualcosa che non potrà che crescere ed esplodere nel terzo capitolo.

Dan Fogler e Eddie Redmayne in Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald – Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures

Insomma, in poche parole, la storia non fa molti passi in avanti, ma si approfondiscono le caratterizzazioni dei personaggi e se ne presentano di nuovi in un vortice di sorprese e colpi di scena. Fra tutti, stupenda l’entrata in scena di Leta Lestrange (la bellissima e magnetica Zoë Kravitz) – la fama del cognome la precede – primoamore di Newt, una outsider che fin da bambina porta dentro di sé il seme dell’oscurità. I personaggi assumono spessore, tutti si rivelano alla ricerca della propria identità (persino il buon Jacop Kowalski) e si interrogano con chi si dovranno schierare, tema molto caro alla Rowling fin dal primo libro della saga di Harry Potter. Anche il peter pan Newt, che vorrebbe continuare a giocare con l’asticello Picket, dovrà uscire dal mondo fantastico per entrare in quello “reale”.  

Il protagonista assoluto non è più lo Snaso bensì il subdolo Grindelwald, che a livello di credibilità si colloca parecchi gradini sopra a Voldemort: la Rowling lo dipinge come un vero dittatore capace di manipolare chiunque, anche quello che dovrebbe essere il mago più potente della storia. La sua arma non è la bacchetta, ma la lingua. Il rapporto con Silente è per ora solo accennato attraverso un flashback che lascia però presagire grandi cose per i futuri due capitoli.

Johnny Depp in Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald – Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures

“Sapevo, nel profondo del cuore, chi era Gellert Grindelwald? Credo di sì, ma chiusi gli occhi” Ne I doni della morte, Silente racconta così il suo conflitto interiore, dimostrando una grandissima fragilità e umanità. Il più grande talento della Rowling infatti è proprio quello di saper creare personaggi umani: nei suoi romanzi non esistono eroi ma solo uomini coraggiosi che fanno delle scelte.

Purtroppo però il film, diretto da David Yates (già regista dei capitoli 5, 6, 7 e 8 della saga di Harry Potter e del primo Animali Fantastici), nel complesso si riduce a un intreccio complicato, spesso inconcludente e troppo vago, dove le scelte dei personaggi non sono ben preparate e approfondite. A livello tecnico il film è sicuramente un’orchestra perfetta (la scena iniziale della fuga di Grindelwald e quella finale del “reclutamento” sono davvero un’apoteosi ad alta tensione) e anche Johnny Depp finalmente torna a vestire un ruolo credibile, fornendo a Grindelwald le espressioni e le posture di un uomo capace di tutto ma anche legato ai ricordi e al passato in modo imprevedibile.

Degno di nota un citazionismo davvero sfrenato, che farà impazzire i fan ma renderà piuttosto difficile la comprensione ai non-magici: vi basti sapere che ad un certo punto fa capolino in scena Nicolas Flamel (avete presente, quel dolce vecchino che si nutre di pietra filosofale? Ecco, proprio lui…)

Insomma, quando si ha sete anche una burrobirra risulta piacevole… ma disseta veramente?

Margherita Giusti Hazon

 

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