Finalmente si avvicina la stagione invernale. Per gli appassionati di film d’azione è in uscita un titolo che non li lascerà delusi: Hunter Killer con Gerard Butler e Gary Oldman! Al cinema dall’8 novembre 2018.
Cominciamo dalla trama. Joe Glass è un comandante di sottomarini militari che viene chiamato all’improvviso a guidare una missione per recuperare il relitto di un sottomarino della Marina Militare Americana di cui si sono perse le tracce. Inutile dire che il piano originale subirà dei cambiamenti considerevoli e porterà il nostro valido condottiero a dover fare delle scelte che avranno delle conseguenze sull’intero ordine mondiale. Il tutto avverrà con la prevedibile buona dose di decisioni poco ortodosse, super-uomini-maschi-alfa che più maschi alfa non si potrebbe, capovolgimenti di fronte ed improbabili alleanze.
La storia quindi è quella classica e rodata dei tipici film di genere, ovvero i thriller d’azione con sfondo politico. Per aumentare maggiormente la suspense il tutto viene ambientato in un quadro che vede riportato sullo schermo il caro e vecchio scontro USA-Russia che ci fa rivivere un clima di Guerra Fredda mai veramente finita.
Il giovane regista Donovan Marsh, con la sua predilizione per questo tipo di pellicole, con il suo stile ritmato ed i suoi movimenti di macchina veloci, riesce a svolgere il compito a dovere consegnando allo spettatore esattamente quello che vuole.
La scelta di un attore come Gerard Butler nella parte del Capitano Joe Glass aggiunge quella dose di machismo da uomo tutto d’un pezzo, chiamato a fare cose straordinarie, che strizza l’occhio alla serie di Mission Impossible & C. Il protagonista di 300 si erge infatti a intrepida guida attorno a cui ruota ogni singolo evento dal primo all’ultimo minuto e, con il suo atteggiamento poco incline alle regole (ma dai?), si pone sin da subito in una posizione da “O con me o contro di me”. Il fisico per il ruolo ce l’ha, la sfacciataggine pure quindi il suo compito è svolto in pieno.
Oltre a Butler, che ovviamente la fa da padrone su tutti, impossibile non nominare Gary Oldman che, nel ruolo dell’Ammiraglio Donnegan, indossa i panni di chi sta con i piedi ben saldi sulla terra ferma ed è impegnato a manovrare tutto dalla sala operativa USA.
In uno slancio di iper realismo contemporaneo, oltre che per le perfette ricostruzioni dei sottomarini, anche la “situation room”, in cui si deve decidere in pochi secondi se scatenare o meno una guerra mondiale, assomiglia non poco a quella vera con tanto di Presidenti USA circondati da consiglieri e ministri di Barak Obamiana memoria. E, altro aspetto al passo coi tempi è quello di aver scelto, sebbene appaia solo per pochi secondi, un presidente degli Stati Uniti donna.
Il film non è tutta farina del sacco degli sceneggiatori ma è tratto dal libro Firing Point di George Wallace, romanzo che ha avuto un grosso successo sia di lettori che di critica.
Nonostante nelle premesse si prefigga obiettivi decisamente alti, Hunter Killer non riesce però a porsi sui livelli qualitativi di alcuni suoi famosi predecessori come, ad esempio, Caccia a Ottobre Rosso con Sean Connery e Allarme Rosso con Denzel Washington e Gene Hackman.
La produzione, la stessa di Fast & Furious, avvicina infatti questo lungometraggio ad un videogame di azione – con tanto di sceneggiatura che, in alcuni dialoghi, sembra scritta più da adolescenti ammalati di Playstation che da veri scrittori.
Completa il quadro, dicevamo, l’ambientazione da pseudo Guerra Fredda in cui non manca nulla dell’iconografia Usa contro Russia: colpi di Stato segreti; Ministri della Difesa che diventano improvvisamente cattivi; Presidente una volta nemico ora invece da salvare; e Navy Seals, a cui rimane ben poco di umano, che mettono tutto al servizio della Patria e dell’umanità intera.
Si badi bene, di certo ad un prodotto del genere non si richiede una storia che possa far tremare l’Academy. Il quantitativo di esplosioni, inseguimenti, cacce all’uomo e stanze dei bottoni bollenti fornisce abbastanza materiale da far passare velocemente le due ore della sua durata.
Sicuramente, qualche accortezza in più e quache (grosso) scivolone in meno, su stereotipi che potevano essere giustificati al massimo a metà anni ’80, avrebbero donato maggiore spessore al film. Ma alla fine, forse, va bene così. Con una gran fetta di spettatori che passa ore a giocare alla Play, Hunter Killer non può che dirsi efficace nel soddisfare le aspettative di quello che è il suo pubblico, con buona pace di chi potrebbe cominciare a storcere il naso già dopo i titoli di testa.
Anna Falciasecca
Bionda, sarcastica, appassionata di regia e di viaggi cerca di unire le sue passioni scrivendo un blog di viaggi, sceneggiature (che stanno comode nei cassetti) e recensioni. Il suo motto è “Blond is a state of mind”, modifica continuamente idea e tiene i piedi in diverse scarpe, tutte rigorosamente tacco 12. Le uniche cose che non cambierà mai sono: Woody Allen e Star Trek, di cui è incallita fan.
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