La recensione del film La Diseducazione Di Cameron Post di Desiree Akhavan con Chloë Grace Moretz. In uscita al cinema il 31 ottobre.
Siamo nella comunità cristiana di “recupero” per adolescenti omosessuali chiamata God’s Promise.
La solita emittente radio religiosa viene per un attimo sostituita da una stazione pop che, in pieno anno 1993, manda l’inno “What’s Up?” delle 4 Non Blondes.
E’ una briciola di liberazione per Cameron Post (Chloë Grace Moretz) e compagni nella rigida routine lavacervelli dell’istituto: si balla e canta in piedi sul tavolo, in una scena tenera e coraggiosa come un primo bacio, che potrebbe diventare mascotte del Sundance Film Festival e della sua filosofia cinematografica.
Quello che diviene è, certamente, il simbolo del film La Diseducazione Di Cameron Post, adattamento dell’omonimo romanzo di Emily M. Danforth diretto dalla regista newyorkese Desiree Akhavan.
Un viaggio nell’adolescenza dell’orfana Cameron, colta sul fatto mentre prova ad esplorare le sue preferenze sessuali e spedita dai suoi tutori a God’s Promise per guarire da una malattia che non ha e che non esiste.
Con lei altre sfumature di giovanissimi “peccatori” che accettano o rifiutano la cura, fatta di esercizio fisico, canti sacri e dei mantra ripetuti all’infinito su logiche medievali di genere e di amore univoco.
L’indottrinamento non funziona però su Cameron, sarcastica quanto basta per relativizzare i diktat e per diventare la paladina del cinema indie 2018; una figura senza l’ombra di cliché che risponde alle categorizzazioni ricordando che un transitorio adolescente non sa ancora, per definizione, cosa è e cosa sta per diventare.
Smaschera le presunte sicurezze di chi è lì a mostrare il sentiero, come l’educatore imperfetto Rick (John Gallagher Jr., bravissimo), e specularmente rafforza chi sta maturando la sua identità (il coetaneo omosessuale Adam, intepretato da Forrest Goodluck, in uno straordinario rapporto tempo on screen–impatto).
Cameron è una figura non incasellabile e determinata, più da vita che da cinema, che dovrebbe risolversi ma che preferisce impiegare le energie e l’acume per fare da specchio a chi le gira intorno, consapevole con chiarezza disarmante che le risposte definitive alla sua vita non sono né nelle convenzioni, né in una Bibbia.
La Diseducazione Di Cameron Post affronta con semplice ed intelligente profondità un cosmo di dolori ed incongruenze, provando a farci assaporare il gusto dolce della scoperta dell’individualità e quello stomachevole delle ferite annesse, focalizzandosi sull’identità sessuale e sull’influenza di una società religiosamente (in)fondata.
Il film della Akhavan potrebbe essere accostato per mezzi e dinamiche ad exploit indipendenti come Juno, Lady Bird o lo scanzonato “cristiano” The Dangerous Lives Of Altar Boys, ma ne prende decisamente le distanze per la coltre di drama e di disperazione che fa calare sulle vicende; speranzose sì, in extremis, ma che non bypassa le tragiche implicazioni di un giudizio che cala su un ragazzino sedicenne.
Spogliato di retorica, critico ma rispettoso di fede, psicologia, passato, presente e futuro, La Diseducazione Di Cameron Post è un film “leggero” ma nutriente ed educativo, tanto severo quanto possibilista, permeato di momenti che prendono tanto la testa quanto il cuore. Non a caso, proprio dal suo habitat naturale Sundance, porta a casa il Gran Premio Della Giuria, liberando oltretutto la Moretz dall’angusta gabbia dell’eterna ragazzina e dai “più carina che brava”.
Curiosità: l’incredibile programma di fitness cristiano “Blessercize”, momento culto di nome e di fatto, esisteva davvero.
Voto: 7,5/10
Luca Zanovello
Responsabile della sezione Cinema e del neonato esperimento di MaSeDomaniTV (il nostro canale Youtube) Luca, con grazia e un tocco ironico sempre calibrato, ci ha fatto appassionare al genere horror, rendendo speciali le chiacchiere del lunedì sulle novità in home video, prima di diventare il nostro inviato dai Festival internazionali e una delle figure di riferimento di MaSeDomani. Lo potete seguire anche su Outside The Black Hole