Recensione del film The Reunion (Återträffen) esordio nel lungometraggio dell’artista svedese Anna Odell, in uscita al cinema il 25 ottobre 2018.

la locandina italiana del film The Reunion

la locandina italiana del film The Reunion 

Che è Anna Odell? Chi è quella ragazza dallo sguardo titubante che attira troppa attenzione quando entra nel ristorante in cui si sta tenendo la tanto attesa riunione di classe a vent’anni dal diploma? Lo scopriremo presto. Perché Anna, l’unica a comprendere quel disagio, è stata vittima di bullismo e i suoi carnefici ora sono tutti difronte a lei in evidente stato di imbarazzo. Sono pentiti dei loro gesti inconsulti? Oppure sono solo infastiditi dalla sua presenza e presto le si scaglieranno – ancora – contro?

The Reunion (Återträffen), l’esordio nel lungometraggio di Anna Odell, inizia così, in modo spiazzante e finirà imboccando un sentiero ancor meno scontato. La cena proseguirà e Anna, oggi adulta e di successo, non avrà paura di riaprire vecchie ferite e affrontare i suoi commensali.
una scena del film The Reunion (2013) - Photo: courtesy of Tycoon Distribution

una scena del film The Reunion (2013) – Photo: courtesy of Tycoon Distribution

Devo essere onesta, ero a Venezia al suo debutto, ma non sapevo chi fosse Anna Odell. E’ stata la eco del suo talento a rimediare. Il suo è un lungometraggio poco convenzionale, in anticipo sui tempi (era il 2013) e molto – molto – efficace. Perché il bullismo è argomento tornato in auge da poco anche se la prepotenza e la cattiveria ci sono sempre stati. Ne sono certa. Guardate il mio nome e potete facilmente immaginare che durante la mia gioventù ci sia stato qualche spiacevole incidente. Quindi, lo ammetto, al termine della visione di The Reunion avrei voluto abbracciare la Odell.

La regista scandinava racconta tra realtà e finzione la sua infanzia, simile a quella di molti di noi colpevoli di essere stati, per qualche futile motivo, diversi, poco conformati al branco. Ragazzini che, una volta isolati, son diventati il capro espiatorio ideale, la facile preda su cui scagliare frustrazioni con molta probabilità sviluppate entro le mura domestiche. Ma si sa, da piccoli tutta questa analisi non si fa e si subisce senza capire cosa stia capitando, spesso colpevolizzandoci e credendo di essere sbagliati. Alcuni finiscono in una spirale discendente verso un inferno fatto di antidepressivi altri, diventano introversi per autodifesa e, ironicamente, da grandi sono più solidi e lucidi degli ex-compagni, nel mentre affogati nella propria mediocrità.

Anna Odell in una scena del film The Reunion (2013) - Photo: courtesy of Tycoon Distribution

Anna Odell in una scena del film The Reunion (2013) – Photo: courtesy of Tycoon Distribution

La nostra eroina si è tramutata nel torturatore dei suoi ex-compagni oppure il tempo è stato giudice inclemente ribaltando i ruoli?

Ai miei occhi, Anna è meravigliosa. Fredda e sicura di sé, con una gran voglia di far indossare i suoi panni dismessi a un gruppo di persone crudeli che crescendo ha confermato solo la propria pochezza. D’altro canto, la vita è proprio così. E la Odell ha fatto confluire i suoi trascorsi in una pellicola in cui, dopo una prima parte portata all’estremo (forse), nella seconda (parte) ci conduce dietro le quinte in una sorta di fittizio docu-film dove racconta (sicuramente) molto di sé e molto di noi e, complice un set ristretto, toglie ossigeno allo spettatore. 

Seppur non scevro da imperfezioni (personalmente sarei stata dirompente anche nella seconda metà, che non vi svelo volutamente), The Reunion si presenta come una fotografia #nofilter del presente. Arroganti e meschini sono ovunque ma – e questa è la buona notizia – sono talmente smidollati da andare in crisi quando presi singolarmente. Perché il confronto, quello scevro di offese, spintoni e urla, fatto vis à vis, loro non lo sanno tenere. Il lavoro di Anna, nonostante le evidenti cicatrici, non vuole quindi essere un urlo disperato ma ridare speranza a chi ha subito.

Un film affilato, potente, necessario. Da vedere. 

Vissia Menza