La recensione di Soldado, il sequel di Sicario diretto da Stefano Sollima con Benicio del Toro e Josh Brolin. Tra i film in uscita al cinema il 18 ottobre 2018.

soldado poster film

la locandina italiana del film Soldado

Sono in circonvallazione all’ora di punta, più immobile della produzione di Kill Bill vol.3.
Fisso il retro dell’autobus davanti a me, su cui impera il poster di Soldado, sequel del Sicario di Denis Villeneuve (2015) affidato al nostro esperto di criminalità organizzata Stefano Sollima (Suburra e la serie Gomorra).

E’ lì che sono diretto, all’anteprima di un film molto atteso che, ammettiamolo, non catalizzerebbe tutta questa attenzione se al timone avesse un regista neozelandese. Col regista e figlio d’arte romano a dirigere le operazioni invece, proprio come quando Luna Rossa o la nazionale di curling ottengono riscontri, la sala fibrilla.

Benicio del Toro e Josh Brolin in Soldado - Photo: courtesy of 01 Distribution

Benicio del Toro e Josh Brolin in Soldado – Photo: courtesy of 01 Distribution

Il comune denominatore tra Soldado e il suo predecessore è la garanzia della penna di Taylor Sheridan, sceneggiatore (Hell Or High Water) e regista (I Segreti Di Wind River) che non ha mai sbagliato un colpo.
Tornano anche le facce sporche e le voci rugginose di Benicio Del Toro e Josh Brolin, che rispettivamente nei panni del killer Alejandro e dell’agente federale Matt Graver proseguono le loro battaglie personali, militari e politiche nel fragilissimo ed infuocato equilibrio della zona di confine tra gli Stati Uniti e il Messico: una striscia desertica dove sicari, cartelli della droga e trafficanti di “merce” varia ed eventuale prosperano e dettano legge.

L’interessante spunto del soggetto di Soldado è la sporca manovra della CIA, che organizza il rapimento della figlia sedicenne di Reyes, numero uno dell’omonimo cartello del narcotraffico messicano, per scatenare una guerra tra fazioni che possa esporle e decimarle.
La delicata operazione, in mano ai due protagonisti, viene però complicata dalla nuova ed irrinunciabile attività di frontiera, il trasferimento clandestino di immigrati dagli stenti messicani al “paradiso” a stelle e strisce.

Benicio del Toro in Soldado - Photo: courtesy of 01 Distribution

Benicio del Toro in Soldado – Photo: courtesy of 01 Distribution

Sheridan continua a indagare un’umanità con le speranze residue e in cui il male è più un pedaggio da pagare (a proposito di dogane) più o meno salato, rispetto a una libera scelta. Qui però è la sua lezione più appannata e pigra, resa più arzilla solo da un tandem di attori cubitali che da metà in poi maneggiano quasi interamente la questione e una visuale piuttosto trasversale del fenomeno narcotraffico (il boss dei boss non compare mai, lo vediamo riflesso nella distorta e squilibrata adolescenza della sua figlioletta).
Sollima timbra diligentemente il cartellino senza prendere iniziative. Jóhann Jóhannsson, nella sua ultima soundtrack, ci ricorda l’immensità della perdita.

Ma al di là di suoni stupefacenti e la saggezza di non “propagandizzare” la storia, Soldado aggiunge poco all’immaginario di Sicario e di molti altri film del genere (Traffic: Del Toro, ancora tu!), assumendo le sembianze di quell’ultimo biscotto che componi con gli avanzi della pasta frolla: non è male, ma non è il primo che ti viene voglia di azzannare.

Voto: 6/10

Luca Zanovello