Recensione di A Star is born, il nuovo film di Bradley Cooper con Lady Gaga, dall’11 ottobre al cinema.
Sembra un appuntamento fisso: ogni vent’anni un remake dell’intramontabile favola romantica A Star is born, la tormentata storia d’amore fra una promessa del mondo dello spettacolo e un divo del rock in declino. Nel 1937 William A. Wellman, nel 1954 George Cukor, nel 1976 Frank Pierson… E nel 2018 Bradley Cooper! Che sceglie un evergreen del classicismo americano e una certezza del mondo pop per debuttare alla regia. A calcare la scena con lui è infatti niente meno che Stefani Joanne Angelina Germanotta, meglio conosciuta come Lady Gaga.
Un tema scontato, un regista esordiente, una attrice improvvisata… Non si può proprio dire che il film nascesse sotto i migliori auspici. Eppure, A Star is born ha il potere di spiazzarci. E di farci sentire allo stesso tempo un po’ in colpa per averlo ammesso. Ma perchè? Forse si prova un certo senso di imbarazzo ad ammettere che la performance di Lady Gaga è stata tutto sommato convincente? Che la regia di Cooper, pur senza puntare alla luna, è caduta – appunto- sulle stelle?
Difficle dirlo… Intanto però una cosa è certa: il film, pur nei suoi semplicismi e nelle sue goffaggini, funziona! E anzi: è forse proprio in virtù di certe scelte ingenue e semplicione – tutte all’insegna delle facili contrapposizioni fra purezza e artificio / ascesa e perdizione / vita e morte – che A Star is born riesce a regalarci piccoli momenti di commozione. Tanto a noi del pubblico quanto, soprattutto, agli stessi componenti del cast.
Tra una cornice musicale e una più intimistica, Cooper e Gaga sembrano infatti quasi aver ritrovato in Jack e Ally un’occasione perduta: da cantante rock-folk lui e da attrice acqua e sapone lei – accreditata tra l’altro al film col suo vero nome di battesimo. Nonostante la loro performance ci metta un po’ ad ingranare, schiacciata sotto il peso degli stereotipi, finisce poi per regalarci due buoni interpreti e dei cantanti provetti. E questo grazie anche a un ricco lavoro dietro le quinte:
Ho provato con un coach per un anno intero, ogni giorno, testo e parole, ma per la musica è stata Gaga a darmi coraggio. Non so se canto bene, non credo, ma lei ha detto che dovevo tirare fuori il cantante che c’è in me e io l’ho fatto. Non si può controllare ciò che ci commuove e io ho sempre voluto narrare una storia d’amore. la musica per me è il mezzo di comunicazione più puro. Quindi, a un certo punto, ho solo duvuto fare un salto. Il processo di realizzazione di un film mi ha sempre interessato.
Che altro aggiungere alle parole di Cooper? Che il salto l’ha fatto e tutto sommato l’ha fatto bene; anche se non a pieni voti, possiamo senz’altro considerare promossa la sua prima prova alla regia. Con una sceneggiatura che sta in piedi anche (e forse soprattutto) grazie all’aiuto di Eric Roth – la penna dietro Forrest Gump – e una composizione musicale che deve molto all’orecchio, oltre che di Gaga, di Mark Ronson, il dramma romantico di Cooper comunque non sfigura tra i competitors del Fuori Concorso veneziano. Che la love-story più famosa di Hollywood sia ora pronta per il suo quinto remake? Per i curiosi dall’11 ottobre nelle sale!
Alessandra Del Forno
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Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.