Un commento a Cosmo, il libro di Witold Gombrowicz tra le letture consigliate di questo autunno 2018.

Un graditissimo quanto inaspettato regalo addolcisce il mio avanzare negli anni, un libro all’altezza di una tappa importante della vita, Cosmo di Witold Gombrowicz ultimo romanzo pubblicato nel 1965 dal più grande scrittore polacco del Novecento, proposto in una nuova traduzione del 2017 da Il Saggiatore, l’accompagna uno straordinario commento intitolato L’ordine della follia di Francesco M. Cataluccio.

La copertina di Cosmo di Witold Gombrowicz

La copertina di Cosmo di Witold Gombrowicz

Gombrowicz nasce a Małoszyce nel 1904, vive a Varsavia fino all’inizio della prima guerra mondiale, quindi trascorre 24 anni di esilio volontario a Buenos Aires per poi tornare in Europa, dapprima a Berlino e in seguito a Vance in Francia dove muore nel 1969, una vita internazionale vissuta intensamente che ci ha regalato numerose opere eccelse.

Ho tra le mani un libro che mi cambierà la vita, lo so, ma nel timore di non saperlo affrontare con uno sguardo adeguato, inizio a leggere L’ordine della follia in appendice, un testo illuminante e profondo che mi indirizza sulla strada giusta e che riporta anche la trama di Cosmo scritta dall’autore stesso, una rarità: 

“Cosmo è la semplice relazione di un semplice studente che racconta le proprie avventure. Lo studente prende alloggio in una pensione dove conosce due donne: la bocca dell’una è deformata da un incidente automobilistico, quella dell’altra è bella, e queste due bocche si associano tra loro fino a diventare un’ossessione. Lo studente ha anche visto un passero impiccato a un fil di ferro e un bastoncino appeso a un filo … e tutto questo, un po’ per noia, un po’ per curiosità, un po’ per amore, un po’ per passione violenta, comincia a trascinarlo verso una certa azione … alla quale, non senza un certo scetticismo, si lascia andare. […] Cosmo ci fa entrare per vie ordinarie in un mondo straordinario, anzi dietro le quinte del mondo.”

Sto per avventurarmi in una storia singolare, mi getto tra le parole con entusiasmo trovandomi fin dalle prime battute in una prospettiva nuova, “dietro le quinte del mondo”, catapultata in una realtà che avanza a braccetto con l’immaginazione e spinge il lettore in un’insolita decodificazione dei fatti, mi appassiono e divoro con alacrità le pagine, una via l’altra, sentendo di arricchirmi ad ogni minuto che passa.

Leggo e sorrido incredula, leggo e fantastico con la mente sempre più avida di sorprese, quando tutto d’un tratto l’occhio destro scivola via dalla pagina e si sofferma su una linea impercettibile in un angolo del soffitto, o mio Dio, sto forse immedesimandomi in Witold e Fucks, i due studenti protagonisti della storia, sempre a caccia di segni e particolari da decifrare.

Una riga tra le ombre, un puntino scuro tra due graffi nella parete, una scalfittura sulla mensola e più in là una freccia che mi sta indicando qualcosa, una penna sopra al tavolo con la punta rivolta verso la finestra, scosto le tende e mi fermo all’improvviso, è proprio così, mi sto comportando come loro, in cerca di indizi in una realtà plasmabile a nostro piacimento, forse per noia, come suggerisce Gombrowicz, o, chissà, per uno sconfinato spirito d’osservazione che ingigantisce i particolari e mette ordine ( Cosmos ) nel disordine.

“ Quante frasi si possono comporre con le ventiquattro lettere dell’alfabeto? Quanti significati si possono ricavare da centinaia di sterpi, zolle e altre cianfrusaglie? Anche le assi del capanno e il muro trasudavano pletora e ridondanza.”

Ormai son parte di questa strana famiglia di albergatori, Leon, il padre con il suo linguaggio misterioso, Pallina, la madre indaffarata, Lena, la seducente figlia da poco sposata con Ludwik, una giovane coppia che suscita una curiosità morbosa negli ospiti, al limite dell’ossessione, e che dire di Katasia, la cugina dalla bocca deturpata da un brutto incidente

ah, quante riflessioni!

Stimolata da una scrittura travolgente, sforo la barriera della realtà e mi accosto ai due giovani studenti, mi aggrego a loro euforica e mi lascio coinvolgere con entusiasmo in questo romanzo inconsueto che a tratti pare un poliziesco e a tratti una fiaba contemporanea.

Ci incamminiamo in una mappa immaginaria costellata da improbabili bocche legate tra di loro, un passero impiccato, linee oblique che diventano frecce, indizi, tracce da seguire a passo felpato di notte nel bosco o lungo tetri corridoi, attratti dal retro degli oggetti, quasi fosse questo il vero senso della realtà come ci suggerisce Gombrowicz che ci forza a spostare il punto di vista osservando e collegando linee immaginarie, mio Dio, quante fissazioni, ma chi non le ha.

“Il passero! Il passero! La verità – andavo pensando nella mia distrazione – era che in realtà non m’importava né di Fucks né del passero, ma che trovavo molto più interessante la bocca … Quindi lasciai perdere il passero per concentrarmi sulla bocca, ed eccomi in una specie di partita a tennis, il passero mi rimpallava alla bocca, la bocca al passero, stavo tra il passero e la bocca, l’uno si nascondeva dietro l’altra: nell’attimo stesso in cui mi precipitavo ad afferrare la bocca, quasi l’avessi persa, già sapevo che dietro quel lato della casa c’era il lato opposto, e che dietro alla bocca c’era il passero penzolante solo soletto …”

Leggo e getto al vento le apparenze, leggo e mi inabisso in una visione grottesca della vita sguazzando a mio agio nelle viscere della creatività, grazie Gombrovicz e grazie a Diana che me lo ha fatto conoscere.

Proseguo a vivere in un mondo da riordinare tra segni da interpretare, ora sì che ho un bel daffare!

Elisa Bollazzi

SCHEDA LIBRO

Cosmo di Witold Gombrowicz a cura di Francesco M. Cataluccio

Copertina flessibile: 236 pagine
Editore: Il Saggiatore (20 aprile 2017)
Collana: La cultura

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