GHOST STORIES: il cervello vede quello che vuole vedere

Recensione del film Ghost Stories, l’horror con Martin Freeman in home video dal 6 settembre 2018.

il poster del film horror Ghost Stories

Dai teatri inglesi al grande schermo, l’originale opera Ghost Stories di Jeremy Dyson e Andy Nyman approda in dvd e blu-ray con Midnight Factory. Diventando senza dubbio una delle chicche horror dell’anno (del resto, quanti film dell’orrore possono vantare un lignaggio teatrale?), anche per merito dell’accurato lavoro in prima persona dei due autori sia a livello di adattamento che di regia.

E’ la storia, largamente ibrida, del professor Goodman (lo stesso Nyman), conduttore del programma tv “Truffe Paranormali”, specializzato nei pragmatici smantellamenti di presunti eventi soprannaturali. E del mandato, ricevuto dal suo leggendario mentore, che consiste nello sbrogliare tre casi che ancora lo tormentano e che rimangono privi di spiegazione.
Con la sua valigia piena di scetticismo Goodman affronta nell’ordine presenze che infestano un maniconio dismesso e il suo guardiano, le visioni sataniche di un adolescente paranoico e il poltergeist che stravolge la casa e la vita di un gentleman inglese (Martin Freeman).
Uscendone, evidentemente, con opinioni molto più possibiliste.

Martin Freeman in una scena del film Ghost Stories – Photo: courtesy of Midnight Factory

Ghost Stories realizza così i suoi tre passi nel delirio, che non sono (solo) il mascheramento di un’antologia ad episodi incorniciati, ma che si unificano ingegnosamente atto dopo atto.
In un riuscito dualismo tra fantasmi e stress post-traumi, che si accavallano diventando forse la stessa paura; una paura tremendamente britannica, salace ed elegante, tinta di impareggiabile ironia grazie soprattutto a Freeman, indiscusso fiore all’occhiello del film.

Lo humour non disperde però le inquietudini di Ghost Stories, quel senso di qualcosa che non va che si instilla anche nel peggior Dana Scully alla visione.
Questo effetto emerge soprattutto nel crescendo dark e surreale, che ha la sua migliore espressione nel terzo ed ultimo episodio, preso a sé stante un vero gioiello di spaesamento horror, metafisico e metaforico.

una scena del film Ghost Stories – Photo: courtesy of Midnight Factory

Ma è in tutto il tragitto che Ghost Stories costruisce il suo successo, giocando crudelmente e in maniera peculiare con i dubbi e le certezze inerenti la teoria paranormale, le ossessioni di chi vuole confermarla o confutarla. Sottolineando che nessuno sa o può sapere tutto e per certo.
Fotografia di Ole Bratt Birkeland (L’Ospite, American Animals) di un’ “inglesitudine” rara, fuochi utili e di grande classe.

Extra: due scorribande sul set, “La Casa” e “La Brughiera”, e la divertente clip “Di Cosa Hai Paura?” che sonda fobie e traumi passati del cast, oltre ad un’Intervista a Dyson e Nyman, che definiscono il loro gioiellino come un “tributo agli anni settanta, l’età dell’oro del cinema horror inglese”.

Voto: 7/10

Luca Zanovello

 

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