La recensione di Hatzlila , il film di Yona Rozenkier in anteprima al Locarno Festival 2018.

un’immagine del film Hatzlila - Photo: courtesy of Locarno Festival

un’immagine del film Hatzlila – Photo: courtesy of Locarno Festival 

Le tensioni israelo-palestinesi viste dalla prospettiva di uno sperduto kibbutz israeliano dove tre fratelli, diversi di indole ma accomunati da un background militare, si ritrovano per dare l’ultimo saluto al padre appena defunto.
Uno di loro è stato congedato dall’esercito e si è stabilito in città, un altro combatte ancora con fanatismo e rancore, mentre il più giovane di loro, Avishai, si arruolerà l’indomani.

Per esaudire l’ultima volontà paterna il trio si riavvicinerà, fra ruggini passate e diverse vedute su quella guerra che attraverso ogni notiziario, avvisi missili trasmessi via sms e inevitabili perdite care, si insinua in tutte le abitazioni.

un’immagine del film Hatzlila - Photo: courtesy of Locarno Festival

un’immagine del film Hatzlila – Photo: courtesy of Locarno Festival

Hatzlila, opera seconda del regista Yona Rozenkier, parla della guerra senza mostrarla, la fa percepire attraverso le cicatrici di un piccolo villaggio apparentemente remoto e immune al conflitto, nonché a postumi e prodromi che esso implica e imprime nella mente e nelle scelte di tre ragazzi.

La loro caratterizzazione è minuziosa e fa riflettere sull’ampio raggio (ed altrettanti fallimenti) delle possibilità di coping, di fare fronte ad uno scenario disumano; se il “piccolo” Avishai è la figura più toccante, comprensibilmente incapace di razionalizzare il dovere imposto, suo fratello congedato rappresenta lo specchio più oscuro e incrinato dell’annullamento e dello stress post-traumatico.

Nonostante tutto questo tuttavia, Rozenkier riesce nella sensibile impresa di veicolare queste riflessioni senza abbattere i toni del film, che sa anche ridere e sorridere di dinamiche familiari, eredità e di quelle forzate sdrammatizzazioni che servono per andare avanti.

un’immagine del film Hatzlila - Photo: courtesy of Locarno Festival

un’immagine del film Hatzlila – Photo: courtesy of Locarno Festival

Su tutte, nella scena più “Sundance” (in senso positivo) di Hatzlila, il momento in cui l’interfono destinato alla sirena che annuncia i bombardamenti viene utilizzato per diffondere a tutto volume una hit dance degli ABBA: un abbraccio al villaggio, una comfort zone di qualche minuto per uscire a guardare il cielo senza la solita paura.

Scritto con ruvida e quotidiana poesia, Hatzlila guarda ad un tema abusatissimo con abito originale, mettendo in moto gli ingranaggi cerebrali senza sovraccaricarli.
E’ crudo ma azzeccato anche il velato parallelo tra guerra e caccia, tra animale usato e gettato e quelle “casualties” che ogni battaglia mette sull’insensato altare.

Voto: 7/10

Luca Zanovello

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