Recensione di A Land Imagined, il film di Yeo Siew Hua in Concorso al Locarno Festival 2018.

un’immagine tratta dal film A Land Imagined - Photo: courtesy of Locarno Festival

un’immagine tratta dal film A Land Imagined – Photo: courtesy of Locarno Festival

Un solitario operaio che lavora in un cantiere edile a Singapore sparisce nel nulla, dopo aver conosciuto un misterioso “troll” su internet.
Un detective più solitario di lui, stanco e insonne, accetta il caso e si mette sulle sue tracce, sulla costa meridionale della città-stato invasa da dilaganti speculazioni edili.
L’indagine toglie il velo dalla miseria e dalla condizione sociale dei lavoratori, mentre in una Singapore liricamente noir realtà e sogno diventano un allucinato unicum.

E’ A Land Imagined, secondo lungometraggio del precoce talento Yeo Siew Hua, definito (a ragione) “il film più misterioso” in lizza nel Concorso Internazionale a Locarno.
Ma non solo: potrebbe essere con ottime probabilità anche il migliore.
un’immagine del film A Land Imagined - Photo: courtesy of Locarno Festival

un’immagine tratta dal film A Land Imagined – Photo: courtesy of Locarno Festival

Frutto di una convergenza ispiratissima di molti fattori, tra i quali spicca però la storia creativa e sentita del giovane regista, che miscela con coraggio la struttura tipica del film investigativo con l’elemento onirico e metafisico.

E tanto per aumentare il coefficiente di rischio frittata, Yeo innesta il suo racconto enigmatico in un contesto sociale che vede e conosce, lo sfruttamento degli operai e l’indiscriminata espansione industriale nella sua Singapore. Con maturità, l’autore schiva le trappole e parla di uno spaccato altrimenti muto e mesto, proprio come le facce dei bengalesi sottopagati e tenuti “in ostaggio” al cantiere.

un’immagine tratta dal film A Land Imagined - Photo: courtesy of Locarno Festival

un’immagine tratta dal film A Land Imagined – Photo: courtesy of Locarno Festival

A Land Imagined cambia forma e talvolta diventa qua e là un po’ sfuggevole ed evasivo, specchiato in gingilli esistenzialisti, ma mantiene un’identità forte, camaleontica e personale; anche grazie alla fotografia sontuosa (nell’elegantissima tradizione orientale) di Hideho Urata, che uniforma e solleva di forza il film nei momenti di stallo.
Che sono pochi e perlopiù riguardanti la bozza di love story tra il protagonista e un’ambigua coetanea (Luna Kwok, magnetica), in mezzo ad una marea di suggestioni, atmosfere e mosse felpate e disinvolte riuscite in toto.

Da vedere e provare a decifrare.

Voto: 7,5/10

Luca Zanovello

n.d.r. se volete scoprire gli altri articoli dedicati a #Locarno71 un clic qui

L’incontro col pubblico di cast e regista del film A Land Imagined - Photo credit: Luca Zanovello

L’incontro col pubblico di cast e regista del film A Land Imagined – Photo © Luca Zanovello