La recensione di BlacKkKlansman, il nuovo film di Spike Lee in anteprima al Locarno Festival 2018 e al cinema dal 27 settembre. 

Un’immagine del film Blackkklansman - Photo: courtesy of Locarno Festival

Un’immagine del film Blackkklansman – Photo: courtesy of Locarno Festival

Come si passa da un periodo di siccità artistica, coronato dagli sciagurati Oldboy (2013) e Il Sangue Di Cristo (2014), al Grand Prix della giuria a Cannes 2018?
Il tutorial non chiedetelo ad Aranzulla, ma a Spike Lee, che con BlacKkKlansman e la sua incredibile storia vera inverte il trend e ritrova un po’ dell’ispirazione perduta.

Un po’ ma non troppo: con perfezione tecnica e qualche falla concettuale, il regista di Brooklyn celebra l’incredibile e ardita missione del poliziotto del Colorado Ron Stallworth (John David Washington), che sul nascere degli anni settanta riuscì ad infiltrarsi nella cellula locale del nascente Ku Klux Klan e a fornire preziose informazioni sulle dinamiche dell’”Organizzazione”.

Un’immagine del film Blackkklansman - Photo: courtesy of Locarno Festival

Un’immagine del film Blackkklansman – Photo: courtesy of Locarno Festival

La cornice sociale è quella della middle America “costretta” a fare i conti con l’integrazione razziale e fomentata da due fazioni infiammate dalle rispettive battaglie. Così le forze dell’ordine, di netta maggioranza bianca, cercano di placare tanto le rivendicazioni dei Black Panther quanto la contropropaganda sotterranea del KKK e finiscono per essere odiati bipartisan.

E’ così quasi suicida la missione coordinata da Stallworth e materialmente eseguita dal collega Flip Zimmerman (Adam Driver), che tuttavia Spike Lee racconta evitando deliberatamente azione e tensione, procedendo a velocità di crociera sulla corsia di una storia light tinta generosamente di ironia, estremizzazioni caricaturali e riferimenti al cinema di genere.

Con la blaxploitation in testa, Spike Lee è l’uomo giusto per ricreare estetica, sonorità ed atmosfere della cultura nera di inizio 70s (riferimenti, un po’ didascalici, a Shaft, Super Fly e Pam Grier), cosa che infatti funziona e affascina. I due attori protagonisti, allo stesso modo, si fondono perfettamente nell’integrata figura del nobile poliziotto che antepone l’uomo e il dovere assoluti alle battaglie personali e sociali.

Un’immagine del film Blackkklansman - Photo: courtesy of Locarno Festival

Un’immagine del film Blackkklansman – Photo: courtesy of Locarno Festival

Sulla lunga distanza – stiamo parlando di oltre 140 minuti – BlacKkKlansman accumula però qualche contraddizione umorale di troppo, mischiando superflua denuncia contemporanea alla cronaca, guizzi di rivisitazione caricaturale ad immancabili riferimenti trumpisti. E sconfessando un po’, con toni ilari (alcuni direbbero Lansdale-iani, io dico mal calibrati), la rabbia e il furore di alcune dinamiche.
Alla fine la costruzione narrativa si annacqua ed ibrida eccessivamente, l’indirizzo del navigatore Lee non è chiaro.

I momenti migliori di BlacKkKlansman, quelli che rimangono, sono quelli paradossali, incidentali, che fanno ridere; ma resta la sensazione che una “commedia degli equivoci” o una rievocazione della faccenda non fossero (solo) quello che il regista aveva in mente.

Voto: 6/10

Ndr. Un clic qui per scoprire tutti i nostri articoli dedicati a Locarno 2018. 

(continua dopo il trailer)

Dal 16 gennaio 2019 BLACKkKLANSMAN è disponibile in home video in 4 differenti formati, 4K (+ Bluray), Bluray, Steelbook Bluray e DVD.

Tutte le versioni offrono lo stesso, magrolino menu di extra, composto da una featurette di 5 minuti Un film di Spike Lee, che regala poco valore aggiunto se non una breve apparizione del vero Ron Stallworth ed un trailer esteso del film sulle note di Mary Don’t You Weep di Prince.
Un bottino piuttosto deludente per un’uscita attesa dai collezionisti e che, nomination alla mano, sarà hot topic agli imminenti Oscar 2019.

Luca Zanovello