La recensione di Skyscraper, nuovo film di R. M. Thurber con Dwayne Johnson dal 19 luglio al cinema.
Dopo le prove generali di Una spia e mezzo, ecco che Rawson Marshall Thurber e Dwayne Johnson sono ora pronti a fare sul serio: un budget di 125 milioni di dollari, un plot che strizza l’occhio a un pilastro dell’action movie, Trappola di cristallo, e un pacchetto di effetti speciali in omaggio. Non c’è che dire: Skyscraper ha tutti gli ingredienti per essere un blockbuster di successo. E probabilmente lo sarà. Anche se la scelta di confezionare un simile prodotto all’indomani della tragedia della Grenfell Tower di Londra lascia un che d’amaro in bocca.
Eppure, in un mondo dove la finzione cinematografica non deve per forza qualcosa ai fatti di cronaca, Skyscraper si presenta come un prodotto estremamente godibile. Lineare la trama, calzanti le musiche di suspense, simpatici i dialoghi. Thurber non rinuncia alla sua vena umoristica e, soprattutto nei momenti di maggiore tragicità, da il meglio di sè. Finiamo quindi per sorridere di un The Rock costretto a sfidare la turbina di un grattacielo munito solo di un tendaggio e di una protesi bionica. Finiamo per sorridere in realtà di tutta una serie di situazioni improbabili che il nostro eroe è costretto a vivere per vincere quella che a tutti gli effetti si configura come una monumentale escape room di 240 piani.
In una Hong Kong dominata dalla tecnologia, dal design aerodinamico, da invincibili sistemi di sicurezza, ecco il trionfo dell’uomo (apparentemente) comune, del buon padre di famiglia dominato dall’amore per i suoi figli. E per sua moglie. Quasi una The Rock al femminile, Neve Campbell è infatti un ex medico militare capace non solo di salvare i suoi figli dalle fiamme, ma di mettere KO anche la peggiore delle criminali giapponesi. Insomma, forte del suo montaggio alternato, quello di Skyscraper è un universo vulcanico senza esclusione di colpi. Specialmente quelli sferrati dall’intelligenza artificiale: è fra questa e la mente umana che alla fin fine si svolge la battaglia decisiva.
Insomma, sorto sulle fondamenta di certa cronaca nera e di certi masterpiece americani (che l’ultima sequenza sia un tacito omaggio a Orson Welles?), Skyscraper dà l’idea di essere proprio come il grattacielo che vuole rappresentare: un prodotto collaudato nella forma, dal grande impatto visivo, ma costantemente minacciato dalle fiamme del classicismo americano al suo interno. Dietro il titanismo dell’impresa si nasconde infatti la più ingenua delle celebrazioni: quella della morale dei buoni sentimenti, della virtus paterna. Tuttavia, se anche voi siete curiosi di scoprire come lo scotch possa salvarvi da momenti più difficili dell vita e, soprattutto, non vedete l’ora di farvi portare dalle spalle di The Rock nella scalata all’olimpo dell’hi-tech giapponese, allora non perdetevi questo film: da oggi nelle sale!
Alessandra Del Forno
Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.