La recensione di Big Fish & Begonia, il nuovo film d’animazione cinese dal 21 giugno 2018 nei nostri cinema.
Con “soli” due anni di ritardo rispetto alla distribuzione cinese, ecco finalmente arrivare anche in Italia l’attesissimo capolavoro del B&T Studio: Big Fish & Begonia. Nato come cortometraggio, il film ha potuto poi evolversi in lungo (105 minuti) grazie a una felice politica di crowfonding e a un’attenta lavorazione durata 12 anni. Le menti dietro il successo di questo piccolo capolavoro sono Liang Xuan e Zhang Chun, fondatori del B&T Studio, nonchè registi e sceneggiatori del film. Ispirato all’antica mitologia taoista. L’opera propone la storia di una ragazzina, Chun (lett. Begonia), che tenta di tutto pur di salvare la vita a un ragazzo, Kun, verso cui ha contratto un eterno debito riconoscenza. Aiutata in questo da un amico, Qiu, e da diversi animali fantastici, Chun finirà per mettere a rischio l’incolumità del mondo in cui vive: un mondo altro, una città incantata cresciuta sotto il livello del mare.
Proprio come nel film di Miyazaki, anche in Big Fish & Begonia si muovono personaggi grotteschi, conturbanti, a metà strada fra il bene e il male: ecco intravedere un che di Yubaba nell’avidità della signora delle anime, un che dello Spirito del Ravanello nel traghettatore del cielo, un che dei ragni di Kamaji nei topini sottomessi alla volontà della custode degli spiriti malvagi. Impossibile non intravedere anche le stesse indimenticabili sembianze di Haku in quelle del dragone delle acque. In questo mondo, così vicino a certe atmosfere magiche dello Studio Ghibli, non c’è posto per gli affetti ottusi degli adulti. Rilegati a una dimensione di incomunicabilità, quando non di vero e proprio sabotaggio, i genitori del film sembrano lasciare tutta l’epicità dell’azione ai loro figli. Con estremi atti di coraggio, di gratitudine, d’amore, due ragazzini di 16 anni tessono sulle note di Yoshida una trama ricca, delicata, bellissima, da seguire con trasporto (e commozione) fino ai titoli di coda.
Big Fish & Begonia è una vera e propria gemma dell’animazione cinese, una piccola punta di diamante da non lasciarsi in alcun modo sfuggire. Con un prezioso insegnamento di fondo – quanto siamo disposti a sacrificare per coloro che amiamo? – e un’incredibile potenza poetica, certe sequenze del film – la nonna Fenice addormentata tra le braccia (o meglio: i rami) del marito per citarne solo una – sono destinate a fare storia. Se avete amato a suo tempo La città incantata e non avete dimenticato l’epicità (biblica) de Il principe d’Egitto, allora non perdete tempo: fronteggiate i problemi della piccola distribuzione e correte a vedere questo film. Dal 21 giugno al cinema!
Alessandra Del Forno
Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.
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