Alla scoperta della mostra dedicata al fotografo e artista svizzero Balthasar Burkhard, al Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano fino al 30 settembre 2018.

Abbiamo accennato la scorsa settimana a una doppia inaugurazione ai primi di giugno: due musei ticinesi hanno alzato il sipario sulle proprie temporanee estive coordinandosi al minuto. Un’esperienza curiosa che ci ha permesso, nell’arco di una mattinata, di avvicinarci a due artisti svizzeri, che sono riusciti a eccellere in due momenti differenti ognuno nel proprio ambito. Dopo aver approfondito le abilità scultoree di Carl Burckhardt, grazie alla retrospettiva al Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, oggi ci spostiamo al Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) di Lugano per conoscere il fotografo Balthasar Burkhard.

Balthasar Burkhard Loewe (Leone) 1996

Balthasar Burkhard, Loewe (Leone), 1996
Estate Balthasar Burkhard © Estate Balthasar Burkhard, 2018

Balthasar Burkhard.

A parte i cognomi, che alle nostre orecchie suonano davvero simili, i due signori non hanno un legame. Balthasar Burkhard (Berna, 1944-2010), è stato un fotografo che è riuscito ad attuare una piccola rivoluzione nel proprio campo e a ritagliarsi una dimensione tutta sua. E di dimensioni è proprio il caso di parlare: la mostra attualmente al LAC si sposta di epoca in epoca offrendo una bella selezione di scatti di grande formato. Al 95% regna il bianco e nero, con varie sfumature di grigio, su diversi supporti, talvolta ricreando gli ambienti di personali tenutesi in passato, altre volte portandoci intorno al mondo. All’ultimo corner, invece, irrompe il 5% di colore: è quasi un adieu fatto con un contrasto di toni intensi e vividi su sfondo nerissimo. Un effetto elegante e dirompente che corona una carriera dalle evidenti evoluzioni e soddisfazioni.

L’esposizione allestita al piano -1 del MASI LAC, visitabile sino al 30 settembre 2018, è, infatti, un viaggio in ordine cronologico che omaggia i successi raggiunti dall’artista, ed è l’ultima tappa di un tour che ha toccato il Museum Folkwang di Essen (fino al 14 gennaio 2018) e il Fotostiftung e Fotomuseum di Winterthur (10 febbraio – 21 maggio 2018). Sebbene quanto visibile a Lugano sia la versione più sintetica di ciò che si è potuto ammirare nelle sedi precedenti, il percorso riesce a non trascurare alcun momento saliente del curriculum di Burkhard.

Jean-Christophe Ammann, Untitled (Balthasar Burkhard)

Jean-Christophe Ammann, Untitled (Balthasar Burkhard) USA, 1972
© Estate Balthasar Burkhard, 2018

Dal documento alla fotografia monumentale.

Si parte dagli anni ’60, dagli esordi, dall’apprendistato nel mondo del reportage, per passare subito alla cronaca della scena artistica internazionale andando, ad esempio, a Documenta 5 nel 1972, insieme al celebre curatore Harald Szeemann.
Poi si torna a casa per esplorare il sodalizio con Markus Raetz, che segna l’inizio delle foto su tela. Sono immagini enormi, ambigue, che si contraddistinguono per la loro morbidezza e per la particolare contaminazione che creano tra le arti.

Non si dimentica neppure la parentesi americana, con le velleità attoriali finite nel nulla, che ci regala preziosi autoscatti. Tra le sorprese, le riproduzioni degli allestimenti alla Kunsthalle di Basilea nel 1983 (nella foto sotto la serie Das Knie, il ginocchio), e al Musée Rath di Ginevra nel 1984. Impossibile rimanere indifferenti a quei corpi ingigantiti e dal forte impatto scenografico!

uno scorcio dell’allestimento della mostra su Balthasar Burkhard al MASI LAC Foto © MASI Lugano - Studio Pagi

Balthasar Burkhard – Installation views
© Photo MASI Lugano – Studio Pagi

Dalle foto-istallazioni si salta quindi ai ritratti che, soprattutto quelli degli animali, ricordano la tradizione ottocentesca (il Leone in copertina, ne è un esempio). E, in dirittura d’arrivo, si approda ai famosi paesaggi (urbani e naturali). Siamo a metà degli anni ’90, le immagini sono grandissime ed emozionanti. Talora paiono respirare, in altri casi emanano una sensualità inattesa (come l’onda di Normandie 01 qui sotto). Ovviamente, dicevamo in apertura, sino all’ultimo angolo ad imperare è il bianco e nero con quell’allure unica che da sempre lo contraddistingue.

A visita conclusa, la sensazione è che Burkhard abbia vinto la sua scommessa. Ha sganciato la fotografia dai classici formati e dalle collocazioni abituali, e ora, per la prima volta, tanta determinazione, e creatività, viene onorata con una retrospettiva avvolgente, in un certo senso immersiva, da non perdere.

Vissia Menza

Balthasar Burkhard, La Vague, Normandie 01, 1995, Stampa alla gelatina d’argento 115 x115 cm - Museum Franz Gertsch, Burgdorf © Estate Balthasar Burkhard, 2018

Balthasar Burkhard, La Vague, Normandie 01, 1995
Museum Franz Gertsch, Burgdorf © Estate Balthasar Burkhard, 2018

 

INFORMAZIONI UTILI
Balthasar Burkhard Dal documento alla fotografia monumentale

10 giugno – 30 settembre 2018
Museo d’arte della Svizzera italiana, sede LAC Lugano Arte e Cultura
Piazza Bernardino Luini 6, Lugano (Svizzera)
Orari: da martedì a domenica 10:00 – 18:00 | Giovedì aperto fino alle 20:00 | Lunedì chiuso
Mappe, biglietti, news, approfondimenti sul sito www.masilugano.ch

 

Foto: si ringrazia l’ufficio stampa per il gentile supporto