La recensione del libro illustrato Le vacanze di Robert Doisneau e Daniel Pennac, tra le letture consigliate di questa estate 2018.
Parlare di vacanze in un momento storico così complesso, agitato da plumbee conflittualità, sembra una bizzarra sfida al buonsenso ma se il racconto festoso parte da due incantevoli e riflessive personalità dell’arte e cultura francese, portarlo alla luce diventa un obbligo morale.
Robert Doisneau (1912-1994) e Daniel Pennac, il fotografo che ha immortalato frammenti di vita parigina e lo scrittore che ha fatto della sua capitale l’indimenticabile involucro e sfondo del ciclo di Malaussène, aprono a un delizioso ritratto multiplo di famiglia vacanziera in un esterno, sospeso tra parole d’inchiostro e sfolgoranti immagini.
Doisneau/Pennac Le vacanze (Edizione italiana L’ippocampo, Milano, 2017, 19,90 Euro) è un agile libro illustrato dal nobile bianco e nero dell’autore del celebre bacio all’Hotel de Ville, intervallato da un flusso spensierato su carta di rara dolcezza e bonaria ironia. Pagina dopo pagina, prendono vita volti ansiosi e sorridenti che affollano le strade di macchine e bagagli verso mète popolate dal sole estivo, treni stipati di cuccioli vivaci in attesa di essere abbracciati dai loro affettuosi nonni, frutta divorata a morsi e fiaschi di vino versati su litorali popolosi, tra specchi d’acqua e ciuffi d’erba contadina. Quello che viene catturato in 87 pagine è il momento delle ferie della classe popolare francese a cavallo di un trentennio, dagli anni ’30 ai ’60, nel pieno del fulgore post bellico, passato con incrollabile e invidiabile ottimismo.
Nulla di lontanamente paragonabile alla carica di tediose diapositive da villaggio turistico o incessanti pubblicazioni da social network, sterili addizioni che non lasceranno traccia alcuna nel nostro futuro, perché annegate dalla vasta banalità della ripetizione. Daniel Pennac raccoglie le fila di questa rievocativa carrellata e costruisce, con il suo inconfondibile acume e accento da romanziere, storie su storie dando voce a sconosciuti che da semplici ed eleganti flashback diventano pura testimonianza di un’epoca e di uno spensierato stile di vita. Indulgente quanto preciso è lo sguardo della macchina fotografica, altrettanto indulgente e preciso è quello del narratore che imprime a questa colorata umanità vivaci accenti emotivi
Che cos’era l’estate, Léo, prima che lei la inventasse?
Era semplicità, innanzitutto, vissuta con allegria da ignari protagonisti che mescolano le loro semplici avventure ai nostri ricordi, vissuti in prima persona o sfumati dalle narrazioni di genitori e parenti, che si sovrappongono a un mondo arcadico, meravigliosamente imperfetto e oramai scomparso come il telefono a gettoni o i retini da pesca in mano a paffuti bambini. La sempre eccellente traduzione di Yasmina Melaouah, angelo custode linguistico di tutte le pubblicazioni italiane di Pennac, riesce a trasmettere il divertito e divertente punto d’osservazione autoriale e l’affettuoso omaggio al lavoro del suo amico, scomparso nel 1994.
Insieme al primo volume della collana, Vita di famiglia, Le vacanze concludono una breve e luminosa saga satura di giorni felici, quelli che vorremmo ancora ritrovare, tra scatti color seppia e occasioni perdute, sotto il cielo d’agosto.
Silvia Levanti