Da storia a storia: «Il meglio di me» di Nicholas Sparks

La recensione del romanzo Il meglio di me di Nicholas Sparks, tra le letture consigliate di questa estate 2018

Quando leggo una storia, mi immedesimo nei personaggi e mi vengono, poi, in mente, delle altre vicende. Credo che sia questo lo scopo per cui si scrivano romanzi: condividere delle emozioni, in modo che chi legge si rispecchi nella storia, la faccia sua e, magari, ne tragga degli insegnamenti.

Ho divorato in due giorni Il meglio di me di Nicholas Sparks, del resto lui è una sorta di mostro sacro per le donne romantiche e malinconiche come me.

Odio, infatti, chi parla male dei romanzi rosa, pensando di considerare questo genere una sottospecie di lettura per casalinghe frustrate. Scrivere d’amore non è facile, soprattutto perché l’amore ormai non è più raccontato in modo scontato: lei, lui, l’altro.

Nelle storie come questa di Sparks c’è sempre molto di più.

Lui ce lo aveva già anticipato con “Le pagine della nostra vita” o “Le parole che non ti ho detto” oppure “I passi dell’amore” o “Come un uragano” – giusto per citarne alcuni che sono diventati anche dei film meravigliosi – che per raccontare una storia d’amore ci vuole molta abilità. La vita, infatti, è incredibilemente complessa e Nicholas Sparks centra anche questa volta il tema delle scelte.

Amanda sceglie di andare al college e seguire la strada che la famiglia avrebbe già deciso per lei, abbandonando il suo amore giovanile, Dawson, uno di quei ribelli fighissimi che chiaramente piacciono alle adolescenti di buona famiglia (e non solo, piacciono e basta). Amanda lo ama perdutamente e vede in lui la possibilità di essere felice, seppure mangiando pane e cipolle finchè morte non ci separi. Ovviamente, costretta dalla madre e da Dawson stesso, si sente obbligata a seguire il suo destino: allontanarsi dalla cittadina di Oriental, nel North Carolina per frequentare il college.

Il povero Dawson, distrutto dal dolore anche per averla lasciata andare “Stiamo parlando della tua vita… io non ho niente… sto dicendo che i tuoi genitori hanno ragione, torna a casa”, è come se smettesse di vivere da quel momento in poi, anche perché paga a caro prezzo il fatto di appartenere alla famiglia Cole. Le vicende familiari, ma soprattutto le rivalità coi cugini sono i motivi di allontanamento definitivo di Dawson dal paese: il destino lo porta a lavorare in solitaria sulle piattaforme petrolifere e convivere costantemente con un grossissimo dolore, un senso di colpa per una tragica fatalità, che lo renderà certamente più sensibile e provato agli occhi di Amanda, che rivede anni dopo.

Fin qui sembra una “normale” trama da romanzo rosa, in realtà ci sono tre famiglie implicate in questa storia e un punto centrale: l’amico Tuck. Sparks è sapiente nel tenere le fila dei personaggi, le storie si intrecciano in modo perfetto, senza far perdere al lettore nessun passaggio. La scrittura è ritmata e precisa, poche descrizioni emotive dei luoghi, ma moltissime di quanto sta accadendo.

Il lettore può essere distratto e sotto l’ombrellone che, comunque, non perde un colpo: ha sempre chiara la scena che sta accadendo, come se fosse lì sotto il suo naso. Non deve tornare indietro perché non ha capito cosa sia successo prima: la scrittura è pulita e inequivocabile.

Che dire? Fino a oltre metà libro, mi aspettavo un bacio che non è arrivato.

Da una storia, questa, ad un’altra, la mia. Perché ho imparato che il lettore va accompagnato nei sentimenti e nei sensi di colpa più pronfondi dell’animo umano, prima di abbandonarsi agli istinti primordiali. Ci sono molti momenti di rottura, di conflitto, di suspance e…Avevo voglia di vedere come andasse a finire.

Quando si scrive una storia, l’autore cerca di sedurre il lettore (e Nicholas Sparks ci riesce sempre benissimo) e di stupirlo: il finale non deve essere scontato, ma sorprendente. Ecco, come in altre storie di questo autore, gli eventi mi strappano più di una lacrima, ma non mi soddisfa il finale. Sì, perché tra lei, lui e l’altro, nella vita reale, c’è sempre qualcosa che ti porta a scegliere o la quotidiana routine o la follia passionale.

Una disgrazia, una catasfrofe, qualcosa che mette fuori gioco uno dei due pretendenti fa sì che, seppur dolorosa, la scelta avvenga in automatico. Ecco, senza svelare nulla, che qui il mio autore, uno dei miei preferiti, mi lascia sempre con un finale da romanzo, appunto, e non da vita vera. Questo è il mio unico rimprovero, caro Nicholas.

Quante donne sono combattute tra due amori?

Uno, che è magari quello della quotidiana convivenza e l’altro che è legato al ricordo giovanile o ad un incontro imprevisto? Tantissime. Ne Il meglio di me, sul finale, mi aspettavo una ricetta, un metodo sul “come fare”… Invece, rimango sospesa anch’io tra Dawson e Frank, come molte donne che non hanno mai scordato il primo amore, come molte malinconiche che rincorrono il passato, come quelle stanche che desiderano nuove emozioni, come tante donne indecise tra la famiglia e la carriera, il part time o il tempo pieno e la baby sitter, cullandosi con all’idea che, tanto, alla fine, è l’amore che conta, che si può amare sempre, ma in modi diversi. A lungo andare resta, però, un amore a metà da entrambe le parti, per Dawson, che non puoi dimenticare e per Frank con cui devi ogni giorni ricominciare. Volevo delle regole sul come fare e invece mi ritrovo a piangere commossa dando… Il meglio di me.

Sarah Pellizzari Rabolini

 
SCHEDA LIBRO
IL MEGLIO DI ME di Nicholas Sparks

Copertina flessibile: 392 pagine
Editore: Sperling & Kupfer
Collana: Pickwick
Lingua: Italiano

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