La prima grande retrospettiva in Italia dedicata all’artista e fotografo tedesco espone opere da sei serie tra le più celebri da lui realizzate. Un progetto internazionale ospitato dalla Fondazione Stelline e organizzato con la collaborazione del Fotomuseum Den Haag (The Hague Museum of Photography).
Michael Wolf. Life in cities è la prima retrospettiva sull’artista tedesco, arrivata in Italia lo scorso 10 maggio. Le opere provenienti da sei serie tra le sue più celebri saranno esposte alla Fondazione Stelline fino al 22 luglio 2018. Anche il Fotomuseum Den Haag (The Hague Museum of Photography) ha collaborato a questo progetto di stampo internazionale, come ha sottolineato Wim van Sinderen, curatore della mostra insieme ad Alessandra Klimciuk, alla serata di inaugurazione, mercoledì 9 maggio.
Michael Wolf
Nato a Monaco nel ’54, cresce tra Stati Uniti e Canada. Studia prima all’Università di Berkeley, California, per poi completare la propria formazione in Germania, presso la Folkwang School di Essen. Proprio qui, tra il ’72 e il ’76, è allievo del famoso Otto Steinert. Dal ’94 vive e lavora a Hong Kong.
Dopo una prima esperienza come fotoreporter, per riviste rinomate, si afferma come autore indipendente. Il suo soggetto preferito è la vita delle persone nelle metropoli in continua evoluzione.
Le sue opere sono state esposte in molte sedi prestigiose, tra cui la Biennale di Architettura di Venezia e di Hong Kong – Shenzhen, il Museum Centre Vapriikki di Tampere in Finlandia, il Museum for Work di Amburgo, il Museum of Contemporary Photography di Chicago. Inoltre, alcuni suoi lavori sono entrati a far parte delle collezioni permanenti di musei in Europa e negli USA, come il Museum Folkwang di Essen e il Metropolitan Museum of Art di New York.
Michael Wolf. Life in cities
Traducendo il titolo in italiano, Vita nelle città o Vita in città, viene da pensare a una mostra celebrativa dell’esistenza nelle metropoli. Ma basta muovere i primi passi dentro la sala per capire che l’artista aveva un’altra visione in mente quando scattava le proprie foto. In un certo senso, Michael Wolf ha veramente messo al centro del proprio lavoro la vita nelle (o delle) metropoli. Solo, non come ce lo aspetteremmo.
Appena varcata la soglia, veniamo accolti da due grandi pannelli appesi in mezzo alla stanza. Su entrambi i lati, soffocati da una cornice nera, si impongono quattro fotografie di Architecture of Density. Questa serie realizzata nell’arco di 11 anni, dal 2003 al 2014, raffigura i palazzi di Hong Kong tagliati di inizio e fine. Nati dal vuoto, si estendono in altezza nell’infinito, mentre da destra a sinistra si schiacciano gli uni sugli altri, quasi volessero tutti entrare nell’obbiettivo della macchina di Wolf. L’idea di sospendere nello spazio, ma anche nel tempo, queste opere rende lo straniamento visivo accentuato. E non possiamo che chiederci: davvero lì dentro ci vive qualcuno?
Parlando di densità, non possiamo non notare i volti pressati e spalmati sui vetri della metropolitana di Tokyo Compression. Dal 2010 al 2013, Michael Wolf ha immortalato i pendolari giapponesi nella compressione dei mezzi di trasporto dell’affollata capitale nipponica. Che nulla sembrano avere in comune, invece, con i protagonisti di The Transparent City e The Transparent City Details. Gli enormi grattacieli di Chicago, che entrano nell’obbiettivo dell’artista nel 2006, richiamano, in parte, i palazzi di Hong Kong. La nostra attenzione, tuttavia, viene catturata dalle grandi vetrate trasparenti che mettono in mostra gli interni degli appartamenti statunitensi. Il nostro sguardo è libero di indagare cosa gli inquilini stiano facendo, come dimostrano i Details: dettagli di volti e corpi in posa, estrapolati dall’insieme e messi sotto i riflettori, simili a dei satelliti orbitanti intorno alla foto-madre. In questo, le somiglianze con la città asiatica si annullano.
Informal Solutions è l’unica serie che mette in campo, oltre alle fotografie di Michael Wolf, anche iPad e ready-made. L’obbiettivo, questa volta, indugia sui particolari della stessa Hong Kong di Architecture of Density, mostrando come gli abitanti della città asiatica riescano a essere innovativi. Sculture fatte con scopettoni e tubature, grucce appese al muro diventano stendini per i guanti da lavoro. Gli oggetti di uso comune mutano insieme alla metropoli di cui Wolf immortala la vita, che ci restituisce in modo insolito, attraverso alcune tracce d’umanità. Allo stesso modo, i tetti di Parigi in Paris roof tops ci mostrano gli sfiatatoi della capitale francese e, indirettamente, la vita a essi collegata. Ogni tubo porta a una casa, ogni casa a delle famiglie.
Le persone vere e proprie sono presenti soprattutto, e in quantità, in Bottrop-Ebel, unica serie del secolo scorso, realizzata nel 1976 in Germania. Queste foto, scattate per la tesi di laurea di Michael Wolf, raffigurano gli abitanti di un villaggio minerario e i primi accenni di cambiamento nella vita paesana del popolo tedesco. Bisogna ammettere che, sebbene comunichino molto dei primi passi in bianco e nero dell’artista, si allontanano dalla compressione metropolitana proveniente dalle altre serie.
Michael Wolf. Life in cities racchiude perfettamente lo stereotipo della metropoli moderna: sporca, caotica, affollata. Eppure, tra quei palazzi angoscianti di Hong Kong, o nelle enormi finestre trasparenti di Chicago, notiamo un inno alla vita nelle, o delle, città di oggi. I soggetti di Wolf non sono mai privi di personalità, anche dove non ci sono persone.
La retrospettiva su Michael Wolf vi aspetta alla Fondazione Stelline, a Milano, fino al 22 luglio. Inoltre, Michael Wolf. Life in cities sarà accompagnata da un Public Program. Dal 23 maggio al 28 giugno, avranno luogo cinque conferenze e due workshop in collaborazione con Micamera.
Simone Bonaccorso
Foto: si ringrazia l’ufficio stampa
Diplomato all’aeronautico, laureato in Scienze della Comunicazione a Pisa, cerca una specializzazione nel settore dei media digitali con un Master presso Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi. Regista radiofonico per quattro anni a Radioeco.it, collabora con il sito amico FantasyMagazine.it di cui dal 2016 è anche Social Media Manager.
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