TODOS LO SABEN: il passato di famiglia nel “Beautiful” di Farhadi

La Recensione di Todos Lo Saben, il film di Asghar Farhadi che ha aperto il Concorso a Cannes 2018.

una scena di Todos lo Saben – Photo: Memento Films

Squadra che vince si cambia: il regista premio Oscar Asghar Farhadi abbandona per la prima volta coordinate e cast iraniani per collocare il suo cinema e i suoi temi sull’asse Argentina-Spagna, rotta percorsa da Laura (Penélope Cruz) e bambini per ricongiungersi alla famiglia per l’estate.

E’ qui che Laura ritrova le sue radici, compreso il vecchio amico e compagno Paco (Javier Bardem), con il quale ritrova un legame forte e mai dissolto, tanto affettuoso quanto indefinito.
Al punto che quando si affaccia la tragedia col rapimento di Irene, primogenita di Laura, l’uomo metterà sul piatto tutto quello che ha, riavvicinando in probabile collisione due famiglie legate da vicende passate controverse.

una scena di Todos lo Saben – Photo: Teresa Isasi

Todos Lo Saben, lungometraggio che apre il concorso del Festival di Cannes 2018, è per Farhadi una fuga dal nido solo parziale, una nuova declinazione dei temi portanti della sua missione cinematografica traslati altrove e applicati ad una provincia spagnola festante e retropensante: legami parentali scomodi e rugginosi, catalizzati ed inaspriti dal passato che torna e contamina, i drammi nobili che fanno crollare anche i personaggi più forti nelle sabbie mobili.

Dentro allora la coppia spagnola per eccellenza, affiancata dal maestoso attore argentino Ricardo Darín (Il Segreto Dei Suoi Occhi, Storie Pazzesche), in un triangolo cervellotico tra velate faide familiari, mentre sullo sfondo un rapimento non così importante di per sé riporta a galla il marciume locale.
Le atmosfere in effetti, così come l’estetica fotografica, si tuffano nella tradizione del drama thriller ispanico, ma nel cambio d’abito molto del fascino “farhadiano” si perde; soprattutto quello inerente l’intensità della narrazione, che nella seconda metà del film si smarrisce e complica.

una scena di Todos lo Saben – Photo: Memento Films

Il regista, paladino delle sciure dei cinema d’essai, è troppo bravo per smarrirsi nel progetto di cui è anche sceneggiatore, ma Todos Lo Saben è davvero il primo mezzo passo falso della sua grande carriera; e la responsabilità è da attribuire proprio alla scrittura, in cui la fiamma del dramma si smorza.
Di contro, il trittico protagonista è uno spettacolo intarsiato. Resta soprattutto il complesso Bardem, che regala una figura sfumata ed affascinante, paterna, generosa e dolcemente incompleta.
Incompleto è però anche l’affresco del film, fatto di faide soft, di provincialismo tanto caloroso quanto arrabattato, di speculazioni, profitto ed “approfitto”, con gli alberi genealogici che si intrecciano in modo confuso e sterile.

Il calderone familiare di Todos Lo Saben, probabilmente immaginato da Farhadi come campionario di affetti, interessi e problemi covati, diventa per colpa di un copione ingolfato un caos quasi da soap opera.

Voto: 5,5/10

Luca Zanovello

 

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