La recensione di Cosa dirà la gente, il nuovo film di Iram Haq al cinema dal 3 maggio 2018.
Cosa dirà la gente, secondo lungometraggio di Iram Haq, è un filo teso sopra l’abisso della distanza che separa cultura indiana e cultura norvegese; ma è anche molto di più: è un semplice e poetico ritratto di quella che è stata parte dell’adolescenza della nostra regista. Costretta dai genitori a trasferirsi (provvisoriamente) in Pakistan all’età di soli 14 anni, Iram Haq cerca di riproporci sul grande schermo quello che è stato il suo primo traumatico impatto col mondo indiano, il mondo delle sue origini, eppure, allo stesso tempo, un mondo completamente altro. Dominato da valori quanto mai distanti da quelli occidentali, primo fra tutti quello di un rigido patriarcato, questo mondo insegnerà presto a una smaliziata ragazzina di sedici anni che le scelte del singolo non sono mai solo scelte del singolo, ma scelte della famiglia e della comunità di appartenenza.
Nisha, interpretata da un’eccezionale Maria Mozhdah, imparerà a sue spese quanto l’onore e il rispetto (quasi sacrale) delle tradizioni non lascia spazio ai capricci e alle pulsioni dell’età. Allo stesso tempo, imparerà (e noi con lei) a lasciarsi cullare dal fascino di queste tradizioni: il rito dell’impasto del naan, della spesa al mercato, delle notti in camerata… Sono tutti momenti del quotidiano resi con straordinaria poeticità, delicatezza e un briciolo di provocazione dalla nostra regista. Questo rende Cosa dirà la gente un prodotto estremamente prezioso e meritevole di essere maneggiato con cura, non solo perchè ci rende il vissuto di una persona, ma anche perchè si staglia su un orizzonte culturale più ampio, fatto di luoghi e memorie di più d’una generazione.
E, in questo orizzonte, proprio il confronto intergenerazionale è cruciale: dove finisce il bene che Mirza, interpretato dal validissimo Adil Hussain, vuole a sua figlia e dove inizia il male? Chi dei due è la vera vittima e chi il carnefice? Intrappolati in un gabbia di pregiudizi e di paure su quello che la gente potrebbe mai pensare di loro, i genitori di Nisha non riescono a godersi con serenità nessun momento della propria vita, nemmemo un ballo a una festa di compleanno tra amici. Fedeli a una fissità di ruoli che vuole la madre di stanza in cucina e il padre in un supermercato, sembrano vivere entrambi l’integrazione col resto della società norvegese in modo freddo, asettco, inesistete. Come accettare, dunque, la più riuscita integrazione della figlia? Come accettarla, soprattutto, se comporta la frequentazione di un ragazzo senza volerlo sposare?
Questo interrogativo sarà il vero filo conduttore di una vicenda che – possiamo dire – strizza un po’ l’occhio al precedente lavoro di Iram Haq, I’m yours – Jag er din (2013). Con Cosa dirà la gente, Iram Haq si conferma dunque come un’attenta indagatrice dei rapporti umani e delle dinamiche famigliari morbose, con uno sguardo a tratti vicino a quello del documentario e che speriamo possa dare grandi frutti in futuro. Per ora la consideriamo promossa quasi a pieni voti, se non fosse per quello scomodo fantasma di stereotipizzazione culturale che si agita su almeno due o tre sequenze del film. Non perdetevelo, soprattutto se in lingua originale: dal 3 maggio nelle sale!
Alessandra Del Forno
Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.
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