Recensione di Molly’s Game, il nuovo film diretto da Aaron Sorkin con una strabiliante Jessica Chastain, tratto dalla storia vera di Molly Bloom, al cinema dal 19 aprile 2018.

la locandina italiana del film Molly’s Game

la locandina italiana del film Molly’s Game

16 aprile 2013: una task force armata fino ai denti fa irruzione nell’appartamento della ex atleta olimpica Molly Bloom, immobilizza e dichiara in arresto la disarmata trentaquattrenne.
Qualche passo indietro, al 2004, anno in cui Molly (Jessica Chastain) approda a L.A. mettendosi alle spalle i sogni di gloria sportiva sciistica e diventa assistente sempre più tuttofare delle attività del losco Dean (Jeremy Strong). Compresi gli incontri settimanali di poker organizzati dal suo capo, che radunano in gran segreto, attorno al tavolo verde, celebrità del jet set losangelino.

Azzardo allo stato puro, puntate da capogiro e laute mance: ma Molly vuole di più dalla sua seconda vita e, di colpo, decide di sfruttare le conoscenze e mettersi in proprio.
In poco tempo l’ambiziosa Molly Bloom costruisce un vero e proprio impero del gioco d’azzardo, in bilico sul filo che divide legalità e illegalità, con bocche cucite e tasche che traboccano, in un “bluff” sfuggito al controllo.

Michael Cera e Jessica Chastain in una scena del film Molly’s Game - Photo: courtesy of 01 Distribution

Michael Cera e Jessica Chastain in una scena del film Molly’s Game – Photo: courtesy of 01 Distribution

Un’altra biografia, un’altra storia vera ma a cui si stenta a credere, nella cornice di quel sogno americano dove opportunità e denaro si uniscono in un abbraccio dove non è chiaro se prevalga la componente di creatività o di sconsideratezza.
Fatto sta che Molly Bloom la combina grossa, divenendo padrona di casa del più grande e compromettente circolo privato di poker di Hollywood e dintorni, custodendo non solo i capitali degli attori, musicisti, sportivi, politici e delinquenti che pescano dal mazzo, ma anche reputazione, segreti e destini finanziari degli stessi.

Lo sceneggiatore di serie A Aaron Sorkin (Oscar per The Social Network) si cimenta nella prima regia, adattando il libro-confessionale autobiografico Molly’s Game e ricostruendo le tappe della fenomenale ascesa della “Principessa del poker”.

Jessica Chastain in una scena del film Molly’s Game - Photo: courtesy of 01 Distribution

Jessica Chastain in una scena del film Molly’s Game – Photo: courtesy of 01 Distribution

Così, vuoi per la scioltezza con cui Sorkin fa parlare lo schermo – anche se a volte le parole si addensano al limite del “leggibile” – vuoi perché non c’è nulla di più affascinante di qualche volto celebrità che va all-in – ma i nomi sono camuffati: sta a voi, con l’ausilio di Google, riconoscere la banda degli spennati – Molly’s Game è un giro sulle montagne russe che mozza il fiato e rimarca la differenza tra uno sceneggiatore eccellente e un team di penne incerte.

Anche il ping pong tra la storia passata e il presente giudiziario, in cui Molly e il suo avvocato (Idris Elba) provano a togliere le castagne dal fuoco è sufficientemente calibrato, con quest’ultima sezione che espone le vene più ispirate di umanità, moralità e pentimento.

Jessica Chastain e Idris Elba in una scena del film Molly’s Game - Photo: courtesy of 01 Distribution

Jessica Chastain e Idris Elba in una scena del film Molly’s Game – Photo: courtesy of 01 Distribution

Sono invece tanto travolgenti quanto irresponsabilmente divertenti le vicende pokeristiche e il carosello di debolezze che le alimenta: qui persino Michael Cera è meno insopportabile nei panni del cruciale Giocatore X, mentre l’irlandese Douglas (Chris O’ Dowd smagliante), convinto che anche Molly lo sia semplicemente per omonimia con il personaggio di Joyce, strappa le migliori risate.

La Chastain, nominata al Golden Globe, è molto più bella della vera Molly ma altrettanto ambiziosa e “bitch” di cuore: soprattutto, è impressionante la sua mimesi e la sua capacità di mantenere nell’essenziale ambiguità il suo personaggio.
Che, anche grazie alla tenera parentesi di papà Larry con nostalgica apparizione di Kevin Costner, si rivela sotto sotto un altro essere umano che annaspa alla ricerca di se stessa e di nuove vesti; così, grazie all’accorta ed accorata narrazione, come accaduto recentemente per Tonya (altro biopic effervescente per un’altra controversa donzella) ci ritroviamo un po’ a parteggiare per Molly, per le sue intuizioni imprenditoriali e per la sua personalissima etica.

Voto: 7,5/10

Luca Zanovello