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il regista Bruno Dumont – Photo courtesy of Luxbox films © Oliver Vigerie

Due Grand Prix della Giuria al Festival di Cannes per L’Umanità (1999) e Flandres (2006), una Caméra D’Or per l’esordio L’Età Inquieta (1997) e un premio alla migliore colonna sonora per il recente Ma Loute: il curriculum del regista francese Bruno Dumont è tanto impressionante quanto meritorio.
I drammi ruvidi e sessualizzati di Dumont, spesso sullo sfondo di una campagna francese problematica e latente, hanno sempre colpito e turbato, nonché diviso, tra chi vedeva nell’autore di Bailleul addirittura l’erede legittimo di Robert Bresson e chi si stizziva di fronte alle sue provocazioni cinematografiche e non.

Come quando presentando la cruda meraviglia Twentynine Palms a Venezia 2003, alla domanda se l’ispirazione gli fosse giunta da Zabriskie Point di Antonioni, Dumont rispose con un laconico: “non so, non l’ho mai visto”.
Questo è Dumont, un autore a cui leggi negli occhi non solo voglia e abilità di mappare l’animo umano, le sue disperazioni e speranze, ma anche di mostrarne con dilaniante poetica le peggiori zone melmose, mettendo sottosopra e in un certo senso spiazzando e sconvolgendo (i francesi direbbero “bouleverser”) lo spettatore.

la locandina internazionale del film Jeannette di Bruno Dumont

la locandina internazionale del film Jeannette di Bruno Dumont

E ditemi cos’è più spiazzante dell’ultimo stupefacente lavoro di Bruno Dumont, Jeannette, l’Enfance de Jeanne d’Arc, musical dedicato ad infanzia e gioventù dell’eroina nazionale francese, una figura “ingombrante”, mitica, un intreccio di storia, fede e spiritualità che oltralpe diventa icona e sinonimo di libertà e coraggio.
Con il suo, di coraggio, Dumont si stacca dalla tradizione cinematografica classica che tanto ha attinto dalla figura di Giovanna D’Arco per approcciare con originalità temporale (la fanciullezza) e stilistica (un musical zeppo di sonorità contemporanee) la delicata materia.
In occasione della presentazione del film al festival “Rendez Vous – Nuovo Cinema Francese” a Roma, abbiamo chiacchierato con Dumont della nascita, dello sviluppo e di qualche retroscena di Jeanette.

MaSeDomani: Come nasce l’idea di un film così particolare?

Bruno Dumont: Era da un po’ di tempo che volevo fare una commedia musicale, cercavo un argomento, non per forza insolito, che me lo permettesse.
Ho scoperto un autore francese molto interessante che non conoscevo, Charles Péguy, il quale ha scritto opere su Giovanna D’Arco con un approccio che mi ha colpito: trattava un personaggio molto noto e trattato nelle forme d’arte e letteratura, ma lo faceva parlando di un aspetto inedito, la sua infanzia. Mi ha intrigato l’idea di presentare una persona famosissima partendo da un frangente poco noto.
Così ho deciso di adattare la prima parte della sua pièce “Jeanne d’Arc, A Domrémy”, che parla proprio dell’infanzia di Giovanna D’Arco e di come sia partita per la sua missione contro gli inglesi.

JEANNETTE di Bruno Dumont - Photo by R.Arpajou - copyright TAOS Films/ ARTE-France_1

Una scena di JEANNETTE L’infanzia di Giovanna D’Arco di Bruno Dumont- Foto di R. Arpajou © TAOS Films/ ARTE France

MSD: Giovanna D’Arco è una figura delicata da trattare, simbolo di un’intera nazione: come ha reagito il pubblico francese a un approccio così poco convenzionale?

BD: In effetti per quanto l’argomento fosse popolare, il taglio del mio film è stato percepito e considerato spiazzante e molto singolare. Ma nonostante questo, in Francia è stato molto apprezzato.
E’ servito anche, per così dire, a “rinfrescare” un po’ la storia, a togliere un po’ di polvere al mito tradizionale di Giovanna D’Arco.

MSD: Una volta ha dichiarato: “i miei lavori riguardano principalmente la trasfigurazione”. Possiamo dire che Giovanna D’Arco subisca una duplice trasfigurazione, sia umana che spirituale?

BD: E’ vero, sicuramente lei è un esempio perfetto di individuo che subisce un processo di questo tipo. Però se penso al concetto di trasfigurazione, posso dire che mi interessa soprattutto quella che avviene nella mente dello spettatore.
Perché per quanto Giovanna D’Arco sia una figura letteralmente mitica ed assuma per tutti noi un significato spirituale, si tratta sempre di farne una rilettura, dunque è una trasfigurazione da parte di chi vede il film.

MSD: Uno degli elementi centrali del film è ovviamente la musica, realizzata in collaborazione con il musicista francese Igorrr. Come nascono i suoni di Jeannette?

BD: Io ed Igorrr abbiamo cercato musiche che si contrapponessero nettamente al Medioevo, per cui siamo andati verso qualcosa di molto moderno, contemporaneo e che fosse affine ai giovani, che andasse “d’accordo” con i loro gusti.
Per questo il riferimento principale è stato la musica elettronica, un buon mezzo per far parlare la protagonista.
Tutte le questioni mistiche sono difficili da spiegare, sono molto oscure, e anche la musica elettronica è un po’ imperscrutabile, per questo è servita a rendere l’equivalente dell’estasi mistica in estasi musicale.
In generale, volevo che la musica contribuisse al mio obiettivo, che era quello di realizzare un film poco intellettuale e molto sensuale.

Una scena di JEANNETTE di Bruno Dumont - Photo by D.Koskas_TAOS-Films-ARTE-France

Una scena di JEANNETTE L’infanzia di Giovanna D’Arco di Bruno Dumont – Foto di D. Koskas © TAOS Films/ ARTE France

MSD: In effetti a tratti i movimenti di danza e le musiche di Jeannette suggeriscono una sorta di possessione…

BD: Concordo. In realtà poi non è stato nemmeno necessario capire come restituire il senso di estasi, le spiegazioni intellettuali sono sempre un po’ più delicate.
Avere lavorato sul set con i bambini che interpretano Giovanna e gli altri personaggi ha reso tutto più facile. Loro sono più istintivi, più carnali.

MSD: A proposito, come è stato lavorare con la piccola Lise Leplat Prudhomme, giovanissima e al suo primo ruolo in assoluto?

BD: Ho spesso lavorato con attori non professionisti, è un metodo che amo perché ti costringe in un certo senso ad attenerti a quella che è la loro recitazione spontanea.
Allo stesso modo, Lise ha semplicemente imparato il testo, e quando non lo capiva smetteva di recitare e ballava in modo, per così dire, improvvisato.
Era qualcosa di molto spontaneo ed istintivo, sentivo che funzionava.

MSD: Molti personaggi dei suoi film sono esseri umani vinti, inerti e le cui azioni conducono alla tragedia. Giovanna D’Arco, per certi versi, è l’opposto di tutto questo…

BD: Credo che i miei film precedenti fossero perlopiù cupi, ma sempre con una lucina in fondo al tunnel, un bagliore verso cui andare.
Storie oscure che però non hanno mai voluto tendere all’autodistruzione, neanche ne L’Età Inquieta, il mio primo film.
Questo perché di fondo sono una persona ottimista, e non sento di avere cambiato registro nel caso di Jeannette

Bruno Dumont e Luca Zanovello durante l’intervista a Roma - copyright MaSeDomani

Bruno Dumont e Luca Zanovello durante l’intervista a Roma © MaSeDomani

MSD: In Italia, toccare Dio e dintorni è sempre un azzardo. Si aspetta qualche reazione “medievale” al film da parte di alcuni credenti, tanto per restare in tema?

BD: Sì, gli italiani sono abbastanza particolari… (ride, ndr)
Io sono molto anticlericale, ma al tempo stesso ho un grande rispetto per la vita spirituale.
Non credo in Dio, tuttavia, coltivo un ateismo un po’ particolare: penso che tutto quello che concerne la sfera spirituale debba ritornare verso l’Arte.
Ammiro la cultura italiana ma la lascio nel suo dominio estetico, non in quello religioso.
Però è vero, per gli italiani la questione potrebbe essere un po’ delicata (ride ancora, ndr), così come per tutti quelli che prendono la religione come una cosa molto personale e la affrontano di petto.
Per loro Jeannette potrebbe essere scioccante.
Ma il film, per me, rimette il sacro nel posto che gli spetta, cioè quello dell’Arte, che è un campo straordinario.

MSD: Effettivamente dal film emerge un grande senso di rispetto, nonostante il trattamento originale della materia…

BD: Mi fa piacere, non sono un iconoclasta. Quando mi definisco “anti”, riassumo in realtà una posizione più sfumata e sottile.
Penso che il sentimento spirituale, religioso e cattolico debbano evolvere in modo naturale verso il campo artistico. Con Jeannette ho cercato di suggerire questo.

Luca Zanovello

n.d.r. In attesa di vedere il film, venerdì 13 aprile in anteprima all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano ma solo nei prossimi mesi in tutta la Penisola con Movies Inspired, ecco il trailer internazionale