il ritardo è imperdonabile
mi vesto alla rinfusa, sfilo il cappotto dall’armadio, le chiavi in una mano, l’abbonamento nell’altra, mio Dio che corsa, eccomi arrivata, il film è iniziato da troppo tempo ormai, ahimè, mi fiondo in sala senza nemmeno sapere cosa vedrò, chi sarà mai il regista e chi saranno gli attori
è un mistero
entro nel buio in punta di piedi, strizzo gli occhi e mi accomodo tra un pubblico inchiodato allo schermo, temo di essermi persa venti minuti determinanti così decido di andarmene quand’ecco che un sobbalzo collettivo mi frena, si tratta certamente di un colpo di scena
là sulla destra s’intravede una casa rosa immersa nel verde e una macchina rossa nascosta tra gli alberi, sì rossa, gli spettatori ne sono atterriti, parlano di assassino, che sia la sua, guardo meglio e mi si apre uno squarcio nella memoria, abbasso lo sguardo pensierosa, frugo tra i miei ricordi, ero una bambina curiosa e davanti alla casa rosa dei miei vicini parcheggiava sempre la macchina rossa del fidanzato della figlia, un soggetto poco raccomandabile, temuto da tutto il quartiere, dicevano che lui la maltrattasse e lei povera ragazza ingenua subiva senza mai ribellarsi, eppure tutti sapevano e io con loro, ma dov’erano i suoi genitori e i suoi fratelli, pensavano che io non me ne fossi accorta, ero piccolina, è vero, ma li sentivo bisbigliare e le mie orecchie si ampliavano all’infinito, come mi spiacevo per lei mentre lui imperterrito con quella sua macchina vistosa entrava trionfante nella nostra vietta tranquilla portando lo scompiglio assoluto e facendosi beffa di tutti
sollevo lo sguardo ed ecco che me lo ritrovo là sul grande schermo in primo piano, è inverosimile, sono passati secoli ormai, nessuna denuncia, nessuno scandalo o articolo sulle testate locali o nazionali, eppure il regista sta ricostruendo quella vicenda di vita vissuta passata inosservata a quei tempi, è indubbio, c’ero e posso testimoniare
sono sconvolta
penso e ripenso, che coincidenza, tutto quadra, la casa rosa, il giardino rigoglioso, la macchina rossa, la mia biciclettina appoggiata alla staccionata in fondo al giardino, io che mi avvicino a passo felpato per trovare le prove e denunciare quel disgraziato, ero così orgogliosa di me stessa nelle vesti di detective, mi sentivo la protagonista di un thriller internazionale, mi faccio tenerezza da sola, sempre così curiosa e risoluta a salvare il mondo, e cosa scopro ora, che qualcuno ci stava spiando, per anni, per costruirne un cosiddetto film “ispirato a una storia vera”
è scorretto
mi sto innervosendo
voglio assolutamente sapere il nome del regista, che sia un ex vicino di casa, un amico della ragazza, o chissà chi, e poi perché voler rivelare al mondo intero un fatto increscioso di decenni or sono, solo adesso e per quale motivo, l’avete abbandonata al suo destino, conoscevate tutti le violenze più inaudite a cui era sottoposta, ogni giorno, per anni, ebbene ora è tardi
cui prodest
un’idea mi sovviene dal nulla, e se mi fossi inventata tutto, se quei bisbigli fossero stati solo pettegolezzi dettati dall’invidia di un amore fresco di due giovani innamorati, se il cosiddetto bellimbusto fosse invece stato in preda all’amore vero, quello che capita una sola volta nella vita e ti porta sulla luna, un innamorato alla follia in preda al desiderio di vedere la sua amata ogni sera, dopo il lavoro, ah quanta tenerezza, arrivava con la sua macchina lucida e splendente, come il suo cuore, rosso vivo, me lo rivedo davanti agli occhi come se fosse ora, e quella volta che aveva un mazzolino di fiori di campo appena raccolti lì di fianco alla macchina, i primi fiori della stagione, e quella volta che le fece la serenata sotto alla sua finestra, magia pura, e noi vicini eravamo tutti lì un pubblico immenso celato dietro alle tende con le lacrime agli occhi dall’emozione a gioire con loro, quella sì era una vera storia d’amore
altri tempi
alzo gli occhi inzuppati di lacrime e mi interrogo sul vero significato della vita mentre proseguo nella visione di un film capace di smuovere i sentimenti più profondi e sollecitare le molteplici sfaccettature della memoria
chapeau Osac Li
il Caso è
un capolavoro
Elisa Bollazzi
n.d.r. se volete leggere gli altri scritti di Elisa come il Caso un clic qui
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection