Recensione del fantasy Nelle Pieghe Del Tempo diretto da Ava DuVernay, al cinema dal 29 marzo 2018. 

Fra le ingombranti parate di animazione, Marvel e Star Wars, fa capolino nella galassia Disney il piccolo Nelle Pieghe Del Tempo, adattamento dell’omonimo fantasy “teen” del 1963 firmato da Madeleine L’Engle.
Primo di una lunga serie di romanzi, Nelle Pieghe Del Tempo era già diventato una pellicola marchio Disney, Viaggio Nel Mondo Che Non C’è (2003, J. K. Harrison), rimasto poco noto in Italia al pari dei lavori della L’Engle.

Questo nuovo film riprende la storia di Meg, quattordicenne afroamericana un po’ sconsolata dalle circostanze: incomprensioni scolastiche, un’intelligenza adolescenziale controproducente e soprattutto quattro anni di assenza del papà-scienziato Alex (Chris Pine), misteriosamente svanito.
Una notte Meg e il precoce fratellino Charles Wallace (che verrà chiamato così, per esteso, per tutto il film!) incontrano la variopinta signora Cosè (la rediviva Reese Witherspoon), emissaria di una delegazione di figure magiche e immortali che abitano un pianeta parallelo a rischio annientamento.
La salvezza risiede ovviamente – e inspiegabilmente – nelle abilità e nel coraggio dei due fratellini, i quali dovranno lasciare il mondo conosciuto per immergersi in una nuova dimensione che potrebbe aver inghiottito anche il loro adorato papà.
E’ il momento di scoprire cosa succede tra le pieghe del tempo!

Le premesse sono quelle di un fantasy di buonissimi sentimenti, per bimbi e preadolescenti in giorni di pioggia, una Storia Infinita in miniatura con un background sci-fi fatto di viaggi spaziotemporali e aggeggi “tesseract”.
Sull’idilliaco pianeta Camazotz (la cui pronuncia ambigua, che non farebbe ridere neanche un “ottenne”, manda in visibilio qualche critico cinquantenne in sala), minacciato dall’entità malefica LUI, Nelle Pieghe Del Tempo si disintegra però in maniera impressionante, perdendo lo slancio fanta-educativo che sembrava possedere.
La formula letteraria perde ogni tipo di fascino sullo schermo, vittima di un colpo d’immaginazione che rimane nella canna della regista Ava DuVernay (la stessa dell’ottimo Selma – La Strada Per La Libertà).

Difficile salvare qualcosa, ancor più complicato decifrare con quale baby pubblico possa funzionare: Nelle Pieghe Del Tempo non aggiunge nulla alla già affollata produzione sul genere, mancando anche i paletti essenziali della formula.
Manca l’empatia per il reparto dei buoni, dove il piccolo prodigio Charles Wallace e la “citazionista” Signora Chi (Mindy Kaling) si distinguono per la loro insopportabilità.
Mancano antagonismi, battaglie, riti di iniziazione e di passaggio. Persino la lezione d’amore, di cui Disney è da sempre cattedratica, è una bozza informe.
Il resto è conduzione stanca e compassata, come se il progetto fosse sfiduciato e al risparmio fin dalla fase di pianificazione.
Oprah Winfrey, Zach Galifianakis e Michael Peña passano di lì.

Luca Zanovello