Il film dedicato alla storia vera della pattinatrice Tonya Harding, al cinema dal 29 marzo 2018.
…e questa è la f*****a verità!
Le verità, o qualcosa di simile, su una delle vicende e dei personaggi più incredibili dello sport (e forse non solo) degli anni 90 statunitensi.
Ecco l’obiettivo del biografico Tonya, diretto dall’australiano Craig Gillespie (Lars E Una Ragazza Tutta Sua) per ricostruire la vita della più grande outsider della storia sportiva e soprattutto quell’”incidente” che Time Magazine definì a ragione e a caratteri cubitali “FOLLIA SUL GHIACCIO”.
6 gennaio 1994, Detroit: dopo un allenamento in vista dei campionati nazionali di pattinaggio artistico su ghiaccio, la “stellina” d’America Nancy Kerrigan viene aggredita da un individuo e ferita gravemente ad un ginocchio.
Preparazione compromessa e sconcerto nazionale. Immaginate l’effetto socio-mediatico, perlomeno decuplicato, quando le indagini FBI risalgono alla rivale ed ex campionessa nazionale Tonya Harding e al suo entourage.
Tonya, gioventù tremenda e matrimonio peggio, era sempre stata il simbolo dell’“altra” America, quella a corto di soldi ed istruzione, sguaiata e sfrontata, senza faccia né buone maniere. Nonostante l’enorme talento “naif”, Tonya era un punto nero sulla fronte di un’opinione pubblica e federale perbene(ista), della noblesse sportiva e del sogno della perfetta famiglia americana.
“Cosa posso fare se non ho mai avuto una perfetta famiglia?” chiede Tonya.
Risponde, con una brillantezza indimenticabile, il film biografico a lei dedicato, che esplora con ispirazione ed empatia la strada che conduce all’appendice controversa.
Vita e carriera della protagonista (Margot Robbie stratosferica), intrecciate alla rigida, abominevole educazione di mamma LaVona (Allison Janney, che si prende sacrosanto Oscar) e alla disfunzionale relazione matrimoniale con Jeff (Sebastian Stan), per raccontare con ironia e moltissima poesia la parabola di una donna ed un’atleta perennemente “fuori”. Dagli schemi, dal sistema e dalla felicità.
In ogni singola scena di Tonya emergono il furore e il tormento di essere fuori posto, con l’aggravante di riflettori, cattivi esempi e sogni di gloria spostati sempre un metro più in là.
Il biopic sul mondo Harding non funziona solo sul versante narrativo, ma in ogni decisione tecnica e stilistica: Gillespie e lo sceneggiatore Steven Rogers fanno parlare a cuore aperto i loro personaggi, anche direttamente, rivolti allo spettatore durante le scene o attraverso interviste “ricostruite”.
Così l’effetto freschezza è poderoso ed accompagna trionfalmente le frenetiche ed incredibili vicende.
Le imputabilità di Tonya, Jeff o della surreale guardia del corpo Shawn rimangono nebulose, la figura della pattinatrice aleggia tra eroina, portabandiera degli “ultimi che saranno i primi”, disadattata, vittima o criminale: è bello e giusto così, perché il ritmo trascinante di Tonya, con memorabile collage di musiche di fine anni ottanta, ci deposita al capolinea che è una morale-non-morale espressa con la consueta finezza della Harding: “La verità non esiste. Ognuno ha la propria, e poi la vita fa quel cazzo che vuole”.
E, se credete che fatti, parole e toni siano stati estremizzati, gustatevi il footage reale durante i titoli di coda, che testimoniano la tragicomica unicità dell’affare-Tonya, così come il suo universale fascino.
Voto: 8/10
Luca Zanovello
Responsabile della sezione Cinema e del neonato esperimento di MaSeDomaniTV (il nostro canale Youtube) Luca, con grazia e un tocco ironico sempre calibrato, ci ha fatto appassionare al genere horror, rendendo speciali le chiacchiere del lunedì sulle novità in home video, prima di diventare il nostro inviato dai Festival internazionali e una delle figure di riferimento di MaSeDomani. Lo potete seguire anche su Outside The Black Hole
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