il consueto appuntamento del giovedì con il cineforum è sempre una gioia, ma questa sera lo è ancora di più, il titolo del film è una promessa Finché c’è prosecco c’è speranza e uno degli interpreti è l’amato Giuseppe Battiston, per giunta a fine proiezione ci attende un rinfresco a base di prosecco, che dire, lodevole, allieterà i palati e i cuori del folto pubblico
un grazie sentito agli organizzatori come sempre attenti e generosi
sarà per il titolo sarà per il rinfresco ma stasera la sala è gremita, l’aspettativa è alta e la curiosità ancora di più, giungono commenti più disparati da ogni dove, la giovane età del regista Antonio Padovan, appena 29enne e residente a New York, incuriosisce il pubblico in sala, ne stanno parlando tutti, avrà avuto nostalgia della sua terra, suggerisce una signora ben agghindata, avrà voluto mettere in scena i suoi ricordi d’infanzia tra i vigneti, rincara il suo vicino, i profumi del vino e della vendemmia non si scordano mai, ribadisce un signore appena dietro, chissà che ruolo avrà Battiston, sussurra nell’orecchio una ragazza alla sua amica, è un’opera prima, teniamone conto, mi dicono con tenerezza
insomma c’è fermento in sala
rilasso le spalle, tiro un respiro profondo e mi pregusto una serata dai toni agresti tinti di giallo, un’amica scrupolosa sempre ben informata mi confida infatti che Finché c’è prosecco c’è speranza è un vero e proprio film giallo tratto dal romanzo omonimo di Fulvio Ervas ed è dotato di tutti i classici ingredienti del genere, l’immancabile ispettore, il grande Giuseppe Battiston nelle vesti dell’ispettore Stucky, te ne siamo grati Padovan per l’ottima scelta, un suicidio, un delitto dietro l’altro per un probabile serial killer, i sospettati, gli interrogatori, i colpi di scena, la suspense e così via
finalmente la sala si oscura e ci ritroviamo a sorvolare le colline trevigiane, i cuori si inteneriscono, le menti librano a mezz’aria e i corpi si lasciano cullare tra le meraviglie della nostra bella Italia
entriamo subito nel vivo della storia e rapiti dall’intreccio dimentichiamo i nostri problemi e ci immedesimiamo chi nell’ispettore, un uomo buono e arguto, chi nello zio un po’ impiccione e perfino troppo saggio, chi nello scemo del villaggio, che poi proprio scemo non è, ha la verità che gli guizza sempre fuori dalla bocca alla stregua dei giullari di corte, spesso è la voce dell’autore si sa
quanta profondità mascherata
e
che empatia con il mondo dell’aldilà
è un giallo dai toni accesi che ci tiene con il fiato sospeso fino alla fine tra intrighi politici locali e multinazionali, complotti di congregazioni e sotterfugi familiari, grazie al cielo le numerose risate ci danno tregua consentendoci di respirare
la salute della popolazione è messa a dura prova e la morte è protagonista assoluta tra le tombe dei cimiteri e le sale del commissariato, un omicidio qua e uno là, per vendetta o per zittire la verità, chissà, qualche sospetto l’abbiamo, ma non abbiamo il tempo di pensarci tanto siamo risucchiati dalla trama
lo schermo si rabbuia e le luci in sala ci riportano alla realtà, lasciamo le nostre poltrone e usciamo soddisfatti, i commenti sono positivi, il film è piaciuto, ad alcuni con riserva, troppo televisivo sento dire in sala, a me non pare
abbiamo trascorso 101 minuti intensi ricchi di riflessioni e immagini strepitose
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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