Pallaoro e la Rampling ci raccontano il film Hannah a Milano, sottolineando una comunione di intenti totale e che ha accompagnato il lungometraggio in tutte le fasi della genesi: “senza Charlotte questo progetto non sarebbe esistito, l’ho scritto ed immaginato con in mente lei”.
Più fan che “capo”, il regista parla con idee forti e chiare, non risparmia lodi alla sua straordinaria interprete e racconta che Hannah sarà il primo atto di una trilogia di pellicole al femminile (cui seguirà Monica, inizio riprese fissato per l’estate).
“E’ una storia che punta ad esplorare il mondo interiore, la sfera psicologica di Hannah, le risposte emotive della donna. Abbiamo lavorato e collaborato insieme per cercare un modo di entrare in modo sensoriale, e non strettamente narrativo, nel personaggio. Così come ci siamo specchiati l’uno nell’altra, spero che lo spettatore possa specchiarsi in Hannah”.
L’attrice inglese si sofferma poi sul ruolo interpretato, ribadendo che ha trovato “molto di me stessa nel modo di elaborare il dolore, la tragedia. Ho scelto spesso nella mia carriera ruoli che rispecchiavano in qualche modo il mio essere. Non sempre, ma spesso.”
La Rampling parla della sua intimità, di una ricerca della solitudine contraddistinta da “lunghi momenti di silenzio” e contornata da un forte senso di spiritualità e dall’esperienza della meditazione trascendentale.
Uno dei fattori vincenti della sceneggiatura è la scelta di omettere alcuni dettagli didascalici, come la motivazione dell’arresto o i perché della complicata dinamica madre-figlio.
Domando così a Pallaoro se è stato difficile resistere alla “tentazione” di dare al pubblico – spesso curioso e giudicante – tutte le risposte, e lui riconosce di aver dovuto riflettere a lungo sulla questione: “Ci abbiamo pensato, ma siamo giunti alla conclusione che dicendo qualcosa in più avremmo rischiato di volgarizzare la vicenda. Volevo che il pubblico non sentenziasse con facilità sul personaggio, che si soffermasse senza distrazioni su Hannah ed elaborasse il suo percorso libero e indipendente, che sospendesse ogni giudizio morale. Proiettandosi su di lei, lo spettatore può provare una sorta di catarsi, riconoscendosi in una situazione estrema come se fosse uno specchio, arrivando persino a capire qualcosa in più di se stesso”.
Le fa eco la sua “Hannah”, che sottolinea di essersi fidata fino all’ultimo dettaglio del sentiero tracciato dall’autore e delle sue direttive: “Abbiamo girato qualche scena per così dire chiarificatrice, che tuttavia è stata eliminata dal montaggio finale. Ci siamo concentrati maggiormente sulla vita interiore del personaggio, la scelta di Andrea avrebbe potuto essere quella di fornire qualche dettaglio narrativo in più, ma questa decisione spettava a lui. Io credevo in lui e questo era sufficiente, il risultato credo gli abbia dato ragione”.
Luca Zanovello
ndr per leggere la recensione del film Hannah un clic qui
Responsabile della sezione Cinema e del neonato esperimento di MaSeDomaniTV (il nostro canale Youtube) Luca, con grazia e un tocco ironico sempre calibrato, ci ha fatto appassionare al genere horror, rendendo speciali le chiacchiere del lunedì sulle novità in home video, prima di diventare il nostro inviato dai Festival internazionali e una delle figure di riferimento di MaSeDomani. Lo potete seguire anche su Outside The Black Hole
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