Jukai – La Foresta dei Suicidi: la recensione

Jukai – La Foresta dei Suicidi è il film horror con Natalie Dormer in home video dal 18 gennaio 2018.

La cover del DVD del film horror Jukai

Aokigahara (o Jukai) è una foresta giapponese situata ai piedi del monte Fuji e divenuta tristemente nota per essere luogo prediletto dei suicidi di tutto il mondo.
Come avrebbe potuto non cogliere la succulenta palla al balzo il cinema horror, sempre più a corto di idee?

Dopo il tv-movie Grave Halloween e il drammatico La Foresta Dei Sogni di Gus Van Sant, ecco il film manifesto della “foresta dei suicidi”: Jukai integra i fatti di cronaca con ingredienti di mistero e folklore, espandendo i confini dell’aura negativa di un luogo tanto macabro quanto affascinante.
La Jukai diventa così un vero e proprio mostro intangibile, che nottetempo attrae, terrorizza e spinge a togliersi la vita anche chi non ne aveva alcuna intenzione, ghermendo le debolezze e la tristezza dei malcapitati con visioni orripilanti.

La malcapitata nel nostro caso è Sara (Natalie Dormer), giovane americana alla ricerca della sorella gemella che, in aria di depressione, si è smarrita nella vegetazione qualche giorno prima.
Con un turista belloccio e una guida locale, Sara sfida la leggenda di Jukai e aggiunge una nuova pagina alla tradizione di “quelli che se la vanno a cercare”.

Tra una puntata di Trono Di Spade e l’altra, la Dormer fa felici i fan e prova a fare la scream queen. Anche se le faccende giapponesi, la storia dell’horror insegna, è meglio lasciarle ai giapponesi, Jukai – La Foresta Dei Suicidi non è una visione completamente insipida, se vi piace l’ambientazione silvestre e il confortevole brividino da film tv. Che, per antonomasia, è una formula economica e con limiti.
Quello più deleterio è legato all’atmosfera, che per oltre metà tragitto è diurna e assolata, dunque piuttosto inoffensiva in termini di paura; qui lo sforzo del giovane regista Jason Zada si trasferisce su qualche sfumatura psicologica tra i due buoni protagonisti, che ce la mette tutta per mantenere viva qualche curiosità.
Il leggero cambio di marcia coincide col calare delle tenebre: qui la foresta offre il suo vestito migliore e le incursioni degli abbozzati pseudo-spiriti aumentano i giri.

La sensazione è quella di un film che vive più dell’habitat che della sostanza, il che non è per forza un male, a patto che accettiate ancora una volta l’esasperazione del “jumpscare”, i sogni a matriosca e le ragazzine con le facce deformate in totale computer grafica.
Lo guardi nel weekend, non ti annoi, mercoledì lo scordi.
Consigli per contorno: Dark Woods – La Foresta Misteriosa (Pål Øie, 2003), ingiustamente snobbato.

Nelle edizioni homevideo di Midnight Factory, oltre al film c’è qualche b-roll ed interviste a Zada e alla Dormer. 

Luca Zanovello

 

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