Tutti i film da vedere alla 68ma edizione del Festival Internazionale del Film di Berlino: i “magnifici 20”.
La Berlinale 2018 è oramai vicina. Mancano quattro giorni alla conferenza stampa in cui sarà ufficializzato il programma di questa 68ma edizione. Nel frattempo, i comunicati arrivano con regoalrità nei nostri mailbox. Contengono informazioni vitali, come le nuove sezioni e alcuni titoli che vanno ad alimentare l’attesa e la sensazione che a questo giro la kermesse tedesca stia diventando ancor più grande e importante.
Nei giorni passati ho cercato qualche nome tra quelli svelati che fosse stuzzicante. Ecco cosa ho trovato partendo dalla sezione più blasonata, il Concorso Internazionale.
BERLINALE 2018: I FILM IN COMPETITITION (OUT OF)
In gara, in media, arrivano venti lungometraggi, tutti in anteprima mondiale. L’Orso d’Oro è solitamente conteso in egual misura da cineasti noti e da esordienti dall’alto potenziale, col risultato che gli exploit come quello di Corpo e Anima nel 2017 sono ricorrenti. Ad oggi, spiccano già una decina di titoli.
Abbiamo 7 Days in Entebbe con Rosamund Pike e Daniel Brühl, dedicato al dirottamento aereo avvenuto nel 1976 e risoltosi con l’operazione Entebbe, appunto; poi Season of the Devil, l’ultima fatica del filippino Lav Diaz, che potrebbe avere una durata di oltre mezza giornata – il precedente, in concorso sempre in questa piazza, era lungo ben o t t o ore!
Proseguiamo…
C’è l’on the road Damsel, di David e Nathan Zellner, con l’ex-vampiro Robert Pattinson e Mia Wasikowska, che già mi fa pregustare le orde di ragazzini al gelo sperando in un selfie coi propri beniamini. È da notare che David è una vecchia conoscenza della Berlinale (cfr qui).
Quindi c’è Gus Van Sant che ci riprova dopo l’ultimo flop (La Foresta dei Sogni) con Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot affidandosi a Joaquin Phoenix, nei panni del vignettista John Callahan, oltre a Jonah Hill, Rooney Mara, Jack Black e Udo Kier. Se non ce la fa neppure con un simile poker di attori, tanto vale smetta.
Curioso sarà vedere l’inedita coppia Isabelle Huppert e Gaspard Ulliel nel remake di Eva per mano di Benoit Jacquot, adattamento dell’omonimo romanzo di James Hadley Chase nonché sesta collaborazione tra l’attrice e il regista francese.
Grande è l’attesa anche per l’unica pellicola che parla italiano nel Concorso: Figlia mia di Laura Bispuri con Valeria Golino e Alba Rohrwacher. Dramma di due madri (adottiva e biologica) che si contendono l’amore di una figlia. E che dire di Museo con protagonista Gael García Bernal alle prese con un colpo ben riuscito per mano di due sprovveduti?
Chiudono la lista Mein Bruder heißt Robert und ist ein Idiot di Philip Gröning (La Moglie del Poliziotto) e il fuori concorso Unsane di Steven Soderbergh. Quest’ultimo è un thriller psicologico, un po’ horror, girato in una sola settimana con un iPhone (cosi si mormora), che sta già facendo sognare gli amanti delle follie di Mezzanotte.
BERLINALE 2018: I FILM DI PANORAMA
Passiamo ora all’altra importante sezione che contraddistingue questo Festival, Panorama. Qui ogni anno sono proiettate perle che hanno debuttato al Sundance e in altre primarie manifestazioni, oltre a ottimi prodotti di stampo LGBT. Dal mio punto di vista è la fucina di opere, interessanti e/o sgangherate, di cui non si potrà fare a meno nei mesi a venire.
Nel 2018 spiccano i mostri. Sono, infatti, ben due i prodotti che hanno a che fare con strane creature. Il giapponese Yocho (Foreboding) con il suo carico di alieni, fantasmi e oscuri presagi; e il crime post-apocalittico Hojoom (Invasion) dell’iraniano Shahram Mokri.
Proprio fresco di Park City è il debutto in cabina di regia di Idris Elba, Yardie, tratto dall’omonimo romanzo. Il lungometraggio ha avuto critiche miste, sarà quindi intrigante assistere alle reazioni del popolo festivaliero tedesco.
Sarà, invece, in prima mondiale Profile di Timur Bekmambetov (Ben Hur) su una giornalista inglese che riesce ad infiltrarsi nei canali della propaganda digitale dell’Isis.
E, anche qui, troviamo una pellicola che batte il Tricolore: La terra dell’abbastanza di Damiano e Fabio D’Innocenzo. Storia di due ragazzi che una notte investono un uomo e scappano. Il dramma però prende una piega surreale quando scoprono di aver ucciso un pentito di mafia.
L’ultima segnalazione è per Journal de ma tête diretto da Ursula Meier (la regista del meraviglioso Sister) con Fanny Ardant e Kacey Mottet-Klein (il giovane protagonista proprio di Sister che nel mentre è cresciuto un bel po’). Il lungometraggio appartiene a Ondes de choc, collezione di quattro film ispirati ad altrettanti casi di cronaca realmente avvenuti, che andrà in onda sulla televisione svizzera a partire dal 21 febbraio.
BERLINALE 2018: I FILM “SPECIAL” e i misteri di FORUM
Siamo quasi in dirittura d’arrivo. Non si può prescindere da un ultimo paio di segnalazioni: i cosiddetti “Berlinale Special” e gli illustri cineasti misteriosamente finiti nel calderone di “Forum”.
I Berlinale Special sono le coccole. Lo zuccherino che ci viene somministrato di tanto in tanto per rimanere desti e giubilanti. Ad ora, le serate succulente sono quella a tema letterario, in compagnia di:
The Bookshop (La Libreria) con Emily Mortimer, Bill Nighy e Patricia Clarkson;
The Happy Prince di e con Rupert Everett, incentrato sugli ultimi giorni di vita dello scrittore Oscar Wilde;
e lo svedese Unga Astrid, biopic su Astrid Lindgren, l’autrice di “Pippi Calzelunghe”.
Prosegue anche nel 2018 il mistero di come certi film finiscano a Forum, sezione, con sottocategorie in cui non smetteremo mai di perderci, spesso sacrificata a favore delle sorelle più grandi. Qui, oggi ci sono finiti Grass, del maestro coreano Hong Sangsoo, che personalmente adoro; e Premières solitudes di Claire Simon, che coi suoi lavori è un presenza ricorrente alle maggiori lermesse internazionali. Che il Dio-dei-Palinsesti ci aiuti.
Eccoli qui i “magnifici 20” della mia Berlinale. Ora non rimane che aspettare le ultimissime sorprese di martedì. Ci risentiamo sabato prossimo.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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