Grace Jones: Bloodlight and bami, la recensione del film-evento

Grace Jones: Bloodlight and bami è l’originale e intenso documentario dedicato all’artista che ha segnato un’epoca. Al cinema il 30 e 31 gennaio 2018.

la locandina italiana del film Grace Jones: Bloodlight and Bami

Grace Jones come non l’abbiamo mai vista. Un’artista poliedrica, e totalmente sopra le righe sul palco, allo stesso tempo gioiosa e coinvolgente nella sfera più intima e personale.
Bloodlight and bami è un lavoro che va oltre la definizione di documentario, è una storia che si racconta e si srotola contemporaneamente al personaggio senza una cronologia definita. Quello che non fa è infatti andare da un punto A a un punto B passando per documenti video e testimonianze, dall’infanzia al raggiungimento dello status di star, come è lecito aspettarsi da ogni lavoro biografico.

Questo film invece è strutturato in modo da catapultarci direttamente nella vita di Grace Jones e passa velocemente dalla immagini di un concerto, ad una cena in famiglia, alle registrazioni in studio, ad un party in un club esclusivo. Una specie di flusso di coscienza in cui scopriamo mano a mano tutte le sfaccettature di una ex modella diventata icona del suo tempo, sfogliando uno per uno i vari strati che la avvolgono.

Una scena del film dedicato a Grace Jones – Photo: courtesy of Officine UBU

La regista Sophie Fiennes, non nuova a lavori di questo genere, ha raccolto molte ore di materiale inedito e si è soffermata su diversi aspetti. La vita in tour fatta di grandi hotel di lusso; le performance dal vivo con cui è nato il personaggio che tutti conosciamo; le giornate in studio di registrazione; ed infine forse le più importanti, quelle più caratterizzanti e personali, ovvero le immagini che mostrano il lato intimo e affettuoso di Grace Jones nell’amata Giamaica, con la sua famiglia, nella veste di figlia, madre e nonna.

Ognuna di queste peculiarità è presentata con una scelta di fotogrammi, di colori, di suoni e di ambientazioni ben ponderata e sempre differente, in modo da far cogliere, in maniera appassionata e coinvolgente, ogni lato della sua vita e farci capire come ogni pezzo del puzzle abbia contribuito a formarne una simile personalità e verve creativa.

Abbiamo la sua infanzia fatta di regole rigide e restrizioni, che la stessa cantante non rinnega ma, anzi, porta nelle sue canzoni più autobiografiche e che considera come qualcosa di formativo, senza cui non sarebbe diventata quella che è. Quindi le riprese in giro per il mondo. Da Parigi a Londra, da Mosca a Dublino, ci presentano una persona in continuo movimento che si trova perfettamente a suo agio a correre alla velocità richiesta dalla vita da performer

Una scena del film dedicato a Grace Jones – Photo: courtesy of Officine UBU

Le riprese in studio, invece, ci accompagnano nel processo creativo ma ancor di più nella voglia della Jones di avere il pieno controllo della sua musica tanto da mettersi in gioco totalmente con l’autoproduzione dell’album Hurricane del 2008.

Particolarmente d’effetto, poi, sono gli spezzoni che riprendono il live del 2016 all’Olympia Theatre di Dublino, per cui regista e direttore della fotografia si sono buttati in riprese in pellicola 16 mm, approccio che ha conferito alla maestosa presenza scenica della cantante un corpo, una luce ed una sinuosità senza pari. Come non identificare, infatti, l’artista giamaicana con i suoi inconfondibili concerti dal vivo, fatti di costumi iper scenografici, trucco, maschere, cappelli fantasiosi, luci e movimenti audaci portati al limite ma che, associati a lei, risultano quasi naturali.

Bloodlight and bami non è, in conclusione, solo un biopic didascalico, è tutt’altro. E’ uno sguardo originale ed appassionato che, grazie a delle scelte di ripresa e di montaggio precise e coraggiose, ci fa immergere e, apprezzare ancor di più, tutte le sfaccettature di una personalità a suo modo geniale ed impavida, che verrà ricordata non solo come una star ma come una vera e propria icona.

Anna Falciasecca

 

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